Da una parte una raccolta complessiva che nel 2018 ha superato i 36 milioni di euro (quasi triplicata rispetto al 2017), dall’altra, una crescita del numero delle società finanziate passate dalle 50 del 2017 a quota 113. Questi sono alcuni dei numeri che caratterizzano il crowdfunding nel nostro Paese. Alle opportunità del ricorso a questo strumento da parte delle aziende il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno dedicato il documento “L’equity crowdfunding alla luce delle ultime modifiche normative e regolamentari”. Si tratta di uno studio che traccia un profilo di questa forma di finanziamento approfondendone le caratteristiche tecniche alla luce del quadro normativo di riferimento.
Insieme a Maurizio Grosso, membro del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, abbiamo affrontato alcuni aspetti relativi all’equity crowdfunding cercando di comprenderne le potenzialità per il settore green.
Quali sono le caratteristiche principali dell’equity crowdfunding?
L’equity crowdfunding è una modalità per finanziare le iniziative delle aziende con capitale non a prestito, ma con capitale o azionario o in quote. In passato questo strumento, che sfrutta come canale siti internet per promuovere iniziative al pubblico, era utilizzato nei Paesi anglosassoni con diversi obiettivi: avviare aziende, startup o raccogliere fondi per donazioni volte a sostenere situazioni difficili e progetti promossi dalle onlus.
In Italia questa forma di finanziamento è stata inizialmente riservata alle startup innovative, per poi essere estesa, a partire dal 2018, a tutte le PMI. Tutte le piccole e medie imprese possono accedere ai portali di crowdfunding, in cui è presente un’analisi dell’iniziativa promossa sul rispettivo portale web. Il pubblico può avere informazioni, valutare il business plan e la valorizzazione dell’azienda. In questo modo si può scegliere di sottoscrivere una quota di capitale diventando socio azionista.
Quali sono gli elementi chiave a cui il risparmiatore deve prestare attenzione?
Naturalmente è uno strumento da usare con attenzione. Il risparmiatore deve sapere che è uno strumento totalmente illiquido, quindi, quando ho bisogno di soldi non posso venderlo in borsa automaticamente. È necessario, infatti, trovare altri soggetti che subentrino nella posizione del risparmiatore. Riassumendo gli elementi chiave sono due. Il primo è il fatto che si tratta di uno strumento vantaggioso per le aziende che hanno bisogno di risorse finanziarie non a prestito dalle banche. Si finanziano, infatti, iniziative per lo più di lungo periodo a bassi costi. I capitali non sono onerosi, perché la società non assume l’impegno di pagare una cedola, ma semplicemente, in caso di utili, queste risorse verranno ripartite tra i sottoscrittori. Il secondo elemento positivo è il fatto che i risparmiatori possono partecipare a iniziative che ritengano interessanti e in grado di riscuotere successo.
In Italia questo strumento è molto diffuso?
Nel nostro Paese l’equity crowdfunding non è ancora molto diffuso, anche se comunque registra un forte trend di crescita: il dato si attesta intorno al 5,8% e aumenterà ulteriormente. Tramite i portali, che sono solo quelli autorizzati dalla Consob, nel 2018 sono stati raccolti fondi per una cifra complessiva che ha superato i 36 milioni di euro (un dato che è quasi triplicato rispetto al 2017).
Quali sono i vantaggi specifici legati all’impiego dell’equity crowdfunding per finanziare l’innovazione?
Questo strumento rappresenta una possibilità in più per riuscire a finanziare un nuovo progetto che si ritiene brillante, sfruttando il web per reperire soggetti interessati a investire. E’ un’opzione interessante da valutare se io ad esempio non sono riuscito a ottenere un finanziamento tramite le banche o comunque tramite un canale tradizionale, oppure non dispongo personalmente dei mezzi finanziari per sostenere il progetto. Un secondo aspetto positivo è inoltre legato al fatto che, in caso di presenza di tutti i requisiti per essere definiti startup innovative, viene riconosciuto a chi investe in queste realtà un grosso vantaggio fiscale.
E le criticità?
Come dicevo prima la maggiore criticità, lato impresa, è legata al fatto di riuscire a convincere il pubblico, o comunque qualche altro operatore, della validità della propria iniziativa. In questo senso un elemento chiave è riuscire ad accreditarsi presso il pubblico. E’ poi necessario supportare il progetto con un business plan adeguato, con previsioni economico finanziarie, senza tralasciare una governance che abbia una credibilità e una storicità adeguata. Dal punto di vista del pubblico, invece, bisogna fare attenzione al fatto che l’equity crowdfunding è uno strumento illiquido. Bisogna quindi scegliere con cura il progetto in cui si investe, perché è un investimento in capitale a elevato rischio.
C’è un elemento che contraddistingue l’impiego di questo strumento nel settore energetico o in generale in ambito sostenibilità ambientale?
Un elemento che si può sottolineare è il fatto che oggi le iniziative che raccolgono più adesioni, sia tra il pubblico sia tra gli investitori, sono sicuramente quelle green. Sul piano normativo questi progetti, se rientrano nei criteri richiesti per le startup innovative, possono godere di una serie di vantaggi per i sottoscrittori.
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