Rse ha analizzato l’impatto del Coronavirus sul sistema elettrico. Secondo la sua valutazione, il lockdown causato dalla pandemia ha avuto “inevitabili conseguenze sui consumi elettrici in Italia”. In particolare l’azienda ha confrontato nel dossier intitolato Covid 19 e sistema elettrico, la domanda di energia elettrica nel mese di marzo 2020 rispetto allo stesso periodo di 12 mesi fa. Il focus si è concentrato poi sulla situazione di domenica 5 aprile 2020. Una giornata nella quale “il sistema elettrico è stato fortemente decarbonizzato”. Nello specifico “si è configurata una condizione prossima al sistema elettrico al 2030, disegnato dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec)”. In base a questo scenario Rse ha valutato ruoli, contributi e andamenti delle diverse fonti, nonché stabilità del sistema. Tutte queste valutazioni sono partite dal presupposto che occorre tenere conto, oltre all’emergenza sanitaria, anche del differente costo del gas naturale, circa la metà rispetto al marzo 2019.
Coronavirus, dati sul consumo
A marzo 2020 si è evidenziato un calo della domanda del 10.8% rispetto al marzo 2019. Questa diminuzione è stata maggiore al nord (-15.7% in Lombardia), che “sconta gli effetti di chiusura di molte attività produttive con sede in questa zona del Paese”.
“Sommando gli effetti di un minor prezzo del gas (10 euro/MWh nel 2020), che alimenta i cicli combinati e di una minor domanda, che sposta la produzione verso le fonti a basso costo, il prezzo sul Mercato del giorno prima (Mgp) è di molto calato” . Di conseguenza, spiega Rse, “il Prezzo unico nazionale (Pun) medio è sceso da 52,9 €/MWh (Marzo 2019) a 32 €/MWh di Marzo 2020”.
Coronavirus, l’evoluzione del mix energetico
Durante l’emergenza sanitaria “è cambiata anche la composizione del mix di fonti primarie”. C’è stata in particolare una diminuzione del termoelettrico (-16%) e fra le rinnovabili una crescita del peso dell’idroelettrico (+32%). A scendere sono stati invece fotovoltaico ed eolico. Questo trend finisce per determinare un leggero calo totale delle fer, 4% in meno rispetto al 03/19.
Fer, a marzo sono il 42% della produzione nazionale
In definitiva le fonti rinnovabili hanno rappresentato, nel marzo 2020, il 42% della produzione italiana. Quella da fossili invece è stata il 57%. Il mix nel 2019 era di 38,5% di fer e 60,8% da fossili.
Modesto spostamento verso le fer
“Lo spostamento verso le rinnovabili è modesto”, spiega inoltre Rse. Ciò avviene per la “concomitanza fra il calo della domanda, con riduzione della produzione fossile, e bassa produzione solare ed eolica, che compensa in parte questo effetto”.
I dati di Rse su domenica 5 aprile
Lo studio di Rse si è poi concentrato su domenica 5 aprile 2020. In questa giornata festiva la produzione media da fer è stata del 48%. Nello specifico l’energia dal sole era del 30%. “Si tratta di una situazione simile a quella prevista dal Pniec al 2030”, sottolinea Rse.
Le conclusioni di Rse
Questa giornata “tipo” di uno scenario futuribile è stata poi confrontata con quella del 7 aprile 2019 che invece riproduceva la situazione media del 2018. Dal confronto dei dati di queste due giornate Rse ha tratto una serie di conclusioni.
Gas
Il 5 aprile scorso rappresentava ancora il 35% della produzione, con escursione giornaliera di circa 1:2. Quindi il comparto dava un forte contributo alla flessibilità necessaria nelle ore più critiche (es. rampa serale). Ciò a tal punto da indurre tali impianti a produrre a prezzo zero nelle ore precedenti onde e a evitare lo spegnimento e di incorrere nel rischio di mancato riavvio.
Idroelettrico, biomasse e geotermico
Il comparto idroelettrico invece può fornire “un forte contributo” alla flessibilità, paragonabile a quello del gas. Gli scambi con l’estero, utilizzati dinamicamente, contribuiscono secondo Rse in misura determinante alla stabilità del sistema. Biomasse e geotermico “operano come fer rigide, con produzione piatta. Potrebbero essere rese flessibili, almeno in una certa misura, ma occorrono azioni normative/regolatorie”.
Rse: il sistema è stabile
Dunque, secondo la valutazione di Rse, “il sistema è stabile, non necessita di tagli alle rinnovabili, si può ottimizzare riducendo le movimentazioni su Msd”. A ciò potrebbero contribuire una maggiore accuratezza delle previsioni di produzione il massimo sfruttamento degli impianti tecnicamente flessibili e degli scambi con l’estero.
Il ruolo del gas
“Secondo le regole vigenti, non è valorizzato il contributo di flessibilità che può essere offerto, oltre che dalla domanda e dai sistemi di accumulo distribuiti, dalle Frnp, da sviluppare, anche se con specificità e limitazioni”. In questo assetto, la partecipazione del gas (comunque necessario per l’adeguatezza) risulta “preziosa anche per la flessibilità”.
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