COP27 ok al fondo per riparare i danni ambientali, come funzionerà si saprà a COP28

  • COP27 ci sarà un fondo dedicato a riparare i danni ambientali e le perdite causate dal riscaldamento globale ai Paesi più poveri.
  • Questo il “successo” con cui si chiude questa COP e che vedrà sancito il come e dove nella prossima che si svolgerà a Dubai nel 2023.
togheter for implementation loss and dammage cop27
La conferenza di apertura di COP 27 immagine presa dal video

COP27 si chiude con lo stesso successo con cui si è aperta. Viene confermata e sottoscritta la nascita del fondo “Loss and damage“, dedicato cioè a riparare i danni ambientali verso i paesi “più vulnerabili”. Una dicitura che ha visto stringere i denti di diverse nazioni al tavolo dei negoziati, in primis l’Europa che preferiva un adeguamento di strumenti esistenti invece che istituirne uno nuovo, e che permette di non includere tutti i paesi poveri nel range dei destinatari, ma solo alcuni. Infine ma non ultimo, permette di coinvolgere tra i paesi finanziatori anche realtà più recenti come  la probabilmente riluttante Cina. Ma quali saranno i Paesi vulnerabili a cui sarà destinato il fondo e chi dovrà contribuirvi sono i temi che il Comitato nato a COP27 dovrà dibattere nel prossimo anno per riferire alla COP28. Quindi il round di chi paga in parte è stato rimandato per ora è certo che qualcuno pagherà e da come riferiscono le cronache l’accordo c’è stato perché i soliti noti pagatori hanno messo sul piatto la necessità che a pagare siano tutti coloro che stanno avvantaggiandosi economicamente dei danni climatici.

Un successo parziale secondo alcuni perché non sono stati messi a fuoco ulteriori limiti alle fonti fossili. Forse un obiettivo troppo difficile da raggiungere in un paese come l’Egitto sotto al quale si trova uno dei giacimenti di gas più imponenti mai stati trovati nel Mediterraneo, Zohr. Giacimento rinvenuto anche grazie all’abilità dell’italiana ENI che ne detiene il 50%.

I numeri di Zohr: ad agosto 2019 la produzione del giacimento ha raggiunto oltre 2,7 miliardi di piedi cubi di gas al giorno (bcfd). Nel 2020 è stata eseguita la perforazione di due ulteriori pozzi e collegamento alle facility produttive raggiungendo la capacità produttiva lorda di 87 milioni di metri cubi al giorno. Nel corso del 2021 le attività di sviluppo hanno interessato la realizzazione di nuove facility sottomarine e di due nuove unità di trattamento della capacità di 6.000 barili al giorno per la gestione e il recupero dell’acqua di produzione del progetto. È allo studio la realizzazione di ulteriori tre unità della capacità di 9.000 barili al giorno e il proseguimento delle attività di drilling di sviluppo con il completamento di due pozzi produttori che saranno avviati in produzione nel corso del 2022. Al 31 dicembre 2021 le riserve certe del giacimento Zohr di competenza Eni sono state pari a 706 milioni di boe. Fonte ENI

Un blocco quello sui limiti alle fonti fossili nella COP27 denunciato anche da Greenpeace. “È incoraggiante che un gran numero di Paesi del nord e del sud abbia espresso alla COP27 il proprio forte sostegno all’eliminazione graduale di tutti i combustibili fossili – carbone, petrolio e gas – che è ciò che richiede l’attuazione dell’Accordo di Parigi” sottolinea in una nota Yeb Saño, direttore esecutivo di Greenpeace Sud-Est asiatico e capo della delegazione di Greenpeace presente alla COP27. “Ma sono stati ignorati dalla presidenza egiziana della COP27. Gli Stati petroliferi e un piccolo esercito di lobbisti dei combustibili fossili erano presenti in forze a Sharm el-Sheikh per assicurarsi che ciò non avvenisse. Alla fine, se non si eliminano rapidamente tutti i combustibili fossili, nessuna somma di denaro sarà in grado di coprire il costo delle perdite e dei danni che ne deriveranno”.

“L’accordo sul Loss&Damage, cioè sulle perdite delle persone e i danni alle cose provocati dagli impatti della crisi climatica è un passo positivo, ma rischia di diventare un ‘fondo per la fine del mondo‘ se i Paesi non si muoveranno molto più velocemente per ridurre le emissioni e limitare il riscaldamento al di sotto di 1,5°C” afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia in una nota stampa di queste ore.

Più ottimista la visone di Yeb Saño, che vede all’accordo sul Fondo “una svolta per la giustizia climatica” che rimarca però come “I negoziati sono stati inficiati dai tentativi di scambiare l’adattamento e la mitigazione con le perdite e i danni. Alla fine si è evitato il fallimento grazie allo sforzo concertato dei Paesi in via di sviluppo e alle richieste degli attivisti per il clima, che hanno chiesto agli oppositori di desistere“.

La COP 28 dovrà guardare alla “credibilità climatica”

“Non riuscendo a inserire nessun riferimento nelle decisioni finali della COP27, i leader hanno perso l’occasione di accelerare l’eliminazione dei combustibili fossili: così continueremo ad andare dritti contro il muro delle conseguenze più catastrofiche della crisi climatica” rimarca Midulla. “Senza tagli rapidi e profondi alle emissioni non potremo limitare l’entità delle perdite e dei danni, che deve essere il nostro primo obiettivo. Non possiamo permetterci un altro vertice sul clima come questo. È inaccettabile che i Governi non si muovano e che i negoziatori non siano riusciti a raggiungere un accordo più ambizioso di quello concordato a Glasgow lo scorso anno. Le future presidenze della COP non possono ancora sprecare questa opportunità. Ora i governi devono raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni e intraprendere la necessaria azione di trasformazione per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5°C. Il vertice COP28 del prossimo anno deve essere la COP della credibilità climatica. Questo senza minimizzare le responsabilità dei Governi, tutti, che devono prendere e mantenere i loro impegni. I Governi a oggi sono come dei condomini che, mentre il palazzo brucia, lo osservano parlando di quote condominiali: la crisi climatica deve essere la priorità, solo affrontandola davvero, fermandone la progressione, tutto il resto ha un senso”.

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“Le aspettative deludenti purtroppo si sono concretizzate” commenta Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow Food Italia. “Le dichiarazioni del vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans, e della ministra del cambiamento climatico del Pakistan, Sherry Rehman sono totalmente condivisibili: la dichiarazione finale non è in alcun modo rispondente alle gravi problematiche a tutti ormai note. La giustizia climatica è ancora lontana”.

L’Italia a COP27

“L’Italia rimane fortemente impegnata nel perseguire i suoi obiettivi verso la decarbonizzazione in linea con gli Accordi di Parigi” cosi la Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Giorgia Meloni nel suo intervento a COP27 lo scorso 7 novembre. La Premier inoltre specifica come il nostro Paese intenda proseguire una strategia di diversificazione delle fonti energetiche in collaborazione con anche con i paesi africani. La Meloni sottolinea come il Paese guarda a una transizione energetica che sia anche socialmente inclusiva e che prevede un forte apporto delle energie rinnovabili. La Premier ha anche evidenziato come l’Italia si stia impegnando a livello finanziario su adattamento e mitigazione della crisi climatica citando il “Fondo italiano per il Clima” dedicato a tecnologie pulite e adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. Rimarcando inoltre come nel 2020 “il 56% dei nostri finanziamenti complessivi per il clima è stato destinato alle misure di adattamento, mentre il restante 44% è stato destinato alla mitigazione”.

“La decarbonizzazione rimane l’azione principale per poter rispettare l’accordo di Parigi ed evitare, come ci ha più volte ricordato la comunità scientifica, un inferno climatico. Questo in Italia non sta accadendo, nonostante le “belle parole” della premier Italiana all’apertura della conferenza: le scelte politiche del nostro governo vanno nella direzione opposta a quelle della decarbonizzazione”, commenta Simona Abbate, campagna Clima di Greenpeace Italia.

Il commento rispetto le attività dell’Italia a COP27 sui social di Patty L’Abbate vicepresidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati


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