I climatologi affermano che sono necessari mezzi più radicali per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi per il taglio delle emissioni. A tal fine, possono giocare un ruolo fondamentale le tecnologie a emissioni negative, note anche come Net. Si tratta di catturare la CO2 dall’atmosfera e di immagazzinarla in modo permanente in serbatoi geologici sulla terraferma o negli oceani, oppure in prodotti. Ma attualmente si stanno studiando un’ampia varietà di metodi, dai più naturali, come la riforestazione, ai più tecnici.

Da qui si muove l’analisi dei ricercatori della Neoma Business School, una delle principali della Francia. Gli studiosi si sono concentrata, in particolare, sul biochar, un prodotto che sequestra il carbonio per migliaia di anni. Si forma dalla decomposizione chimica della materia organica ad alte temperature, formando una sorta di carbone. Un prodotto che può essere utilizzato nei fertilizzanti agricoli per migliorare la qualità del suolo.
Catene inquinanti devono essere trasformate
Lo studio esamina l’adattamento e la mitigazione, due approcci comuni utilizzati dalle aziende per cambiare il modo in cui gestiscono le loro catene di approvvigionamento. L’adattamento è una strategia reattiva basata sulla gestione del rischio: comporta l’adeguamento delle attività per mitigare i danni del clima. La mitigazione è più proattiva, poiché il suo obiettivo è ridurre o eliminare le emissioni.
L’obiettivo finale di entrambi questi approcci è mantenere la redditività economica delle aziende. Sebbene queste azioni siano necessarie, gli esperti concordano sul fatto che non siano sufficienti: “A lungo termine, potrebbero addirittura danneggiare la reputazione di un’azienda. Infatti, la società e i consumatori potrebbero richiedere un maggiore impegno da parte loro” si legge a commento. Lo studio sottolinea che per “diventare attori principali nella lotta al cambiamento climatico, le catene inquinanti di oggi non devono solo essere adattate, ma trasformate”.
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Taglio emissioni, tecnologie: dal biochair alla cattura della CO2
Oltre al biochar, un altro processo che viene individuato è la cattura dell’anidride carbonica dall’aria. La CO2 viene estratta dall’atmosfera utilizzando un solvente liquido o un assorbente solido, quindi recuperata prima di essere iniettata nel sottosuolo. Sebbene queste soluzioni siano promettenti, gli esperti notano che “esistono grandi incertezze riguardo alla governance, ai costi, all’efficacia e all’accettabilità sociale di tutte le tecnologie a emissioni negative”. A causa di mercati ancora poco definiti, e della mancanza di infrastrutture e partnership, è probabile che alcune di queste nuove tecnologie fatichino a prendere piede: “Si tratta di un problema di accettabilità, con persone che vogliono beneficiare dei vantaggi di una tecnologia ma si oppongono all’installazione di infrastrutture a causa del fastidio che potrebbero causare”.
In conclusione, affinché le catene di approvvigionamento si trasformino, il primo risultato dello studio è che la transizione non può essere realizzata senza un intervento politico: “Senza normative che incoraggino o obblighino le aziende ad adottare queste tecnologie, è improbabile che le grandi imprese investano massicciamente in partnership puramente ecologiche”. Anche nuove normative sotto forma di tasse sul carbonio, o sistemi di quote, potrebbero spronare questi attori ad agire. Lo studio evidenzia anche un cambiamento di paradigma per cui l’ambiente sta diventando una priorità: “In altre parole, non è più necessario sviluppare attività per la loro redditività economica, ma per i loro benefici ecologici. Una visione radicalmente opposta agli attuali metodi di gestione”.
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