Circa un terzo degli italiani, il 32,7 per cento, ha scelto di accogliere un animale nella propria casa. Quelli più diffusi restano i cani (42 per cento) e i gatti (34,4 per cento), stando al Rapporto Italia 2023 di Eurispes.
Sono membri della famiglia a tutti gli effetti, con i quali si instaura spesso un legame unico al mondo. Com’è possibile, allora, che non esista una politica condivisa che ne tuteli il benessere sull’intero territorio dell’Unione europea?
“Anche gli animali votano”
Come sottolinea Save the Dogs and other Animals, manca una direttiva europea che regolamenti questioni come l’allevamento e la vendita di cuccioli, la prevenzione del randagismo e la gestione di canili e gattili: ogni Stato è lasciato da solo a decidere le normative da applicare. La fondazione chiede, insieme agli altri membri della coalizione “Anche gli animali votano”, che i candidati alle prossime elezioni europee di giugno inseriscano questi temi all’interno dei loro programmi.
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La situazione a livello europeo
“Manca una direttiva perché al momento manca una competenza giuridica dell’Europa in materia di animali d’affezione. Per un grave errore di valutazione, infatti, i legislatori hanno pensato che cani e gatti non avessero una rilevanza commerciale né sanitaria, mentre sappiamo bene che il commercio di questi animali presenta numeri importanti e che le malattie che potenzialmente possono portare all’uomo (le zoonosi) non vanno affatto sottovalutate”, spiega a Canale Energia Sara Turetta, presidente di Save the Dogs and other Animals.
“Così, se animali da reddito e oggetto di sperimentazione medica possono essere tutelati da leggi specifiche, cani e gatti hanno solamente un Regolamento (n. 2001 del 2005, più volte modificato negli anni) che ne regola la movimentazione in Europa. Troppo poco per coprire tutto ciò che li riguarda, come la gestione del randagismo, la legittimità dell’eutanasia, gli standard di canili e gattili: l’unico documento che tocca alcuni di questi temi è la Convezione europea per i diritti degli animali da compagnia del 1987, ratificata da gran parte dei Paesi europei, ma obsoleta e per nulla vincolante”, prosegue Turetta.
Le problematiche principali
Per esempio, non esiste un’anagrafe comune a livello europeo: nel nostro Paese, i cani devono essere iscritti all’anagrafe entro i primi due mesi di vita e ogni regione ha un proprio database che confluisce poi in quello nazionale; cosa che non vale per i gatti (a eccezione di quelli che vivono in Lombardia e Puglia).
Il report Illegal Trade of Cats and Dogs 2023 della Commissione europea stima che siano quasi mezzo milione i cani e i gatti pronti per essere venduti in qualsiasi momento all’interno dell’UE, provenienti sia da allevamenti legali che da contesti sospetti.
L’assenza di un’anagrafe europea impedisce alle anagrafi nazionali di comunicare tra loro e di avere dati certi. Senza microchip e senza la possibilità di scambiarsi informazioni, diventa più facile spostare e vendere illegalmente gli animali: https://t.co/Z4C7ZqLguS pic.twitter.com/qCYHHcVyGx
— Save the Dogs and Other Animals (@SavetheDogsSTD) April 16, 2024
In Italia, sebbene per pubblicizzare la vendita di un cane o di un gatto sia necessario includere il numero di microchip, non esiste un database nazionale di allevatori con le dovute licenze e neppure una legge che vieti l’allevamento di animali le cui condizioni genetiche ne compromettono la salute, come i brachicefali con il muso schiacciato.
Altri Stati membri dell’UE hanno invece normative più stringenti, come la Svezia, che ha sia un database degli allevatori autorizzati sia un codice che regolamenta la gestione e le norme igieniche degli allevamenti e le ispezioni all’interno delle strutture.
Le differenze fra i singoli Paesi
“La Germania risulta sicuramente la nazione più avanzata: ha riconosciuto gli animali come portatori di diritti nella Costituzione, ha vietato l’eutanasia e limitato quasi ovunque la vendita di cani e gatti nei negozi. Anche la sterilizzazione è una pratica diffusa e accettata; inoltre, le autorità sono ben organizzate ed effettuano controlli puntuali per contrastare il traffico di cuccioli, cosa che in Italia non avviene. Seguono l’Austria e l’Olanda e i Paesi scandinavi, anche se i cani hanno ovunque senza dubbio uno status più elevato rispetti ai gatti”, continua Sara Turetta.
“L’Italia è a metà del guado: le regioni settentrionali sono più vicine ai Paesi del nord Europa, mentre quelle meridionali purtroppo si avvicina drammaticamente a ciò che vediamo ogni giorno in Romania: randagismo diffuso, avvelenamenti all’ordine del giorno, canili lager e molta corruzione a livello di autorità locali. La differenza è che da noi i cani non si sopprimono più, come in Romania, ma muoiono comunque in modo penoso dietro alle sbarre dei mega canili calabresi e campani dopo una vita deprivata. È incredibile, inoltre, che la legge rumena sul maltrattamento sia più severa di quella italiana”, commenta Turetta.
Le richieste di Save the Dogs
Solo una legislazione comunitaria sarà in grado di promuovere il principio One Health, assicurando il riconoscimento del legame indissolubile fra la salute degli esseri umani e quella delle altre specie, e di creare la disponibilità di fondi pubblici europei per chi sviluppa progetti in questi campi.
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“L’Europa deve arrivare a una normativa armoniosa che tuteli in modo uniforme i cani e i gatti di tutti i Paesi membri e per questo serve l’impegno dei partiti politici e dei candidati. Sul sito di Vote for Animals saranno indicate le formazioni che hanno aderito a uno o più punti del manifesto redatto dalla coalizione. L’invito che facciamo con forza ai cittadini italiani che amano gli animali è di andare sul sito e di dare il proprio voto a chi si è assunto un impegno sulle tematiche in questione. Perché ‘l’Europa’, e i valori che esprimerà, la facciamo noi”, conclude Turetta.
Del resto, l’85 per cento degli elettori italiani si dichiara interessato alla tutela degli animali, stando a un sondaggio realizzato per la coalizione da Youtrend/Quorum. E il 73 per cento chiede l’introduzione di standard uniformi riguardo all’allevamento, alla tracciabilità e alla cessione di cani e gatti. Non ci resta che attendere il weekend dell’8-9 giugno per esprimere il nostro parere e dare voce anche ai nostri amici a quattro zampe.
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