Con le batterie a elettroliti solidi l’impronta di carbonio si riduce del 25% rispetto alle omologhe tradizionali e, fino a quasi il 40%, se le materie prime sono approvvigionate nel modo più sostenibile.
A rivelarlo uno studio commissionato da Transport & Environment (T&E) a Minviro, azienda specializzata nell’analisi dei cicli di vita delle materie prime.
Tutte le potenzialità delle batterie allo stato solido
La caratteristica di questo tipo di accumuli è la presenza al loro interno di elettroliti solidi che vanno a sostituire i gel liquidi o polimerici utilizzati nelle comuni batterie.
Questa peculiarità permette di accumulare maggiore energia ma utilizzando meno materiali, il che si traduce in batterie più leggere, meno costose e più rapide da ricaricare.
L’utilizzo di questo tipo di accumuli potrà avvenire già a partire dalla seconda metà del decennio.
Le prestazioni di una batteria agli ioni di litio allo stato solido modello Nmc-811
Minviro, sulla base del proprio studio, ha analizzato le prestazioni di una batteria agli ioni di litio allo stato solido modello Nmc-811, una delle più promettenti chimiche in sviluppo, osservando come, rispetto ad un accumulo tradizionale della stessa categoria, l’impronta di carbonio diminuisca fino al 24%.
Un risparmio ancora più rilevante si ottiene migliorando la sostenibilità della catena di approvvigionamento delle batterie allo stato solido. Inoltre, grazie all’impiego di materiali a minore impatto, si può arrivare a ridurre l’impronta di carbonio del 39%.
Tra le strategie che si possono mettere in campo, certamente vi è quella di nuovi metodi di estrazione delle materie prime, ad esempio, attraverso il recupero del litio dalle acque geotermiche che lo trasportano direttamente dalle profondità della terra fino alla superficie, che hanno certamente un impatto climatico minore rispetto alle tecniche minerarie tradizionali.
Necessario più litio ma meno grafite e cobalto
Per le batterie allo stato solido potrebbe essere necessario il 35% in più di litio rispetto alla tecnologia attuale, ma si impiegherebbero meno grafite e cobalto.
Secondo T&E, la proposta di Regolamento UE sulle batterie che prevede un approvvigionamento responsabile in termini di impatto ambientale e sociale, e il riciclo del litio, costituisce “una politica capace di garantire una fornitura sufficiente per le batterie allo stato solido”.
“Già oggi i veicoli elettrici sono di gran lunga migliori per il Pianeta rispetto alla combustione di petrolio e l’impronta di carbonio delle loro batterie è in continua diminuzione”, commenta Carlo Tritto, policy officer di T&E Italia. “Ma la tecnologia a stato solido rappresenta un punto di svolta, perché la sua maggiore densità energetica si traduce in una minore quantità di materiali, e quindi di emissioni, necessari per produrla”.
T&E sottolinea come l’Europa, grazie alla bassa intensità carbonica del suo mix energetico, possa affermarsi senza alcun ostacolo come leader nella produzione di batterie a basso impatto, a patto che riesca a garantire la sostenibilità della filiera delle materie prime.
Le richieste di T&E: la regolamentazione degli accumuli
T&E chiede ai Governi nazionali e al Parlamento europeo di incentivare la produzione di batterie meno impattanti e di portare l’obiettivo sul riciclo del litio al 70% entro il 2025 e al 90% entro il 2030, valori superiori a quelli proposti dalla Commissione. Invece, i legislatori devono assicurarsi che le aziende del settore tutelino l’ambiente e i diritti umani lungo tutta la catena di approvvigionamento.
“Rendere più pulito il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime delle batterie allo stato solido permetterà di ridurre drasticamente la loro impronta climatica”, aggiunge Tritto. “Il miglioramento dei metodi utilizzati nella catena di approvvigionamento sarà fondamentale. Il Regolamento UE è un’opportunità imperdibile per garantire che ogni batteria prodotta o venduta in Europa utilizzi materie estratte in modo responsabile, abbia una minore impronta di carbonio e sia riciclata alla fine della sua vita”.
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