La guerra in Ucraina sta certamente acuendo la crisi energetica, ma che l’Italia avesse dei problemi strutturali antecedenti a livello di sistema energetico, è risaputo.
“Questa situazione è colpa di tutti, la crisi è peggiore sotto alcuni aspetti solo di quella del ’73”, dichiara Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia in apertura del convegno “Misure d’emergenza per la crisi energetica”, tenutosi oggi 24 giugno presso l’Hotel Nazionale di Roma e organizzato da Aiee (Associazione italiana economisti dell’energia).
La dicotomia tra breve periodo e le politiche da attuare contro la crisi climatica
“C’è una dicotomia, continua, tra il breve termine e le politiche per la crisi climatica. Io credo che ai fossili non ci sia alternativa, le rinnovabili nuove contano pochissimo a livello globale e noi ora dovremo raddoppiare nei prossimi otto anni ciò che abbiamo fatto in 30 anni, è praticamente irrealistico. In Italia, si consuma meno energia a partire dal 2008, ma siamo completamente sbilanciati sul gas, dunque la nostra prima grande debolezza strutturale, irrisolta da decenni, è la dipendenza dalle importazioni di energia dall’estero”.
Tabarelli dichiara che, le rinnovabili incontrano degli oggettivi limiti fisici e sussiste il problema degli accumuli, nonostante l’Italia abbia il prezioso patrimonio dell’idroelettrico come fonte rinnovabile già dagli anni ’50, il “nostro carbone bianco” con grandi potenzialità. Sottolinea come sia inutile parlare di accumuli quando in Italia ci sono i pompaggi e vengono utilizzati in modo insufficiente.
“Le rinnovabili vanno bene, ma per il prossimo inverno temo che non basteranno, inoltre c’è il forte paradosso che non c’è un legame forte tra elettricità e rinnovabili e la paghiamo tra le più care d’Europa. Sul prezzo del gas, reintroduciamo non un prezzo massimo ma la vecchia QE sul prezzo del gas, cioè le formule legate al petrolio”.
“Concludendo, ritengo che nel futuro ci saranno sempre più fossili, l’80% dell’energia consumata nel mondo deriva da fossili oggi, come 50 anni fa. L’impiego del gas in prospettiva è destinato a rimanere costante o a crescere, anche per sostenere le fonti rinnovabili che sono intermittenti e per le quali non esiste ancora possibilità di accumulo nel lungo termine”.
A seguire, ha avuto luogo la tavola rotonda con i rappresentanti di Eni, Enel, Snam e Sol Group sulle sfide per l’industria energetica in questo contesto internazionale e nazionale complicato.
Lapo Pistelli, direttore Public Affairs di Eni, afferma: “L’emergenza della sicurezza energetica non ha fatto mettere la transizione nel cassetto, questo rimane comunque il quadro all’interno del quale muoverci, Eni rimane sulla traiettoria della transizione. Quella con la Russia è una frattura che andrà al di là del conflitto, pertanto ciò comporterà dal punto di vista energetico un cambiamento rispetto ai contratti a lungo termine che avevamo con la Russia. La Cina dovrà costruire un’infrastruttura del gas perché i tubi non si possono riorientare, anche se ha già aumentato del 55% le importazioni dal Paese. Io ritengo che, oggi essere al centro del Mediterraneo sia un vantaggio per l’Italia, per ottenere approvvigionamenti da paesi alternativi. Infatti, Eni di recente ha chiuso degli accordi con sette Paesi per il gas. Sul price cap, trovo importante che il tema sia entrato in Europa, sarà difficile perché siamo 27 Paesi diversi, ma bisogna far capire che sarà una misura temporanea”.
Anche Enel, nonostante la crisi energetica, non intende deragliare dalla transizione, come confermato da Fabrizio Iaccarino, responsabile sostenibilità e Affari Istituzionali di Enel.
“Non si sta deragliando dalla transizione, ma il carbone può dare nel suo piccolo il suo contributo in termini di produzione, e noi ci siamo messi a disposizione, anche perché Enel ha delle centrali tra le più sostenibili in Europa. L’idroelettrico soffre della siccità, infatti guardiamo con proattività allo sviluppo di nuovi invasi. Sul tema dei prezzi, la soluzione è quella di portare ossigeno al sistema intervenendo sul prezzo del gas, come il Governo sta perseguendo di fare con un cap al prezzo a livello europeo, ma va tenuto un livello ragionevolmente alto per contribuire a livello di sistema e per provare ad affrontare qualche problema anche a livello più strutturale. È chiaro che, modificare il mercato non si fa dal giorno alla notte, ma dobbiamo rinnovare il sistema in modo strutturale anche per dargli maggiore stabilità”.
Gli interventi di breve periodo sulla infrastruttura del gas
Snam ha avuto nell’immediato, e continuerà ad avere nel prossimo futuro, un ruolo fondamentale per l’infrastruttura del gas come conferma Maria Sferruzza, Evp Int’I engineering construction & solutions di Snam.
“Nel breve periodo, abbiamo ridefinito e incrementato i punti di ingresso e ci siamo mossi con i rigassificatori galleggianti, mercato molto richiesto ma difficile da fare. Inizialmente, abbiamo cercato di capire insieme ad Eni dove collocare le navi disponibili, successivamente abbiamo chiesto al Governo un aiuto sui tempi tecnici. Abbiamo dato il via a due rigassificatori galleggianti, di cui uno è già di proprietà di Snam, mentre per il secondo siamo in trattativa. Stiamo facendo degli studi su dove collocarli poiché devono essere in luoghi prossimi alla rete già disponibile e dobbiamo cercare di sfruttare il più possibile la rete del nord. Per questo motivo, la scelta potrebbe ricadere su Piombino e qui saremo pronti nella primavera del 2023, mentre a Ravenna lo saremo tra due anni. In merito al lungo periodo, stiamo rivedendo le reti di trasporto in prospettiva del raddoppio del gas proveniente dal Tap e dall’Algeria. Quindi, da un lato avremo la sicurezza energetica e dall’altro l’Italia potrebbe diventare un hub europeo per il gas proveniente dal sud”.
Le sfide dell’industria energivora
Alessandro Frigerio production & energy director presso Sol Group, azienda che opera nella produzione, ricerca applicata e commercializzazione di gas tecnici e medicali racconta di essersi trovato in una improvvisa realtà estremamente critica: “Noi trasformiamo aria in azoto e gas puri, il 60-70% dei nostri costi sono per l’energia elettrica e i nostri clienti sono industre pesanti, dell’acciaio, chimica, vetro e gli ospedali. Finora, nonostante una tensione enorme sui prezzi, gli interventi del Governo ci hanno aiutato, ma inizia a cronicizzarsi anche all’inflazione che ci sta mettendo a dura prova, siamo preoccupati da queste continue sferzate dei prezzi. Le misure del Governo mi auguro possano avere in futuro un’immediatezza più rapida data l’urgenza, perché alcune sono farraginose e la situazione non è più contingente ma sta diventando “normale”.
A concludere la mattinata, il presidente dell’Aiee G.B Zorzoli, che richiama sul fatto che sia la sicurezza energetica, che gli obiettivi di decarbonizzazione debbano essere entrambi salvaguardati, nonostante possa essere complicato.
“Abbiamo due grandi sfide che ci attendono: una politica tout court e l’altra industriale, di cui purtroppo poco si parla e da cui allo stesso tempo non si può prescindere per attuare la transizione”.
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