L’idrogeno rinnovabile sembra rinsaldare un legame nato oltre sessant’anni fa, quando solo sei Paesi hanno firmato il Trattato di Roma. Promette di rafforzare lo spirito di collaborazione tra gli Stati dell’Unione europea nel percorso di transizione energetica. L’intenzione di decarbonizzare alcuni tra i settori più inquinanti a livello planetario (industria carbon intensive e trasporti, solo per fare due esempi) offre alle Nazioni l’opportunità di contribuire a rinforzare il proprio primato tecnologico su scala globale e fa profumare l’Europa di Europa.
“L’idrogeno verde è strategico nel raggiungimento degli obiettivi europei al 2030”, ha detto la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, intervenuta nella prima delle due giornate virtuali promosse dall’esecutivo europeo e da FCH “European Hydrogen Forum. Kick-starting the EU hydrogen industry to achieve the EU climate goals”. L’Ue è intenzionata a risalire la china e a concorrere come leader globale dell’idrogeno, senza timori ma con la convinzione dei prossimi passi da compiere. C’è innanzitutto la necessità di implementare l’infrastruttura, come rimarcato non solo dalla Simson ma da diversi relatori nell’arco della mattinata, e di costruire un sistema di certificazioni che ne validi l’origine.
Valerie Bouillon-Delporte, chair of the Fch JU governing board, presidente di Hydrogen Europe, si è rivolta “agli amici dell’economia dell’idrogeno verde” e ha ricordato il ruolo svolto dalle rinnovabili durante la pandemia, quando i barili di greggio riempivano i siti di stoccaggio e il prezzo rasentava lo zero. Ma per diventare una “superpotenza mondiale”, l’Europa dovrà innanzitutto difendersi dalla concorrenza: la Cina e gli Stati Uniti, che con l’elezione di Joe Biden si dicono pronti a rientrare negli Accordi di Parigi. Dovrà poi impegnarsi a rendere l’idrogeno “sicuro, affidabile e tracciabile” e, soprattutto nella fase iniziale, “considerare non solo il capex (la spesa capitale ndr) ma anche l’opex (la controparte, la spesa operativa ndr)”.
Altro aspetto sul quale i Paesi dovranno lavorare alacremente è l’abbattimento del costo della tecnologia: “Potenzialmente può diventare più competitiva della cattura di carbonio e del gas naturale”, ha spiegato Martin Tengler, lead hydrogen analyst di BloombergNef, ripercorrendo la strada aperta dal fotovoltaico e dall’eolico che, oggi, vantano la maggiore convenienza della storia.
L’idea di rimuovere gli ostacoli amministrativi e burocratici, cancellare i confini e promuovere l’integrazione infrastrutturale per l’utilizzo dell’idrogeno rinnovabile in molteplici settori si fa concreta perché condivisa dagli Stati Membri, tutti allineati lungo il fronte della decarbonizzazione. Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea e responsabile per il Green deal europeo, da sempre sostenitore della transizione verde e delle potenzialità dell’idrogeno green, alimenta l’ambizione dell’Ue e continua ad alzare l’asticella. “L’Europa punta ad avere 40 GW di elettrolizzatori entro il 2030. Stiamo lavorando con in nostri partner per arrivare a 80 GW di capacità in 10 anni”, ha spiegato. “Horizon Europe è lo strumento chiave per il Green deal”, ha aggiunto, “e l’Innovation Fund favorirà la collaborazione e lo sviluppo tra le industrie“. A dicembre, ha anticipato Timmermans, saranno annunciate importanti novità per l’ulteriore crescita della cooperazione transfrontaliera sull’idrogeno.
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