CriptovaluteIl 2018 sarà un anno importante per le criptovalute, un tema su cui sta crescendo sempre di più l’attenzione a livello globale e che porrà al centro la questione chiave della regolamentazione.  Il sito Hackernoon dedica all’argomento un articolo facendo una panoramica su come i diversi Paesi stanno gestendo a livello normativo la questione.

Stati Uniti, da valuta a proprietà

Partiamo con gli Stati Uniti d’America dove il tema è stato affrontato da diversi soggetti. La Securities and Exchange Commission (SEC),  non ha ad esempio approvato nessun prodotto negoziato in borsa che abbia criptovalute o altre attività correlate alle criptovalute per la quotazione o il trading.  La CFTC (Commodities Futures Trading Commission) ha invece indicato i bitcoin come “merce” e ha specificato che la frode e la manipolazione dei bitcoin scambiati nel commercio interstatale e la regolamentazione  sulle materie prime legate direttamente al bitcoin sono materie che sono soggette alla sua autorità. L’ente ha inoltre presentato accuse in due casi di frode di criptovaluta il 19 gennaio del 2018. Infine l’Internal  Revenue Service (IRS) ha stabilito che i bitcoin  le criptovalute sono considerate  proprietà e non valuta ai fini fiscali.

Cina, misure di limitazione

In Cina il trend principale è quello di introdurre una serie di misure per limitare l’uso delle criptovalute. Lo scorso 4 settembre il Paese ha vietato l’offerta iniziale di monete (ICO), l’equivalente di offerte pubbliche iniziali per nuove valute virtuali. Sono inoltre stati presi provvedimenti per per fermare il commercio di criptovalute negli scambi locali. Questa volontà di limitare l’uso di soluzioni di questo tipo ha visto la collaborazione tra la banca centrale, l’amministrazione del cyberspazio e il Ministero dell’Industria e dell’Informazione cinese. L’obiettivo a livello generale è assumere il pieno controllo della valuta. La People’s Bank of China ha condotto prove della propria criptovaluta. Alle istituzioni finanziarie e ai fornitori di pagamento di terze parti è vietato accettare, utilizzare o vendere valute virtuali.

Corea del sud un piano per chiudere tutti gli scambi

Anche la Corea del sud non vede di buon occhio la criptovaluta. L’11 gennaio 2017, il Ministero della Giustizia della Corea del Sud ha confermato di aver annunciato un piano per chiudere tutti gli scambi di criptovaluta, anche se il provvedimento non è stato poi  concretizzato.  Una decisione finale del governo potrebbe arrivare  entro fine gennaio. Il governo potrebbe arrivare a una dichiarazione finale sul regolamento della criptovaluta entro gennaio. 

Giappone: criptovaluta autorizzata come modalità di pagamento

In Giappone invece lo scorso 1 apirle è stata emanata una nuova legge per autorizzare la criptovaluta digitale come modalità di pagamento.  In particolare attraverso ilVirtual Currency Act è stato stabilito cos’è una valuta virtuale,  e che il bitcoin è considerato o un metodo di pagamento. A partire dal 29 settembre 2017 le sue prime licenze per gli scambi di valuta digitale sono state concesse dalla Financial Services Agency (FSA) a 11 società. Da aprile 2017 più di 4500 negozi accettano le criptovalute.

Unione europea pensa all’antiriciclaggio

L’Unione Europea ha invece evidenziato i rischi legati all’utilizzo della criptovaluta. L’autorità bancaria europea ha detto che verranno applicate regole di finanziamento anti – riciclaggio e antiterrorismo per questo tipo di moneta. 


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