Un quadro desolante quello che emerge dai dati del nono Rapporto nazionale di Snpa “Consumo di suolo e dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” presentato in data odierna ad un webinar online, che mostra come: con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e ad una velocità che supera i 2metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e, nel solo 2021, sfiora i 70 kmq di nuove coperture artificiali.
Il paradosso è che il consumo di suolo è cresciuto notevolmente, mentre si assiste ad un decremento demografico, dunque esattamente il contrario di ciò che dovrebbe essere sostenibile. Gli edifici aumentano costantemente: oltre 1.120 ettari in più in un anno distribuendosi tra aree urbane (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%).
I dati del Rapporto
Michele Munafò di Ispra ha illustrato i dati del rapporto, da cui emerge che: il cemento ricopre ormai 21.500 kmq di suolo nazionale, dei quali 5.400, riguardano i soli edifici, che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato. Sulla costa i valori sono molto più elevati nonostante siano aree già ampiamente antropizzate e, si intensifica nelle aree a pericolosità idraulica.
Negli ultimi 15 anni, abbiamo perso 1.153 kmq di suolo naturale o seminaturale, causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni che rendono il suolo impermeabile. Oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore che provoca la perdita di aree verdi, biodiversità e servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro all’anno.
Nel 2021, il suolo consumato pro capite nel nostro Paese è pari a 3,46 mq/ab. e di 5,46 mq/ab. rispetto al 2019, con un trend in crescita. Si passa, infatti, dai circa 349 mq/ab. nel 2012 ai circa 363 mq/ab. di oggi.
La mappa regionale
Si riconferma al primo posto la Lombardia con il 12,12%, il Veneto con l’11,90% e la Campania con il 10,49%. La Valle d’Aosta è la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata. La Liguria è riuscita a contenerlo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto ai 100 ettari.
Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia con 883 ettari in più, Veneto con +684 ettari, Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499).
Tra i Comuni, Roma anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane, perdendo in un anno altri 95 ettari di suolo.
Inoltre, Venezia (+24 ettari), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13) e L’Aquila (+12) sono i Comuni capoluogo di regione con i maggiori aumenti.
Le cause del consumo di suolo sono diverse, vanno dai cantieri alle infrastrutture ai nuovi edifici, ma ci sono anche una miriade di medie strutture.
Il Veneto è la regione che ha la maggior superficie di edifici rispetto al numero di abitanti (147 mq/ab), seguita da Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Piemonte, tutte con valori superiori ai 110 mq/ab. I valori più bassi si registrano invece nel Lazio, in Liguria e Campania, rispettivamente con 55, 60 e 65 mq/ab., a fronte di una media nazionale di 91 mq/a.
Il peso crescente della logistica e del fotovoltaico a terra
La logistica ha un peso crescente nel consumo di suolo, ben 323 ettari nel 2021, prevalentemente nel nord-est (105 ettari) e nel nord-ovest (89 ettari). Continua il consumo di suolo dovuto alla costruzione di nuovi poli logistici, rilevati anche in aree a pericolosità idrogeologica elevata.
Ma da tenere sotto controllo è anche il fotovoltaico a terra per le previsioni di nuove installazioni, stimate in più di 50mila ettari, circa otto volte il consumo di suolo annuale, per rispondere agli obiettivi della transizione ecologica. Oggi oltre 17mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari) circa il 35% di tutti gli impianti nazionali, in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).
Il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovannini dichiara: “La prima considerazione che faccio è sul cambio di denominazione del Ministero che già di per sé ha rappresentato una sfida per il Paese nel suo complesso, per l’Italia è infatti un concetto nuovo. Questa scelta ha avuto come base le Linee guida del G20, influenzando una serie di decisioni come la fattibilità tecnico-economica e l’appalto di progetto integrato, legandolo al tema della sostenibilità ambientale e sociale. Spero sia un segnale e un cambiamento nel fare i progetti, perché la sostenibilità deve rispondere ai sei obiettivi del Green Deal”.
“In secondo luogo, prosegue, sulla logistica non dobbiamo stupirci, perché dobbiamo compiere uno shift modale dal trasporto su gomma verso altre modalità, come gli interporti e l’interfaccia tra gomma e ferro, siamo ancora indietro nel settore. Bisogna creare collegamenti ferroviari per ridurre l’impatto di suolo. A causa di questa crisi di Governo, si blocca l’iter della legge sulla rigenerazione urbana e questo è un enorme peccato, nove mesi intensi di lavoro ci avrebbero consentito di dare a questo Paese una legge sul tema. I progetti del PinQua sulla qualità dell’abitare, a cui abbiamo aggiunto altri due miliardi, dimostrano come il Paese sia pronto a dedicarsi alla rigenerazione urbana. Mi auguro che le mappe e i dati elaborati da Ispra diventino una base informativa indispensabile per farne un uso molto maggiore grazie alla qualità del Rapporto”.
Come arrivare all’azzeramento del consumo di suolo nel 2050
Come affermato dal presidente Ispra e Snpa Stefano Laporta: “Le conseguenze non sono solo ambientali ma anche economiche, dovute alla crescente impermeabilizzazione del suolo, dobbiamo lavorare ancora di più per contenerlo e azzerarlo, solo così potremo promuovere la sostenibilità del nostro territorio. Purtroppo, dobbiamo registrare che non si è riusciti ad approvare una legge sul suolo nemmeno in questa legislatura, una legge che se riuscisse ad arrestarne il consumo permetterebbe di contenere il degrado del territorio e la tutela del nostro ambiente. Per raggiungere questi obiettivi, sarà fondamentale il ruolo di Comuni, regioni e città metropolitane”.
L’assenza di una legge nazionale sul consumo di suolo
Unanime la posizione di tecnici e politici sulla necessità di dotarsi di una Legge nazionale omogenea sul consumo di suolo.
Silvia Fregolent di Italia Viva dichiara: “Deve cambiare la mentalità e bisogna smettere di costruire in zone dove non si può fare, della transizione ecologica è efficace il concetto che ha introdotto di nuova economia e rispetto dell’ambiente. La politica deve farsi portavoce di questa sensibilità”.
La senatrice Paola Nugnes, gruppo Misto continua: “Non mi stupisce che non sia rallentato il fenomeno, soprattutto a causa della densificazione delle aree urbane, ci sono 310 kmq di edifici non utilizzati, contrariamente a ciò che ci chiede l’Onu. In quanto relatrice della Legge sul consumo di suolo, che poi è naufragata, riporto che abbiamo trovato una netta opposizione nella Conferenza delle Regioni sulla stessa. Sono 22 anni che si cerca di portare a casa una Legge sul suolo a livello nazionale e non ci riusciamo, nonostante ci abbiamo provato in due governi. Questo accade perché il suolo viene ancora visto come rendita per la speculazione”.
L’onorevole Chiara Braga, parlamentare PD afferma: “Io considero la mancata approvazione anche in questa legislatura un fallimento, credo che lo sia perché esiste la forte consapevolezza di quanto su queste questioni ci sia la necessità di intervenire a livello nazionale. Le ragioni sono dovute alle diverse posizioni di diverse forze politiche e ritengo che, una fase che poteva essere usata in maniera più proattiva, non è stata impiegata in questo modo. Personalmente, il PD ritiene che sia tra gli obiettivi da portare avanti ed è importante che l’Italia si trovi dalla parte giusta della transizione. Il dato più preoccupante è l’inversione di tendenza e il fatto che si continui a consumare suolo in modo opposto rispetto alle esigenze abitative necessarie”.
Lo sguardo europeo sul consumo di suolo
Luca Montanarella, senior expert presso la Commissione UE, riporta dell’impegno europeo sul tema: “Anche in Europa le leggi sul tema in passato non hanno avuto successo, oggi invece, grazie all’impegno della von der Leyen è riconosciuto il ruolo importante del suolo nel Green Deal. Ora, la nuova Strategia UE sul suolo al 2030 ha iniziato un processo di riflessione per preparare una nuova proposta sulla salute del suolo. Nella Strategia abbiamo inserito un aspetto che introduce un approccio sostenibile e un consumo di suolo pari a zero al 2050. La Strategia è finalizzata ad avere suoli sani e implementare una Gerarchia del consumo di suolo che eviti il consumo non necessario e che, nel caso in cui si debba proprio consumare, si recuperino aree dismesse. Infine, altro obiettivo è evitare di toccare i suoli più fertili che garantiscono la nostra sicurezza alimentare. Questa è la prospettiva della Strategia della Commissione UE, ma attendiamo la parte vincolante per gli Stati”.
La posizione dei costruttori
Stefano Betti di Ance, Associazione nazionale costruttori edili, tiene a sottolineare che: “Ai costruttori non interessa consumare suolo, sosteniamo solo che alla luce dell’azzeramento al 2050, bisognerà compensare questo non consumo. Rimane il fatto che, se vogliamo stimolare la rigenerazione urbana abbiamo bisogno di una legge nazionale; le leggi regionali danno delle direzioni che poi gli enti locali devono trasformare. Occorre mettere mano ad una serie di leggi nazionali, altrimenti non riusciamo a creare una vera risposta organica sul tema”.
La dura posizione degli addetti ai lavori
Massimo Mortarino di Salviamo il Paesaggio, Luca Mercalli, presidente della società meteorologica italiana e Paolo Pileri del Politecnico di Milano hanno ribadito con forza il loro lavoro da oltre 25 anni sul tema, senza che nulla cambi: “È un disastro, è un cataclisma l’incremento del 34% del consumo di suolo, i parlamentari, i sindaci possono fare qualcosa, e invece?” Dichiara Pileri, che continua:
“I 323 ettari di logistica sono una tragedia, lo stesso Mims non ha un osservatorio, non sappiamo la quota di logistica che va a interfacciare il treno, ma sappiamo benissimo che lì dentro i lavoratori sono ghettizzati. Stiamo consumando suolo per generare lavoro di pessima qualità. Sono 20 anni che io mi occupo del tema e questo rapporto è una pietra tombale. I Comuni che costruiscono il +17% mentre non c’è incremento demografico è una tragedia, significa che i Comuni sono alla sbando. La Legge sulla rigenerazione urbana era pessima, è un bene che non sia passata, se oggi continuiamo a consumare è perché i Comuni hanno delle autonomie che non sanno gestire, soprattutto al Nord ci sono pessimi modelli di sviluppo, un Nord che vorrebbe essere green. Dico a tutti in generale, che occorre oggi sapere cosa sia la risorsa suolo, non si può governare senza saperlo”.
Rimane poi la domanda sull’utilità di dati così particolareggiati, se poi non si agisce, come sostiene Mercalli, ribadendo che questo è un processo irreversibile e che spesso con l’intento di costruire opere green, come le piste ciclabili, si tolgono auto dalla strada al costo di altro cemento.
Massimo Mortarino sostiene che la logistica è uno dei bubboni di questa società, che trasforma in poli logistici aree molto estese e tutti sono soddisfatti di questa scelta. “Non abbiamo nemmeno un norma di rango statale che definisca cosa sia il consumo di suolo e questo permette di fare i furbi. Casualmente le regioni che hanno più consumo di suolo sono quelle che hanno una legge regionale. È importante un cambio di rotta preciso e importante dal basso, dato che i politici non sono stati capaci”.
I tre “Comuni risparmia suolo”
Ispra ha indetto la prima edizione del concorso “Comune Risparmia suolo” 2022, che vede premiati i tre Comuni di Como, Impruneta e Marano della Valpolicella.
Alessio Calamandrei sindaco di Impruneta, Comune toscano di 14.700 abitanti dichiara: “Diventa difficile a volte fare piccole ricuciture in zone a rischio, inoltre la problematica dei costi nascosti va affrontata in modo più stringente. Non abbiamo stravolto il territorio, ma alcune ricuciture sono necessarie, la cosa principale deve essere il riuso, cercando appunto di riutilizzare i volumi. Aiutateci a far sì che alcune norme siano alleggerite: laddove non siano centri storici, fateci mettere il fotovoltaico, altrimenti non si può fare la transizione ecologica. C’è bisogno di aumentare il fotovoltaico sui tetti”.
Mirko Ballarini, assessore alla cultura di Marano della Valpolicella, in merito al premio dichiara: “Il risultato del premio è non solo merito dell’amministrazione attuale, ma anche di quelle precedenti. Il nostro ragionamento è quello di recuperare ciò che già c’era e tornare alle aree verdi. Il premio ci arriva per aver portato avanti il Parco Valpolicella che è un’area che aveva delle cave, e si è deciso di usare questi 49 ettari in parte come vigneto, in parte come parco naturalistico che osservi la biodiversità. Abbiamo anche aderito ad un bando per poter portare gli studenti a mappare e introdurre delle erbacee che erano in sofferenza e attivare il rimboschimento”.
Ha concluso la giornata di lavori la direttrice generale di Ispra Maria Siclari: “Il rapporto ci presenta un quadro critico e fragile su cui bisogna intervenire, ma è stato messo in evidenza quanto le aree verdi siano in diminuzione, perché sono aree e superfici preziose, come quelle costiere del centro-sud. Il Rapporto è stato costruito nell’ambito del Snpa utilizzando tutta la tecnologia messa a disposizione anche da Copernicus, con un grado di dettaglio molto importante. Tutti questi dati devono servire al legislatore e a chi governa i territori a tutti i livelli, per adottare quei provvedimenti che spingono verso la sostenibilità ambientale e che ci permetteranno di raggiungere la transizione ecologica”.
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