Un Forum itinerante per la grande Eurasia

Si apre oggi il convegno annuale sulla cooperazione economica dell'associazione “Conoscere Eurasia” negli Emirati Arabi Uniti

È Ras Al Khaimah ad ospitare quest’anno i lavori del XVII Forum Economico Eurasiatico di Verona. Un nome esotico per un luogo non immediatamente individuabile. Non a tutti è noto, ad esempio, il fatto che le RAK ceramics, per intenderci quelle degli eleganti sanitari da bagno, provengono proprio da qui, e che quella sigla, RAK, sta ad indicare le iniziali del nome di questa città. 

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I lavori del XVII Forum Economico Eurasiatico di Verona. Foto di Ilaria Carmen Restifo

Una due giorni organizzata in partnership con la Camera di Commercio e Industria degli Emirati Arabi Uniti negli spazi dell’Al Hamra Convention Centre. La scelta non sorprende: gli UAE hanno adottato un approccio economico di diversificazione e multipolarismo, e stanno concludendo negoziati con l’Unione Economica Eurasiatica, alla quale aderiscono Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Armenia e Kirghizistan.

Tra le sessioni tematiche della prima giornata, anche una dedicata all’unico stato arabo a forma federale: gli Emirati Arabi Uniti, un crescente hub globale di potere economico e costruzione di fiducia. Non a caso, la fiducia è un fattore chiave per l’economia, sono stati costruiti indicatori finanziari basati su questa predisposizione psicologica dei mercati. L’attrattiva degli UAE consiste appunto in una miscela di elementi: politiche economiche a lungo termine, stabilità geopolitica, infrastrutture avanzate, ambiente regolatorio promettente per gli scambi economici internazionali.

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sua Altezza lo Sceicco Saud bin Sacr al Kasimi Foto di Ilaria Carmen Restifo

Ad apertura della prima giornata, nel suo discorso programmatico, sua Altezza lo Sceicco Saud bin Sacr al Kasimi ha enunciato la visione emiratina e in particolare quella del suo emirato, che ospita il Forum: “Abbiamo la volontà di migliorare e avere un futuro migliore è unicamente nelle nostre mani. Il nostro scopo è quello di sviluppare un’economia pienamente diversificata. Il nostro obiettivo politico è molto semplice: dare modo ai nostri cittadini di forgiare il proprio futuro”.

L’Italia, gli Emirati e il mondo

Alle parole di benvenuto del padrone di casa segue il discorso di Antonio Fallico, presidente dell’associazione organizzatrice Conoscere Eurasia. Un intervento incentrato sulla situazione geopolitica attuale, sul quadro delle relazioni globali, sugli interrogativi che si aprono con la seconda amministrazione Trump, sui rischi e le opportunità per l’economia globale. Aggiunge anche qualche dettaglio sulla presenza italiana negli Emirati: “Quest’anno la scelta per la sede del forum è andata verso gli Emirati Arabi Uniti e verso Ras al Khaimah, uno degli emirati che compongono questa Federazione, unica da molti punti di vista”, esordisce Antonio Fallico; poi continua: “Malgrado la sua giovane età, il paese si è saldamente affermato sulla scena mondiale, ed è diventato un soggetto importante non solo a livello regionale ma globale. La sua strategia dello sviluppo economico si rivela molto saggia. Non si limata all’esportazione di idrocarburi, ma si diversifica a vista d’occhio diventando un polo per le attività finanziarie, i trasporti, il turismo, e anche incrementando nettamente l’energia verde”.

Rispetto poi alle relazioni tra Emirati e Italia, il presidente dell’associazione promotrice del Forum cita alcuni numeri: nel 2023 l’Italia era il nono partner commerciale degli UAE, con un volume di scambi pari a 8,8 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente del 9,5%. Una tendenza positiva che sembra confermarsi anche per l’anno in corso, con oltre 600 imprese italiane presenti nella Federazione, nei settori delle costruzioni, energia, beni di consumo, sicurezza, assicurativo e aerospaziale.

Molti sono gli argomenti in agenda: sezioni tematiche in cui il dibattito spazia dall’immancabile tematica energetica ai cambiamenti climatici, dalla globalizzazione alla regionalizzazione delle relazioni economiche, dalle infrastrutture come driver economico alla rete dei trasporti, dalle nuove istanze della finanza globale alla sfida tecnologica, dall’industria reale alla capitalizzazione dei mercati tramite contenuti online, dalla sicurezza alimentare alla desertificazione, passando per lo sviluppo sociale come condizione di un’economia inclusiva.

Una porta tra Est e Ovest

Gli Emirati Arabi Uniti (UAE) hanno intrapreso una strategia economica ambiziosa, che affonda le radici nei cosiddetti “Principi dei 50“, e cioè i dieci principi per i prossimi 50 anni (fino al 2071) che fungeranno da linee guida per tutte le istituzioni degli UAE. L’obiettivo è rafforzare l’unione per una società più prospera e costruire l’economia più dinamica al mondo, un’economia sostenuta dall’intero apparato governativo e basata sul secondo di questi principi: Economy First: “lo sviluppo economico del Paese è un interesse nazionale supremo e tutte le istituzioni statali, in tutti i campi e a diversi livelli federali e locali, devono assumersi la responsabilità di costruire il miglior ambiente economico possibile a livello globale, e valorizzare i guadagni ottenuti negli ultimi 50 anni“.

Una visione dinamica che riflette le politiche multilaterali della Federazione, verso un’accelerazione dello sviluppo economico e della diversificazione, anche in settori non-oil, con un ruolo chiave per l’innovazione tecnologica. L’obiettivo ultimo è avere una sempre crescente impronta sui mercati regionali e globali. E uno strumento principe a questo scopo sono i CEPA (Comprehensive Economic Partnership Agreement), strumenti contrattuali di libero scambio adottati dal Paese per consolidare la promozione commerciale a livello globale.

In questo contesto di cooperazione internazionale, è nell’interesse delle autorità emiratine avere un quadro regolatorio solido per gli scambi finanziari, in modo da chiarire la strada, in termini trust building, con i partner internazionali. Tramite i CEPA si potrà rafforzare lo sviluppo economico e avere più facilmente accesso a nuovi mercati senza barriere tariffarie.

Sono otto i pilastri su cui si basa l’economia degli Emirati: energia (compresa una crescente quota di non-oil), industria manufatturiera, turismo, commercio, tecnologie innovative, IA, settore bancario, salute. “Il Forum si svolge per la prima volta negli UAE. È la prova di quel che sono riusciti a fare gli UAE nel percorso verso la prosperità economica tramite la pace e la tolleranza nel Pease”, dichiara Sua Eccellenza Abdullah Sultan Al Ovais, vicepresidente Federazione Camere di Commercio e industria UAE.

Il futuro oltre la frammentarietà

Dal dibattito della prima giornata si evince una certa preoccupazione in questa fase di incertezza. Si sottolinea la necessità di mantenere un dialogo multilaterale e un equilibrio dei rapporti internazionali, soprattutto alla luce dei rischi con cui la situazione geopolitica attuale può influenzare non solo la sicurezza di approvvigionamento energetico ma anche gli stessi obiettivi di sostenibilità delle fonti.

Si aggiungono crisi particolari all’interno dei sistemi-paese: una crisi germanica, una crisi francese, l’attenzione per le elezioni di Trump, perfino una tensione in un paese come la Corea del Sud… che non è derivazione diretta dalle crisi, ma è sintomo di un’instabilità che c’è in tutto il mondo, perché siamo ancora in una fase di assestamento. Mentre nelle altre crisi mondiali c’era stato immediatamente l’inizio di un dialogo, le elezioni americane hanno rimandato questo chiarimento”, così commenta l’ospite speciale, Romano Prodi, collegato da remoto dall’Italia.

Sarà quindi necessario attendere un dialogo tra il prossimo presidente americano e Xi Jinping. Rispetto al quadro europeo, e alla sua decadenza, cosa si potrà fare per ridare forza culturale al nostro continente? “La forza culturale c’è ancora, ma la forza culturale non basta. Se non c’è la forza politica, non si conta nulla. E in questo momento c’è una crisi comminata di Francia e Germania. Se non c’è una leadership di Francia e Germania, aiutate da vicino da Italia, Spagna e Polonia, è difficile pensare a una leadership europea”.

Alla domanda su quali strade future si possono intravedere, Romano Prodi ritiene che si troverà un compromesso poiché nessuno ha interesse a una frammentazione che impedisce di preparare il futuro. Da un lato, una globalizzazione eccessiva non è la risposta, poiché ha creato forti tensioni, dall’altro una frammentarietà come quella attuale potrebbe portare a una guerra totale. “E allora ci dovrà essere quello che io ritengo un “compromesso guidato”. Da chi? Un accordo di tolleranza reciproca tra Cina e USA: devono capire che hanno una responsabilità non solo nei confronti dei propri cittadini ma anche del resto del mondo”, conclude il Professore.


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Consulente e ricercatrice freelance in ambito energetico e ambientale, ha vissuto a lungo in Europa e lavorato sui mercati delle commodity energetiche. Si è occupata di campagne di advocacy sulle emissioni climalteranti dell'industria O&G. E' appassionata di questioni legate a energia, ambiente e sostenibilità.