Adottare tutti gli strumenti a disposizione per tutelare – nelle situazioni di emergenza legate ai roghi dei rifiuti – la sicurezza e la salute dei cittadini, accertare le responsabilità e avviare le necessarie azioni di risarcimento danni diretti ed indiretti a favore delle comunità e delle imprese colpite. E’ questa la linea da seguire, secondo la Coldiretti, per gestire la situazione legata allo smaltimento illegale dei rifiuti e al moltiplicarsi dei roghi. Un fenomeno di “probabile origine dolosa” di cui fanno le spese in primis i cittadini su cui ricadono gli effetti negativi dovuti all’impatto ambientale legato a uno smaltimento non corretto e illegale dei rifiuti. Queste misure – secondo l’associazione -devono inoltre essere abbinate a un piano strutturale per salvaguardare le zone agricole evitando l’autorizzazione di insediamenti potenzialmente a rischio e proteggendole con i controlli da quelli abusivi.
In generale lo smaltimento illegale dei rifiuti – secondo i dati del rapporto Agromafie 2017, realizzato dall’associazione con Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare – è diventata una delle principali attività delle agromafie che nel corso di quest’anno hanno sviluppato un business criminale di 21,8 miliardi, con una crescita del 30% rispetto all’anno precedente.
Abbiamo approfondito l’argomento insieme a Stefano Masini responsabile ambiente di Coldiretti.
Qual è situazione in Italia in merito ai reati legati al settore dei rifiuti? Quali nuovi trend stanno caratterizzando il fenomeno?
Sicuramente eravamo abituati a pensare che l’ecocriminalità fosse un fenomeno legato in particolare al sud. Quando si affrontava il tema dello smaltimento illecito dei rifiuti si tendeva ad essere interessati alle aree note – ad esempio in Campania – dove la camorra aveva nel tempo esercitato le proprie attività criminali. Tuttavia è emerso come la diffusione di eventi simili – che provocano un forte deterioramento delle condizioni ambientali – oggi riguardi anche il nord.
Si cominciano a registrare, infatti, anche in queste zone diversi casi di inquinamento, di alterazione irreversibile dell’ambiente che hanno al centro i rifiuti. Oggi noi vediamo come i giornali parlino di numerosi disastri ambientali al nord che si configurano con le stesse modalità criminali che caratterizzavano l’attività mafiosa al sud. Un controllo esercitato con maggiore rigore nelle aree su cui tradizionalmente si concentrava l’interesse – ovvero il sud – fa sì che il ciclo dei rifiuti si chiuda illegalmente nelle aree del nord. In sostanza sembra che oggi la linea del traffico e dell’abbandono illecito di rifiuti segua una direzione non più nord-sud, ma sud – nord.
Chi paga maggiormente le conseguenze di una situazione di questo tipo?
Dal punto di vista della salute i cittadini delle aree che sono interessate dall’alterazione degli equilibri dell’ecosistema. Sappiamo da vicende note riguardanti il sud come uno smaltimento non corretto dei rifiuti porti un aumento del tasso delle malattie anche gravi, un fenomeno registrato dalle Asl e dovuto a situazioni di inquinamento non reversibili che portano a una mancanza di sicurezza dell’abitare.
Un altro aspetto chiave da prendere poi in considerazione è inoltre l’impatto sull’economia. L’agricoltura oggi si lega a processi di valorizzazione dei prodotti di qualità che hanno nel territorio un punto di riferimento. Per questo motivo la diffusione di notizie che tendono a ridurre la capacità del quel territorio di presentarsi salubre può ridurre l’efficacia del marketing. Spesso i marchi fanno riferimento al territorio nella loro promozione commerciale, in questo senso il rischio è quello di ridurre la capacità di attrazione e la fiducia dei consumatori per la mancanza di quelle caratteristiche legate alla qualità delle risorse ambientali.
Su quali modalità di intervento bisogna puntare per cercare di arginare questo fenomeno?
Bisognerebbe incrementare il controllo, strumento chiave nel contrasto ai reati contro l’ambiente. In questa fase sarebbe opportuno realizzare un censimento di tutti i depositi dei rifiuti che possono costituire una minaccia da questo punto di vista, specialmente se questi siti sono in prossimità di abitazioni o di aree che traggono dall’agricoltura di qualità una particolare rinomanza. In sostanza dunque credo che per impedire, o almeno ridurre, i rischi occorra assicurare la massima efficacia degli strumenti di monitoraggio, prevenzione e controllo sul territorio e sulle attività che presentano maggiori margini di pericolosità.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.