Il censimento delle spiagge curato dall’ISPRA ne promuoverà la gestione sostenibile

La presenza di accumuli di biomassa è fra i dati che vale la pena monitorare

Le spiagge, in Italia, rivestono una superficie complessiva di soli 120 chilometri quadrati. Con una profondità media di circa 35 metri, occupano circa 3.400 chilometri di coste, pari al 41 per cento del totale. Sono gli ultimi dati pubblicati dall’ISPRA, che ha raccolto sul portale delle coste circa 5.800 poligoni, ciascuno dei quali corrisponde a una spiaggia fisicamente delimitata.

Sia guardando alla costa occupata dalle spiagge, sia guardando alla loro superficie complessiva, sono le regioni del sud a guidare la classifica. Le spiagge adriatiche sono generalmente le più profonde: quelle romagnole raggiungono i 72 metri di profondità, contro i 22 della Sardegna.

Cosa si intende per “elasticità” delle spiagge

Quest’anno, l’ISPRA ha pubblicato anche dei dati utili a facilitare una gestione sostenibile delle spiagge, contrastare l’erosione costiera e gli effetti dei cambiamenti climatici. Tramite l’osservazione di immagini satellitari e fotografiche di Google Earth relative al periodo compreso fra il 2016 e il 2024, è stato possibile dimostrare che il 53 per cento delle spiagge italiane presenta delle tracce di accumuli di biomassa, in una quantità che tende a non essere costante da una stagione all’altra.

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L’1 per cento dei poligoni è costituito esclusivamente da accumuli di biomassa, con la base appoggiata proprio sul fondale marino. Questi accumuli possono essere costituiti dalle banquettes di Posidonia spiaggiata o da altri materiali vegetali (tronchi, canne) che, quando non eliminati, possono costituire un elemento di “elasticità della spiaggia” che la protegge contro l’azione delle mareggiate.

I nuovi corsi dell’Università IUAV di Venezia

A dimostrazione di quanto la corretta gestione delle zone costiere sia importante, l’Università IUAV di Venezia ha deciso di ampliare la sua offerta didattica introducendo nuovi percorsi formativi volti a formare gli “ingegneri del mare”. Si tratta dei corsi di laurea magistrale in “Ingegneria per le energie rinnovabili in ambienti costieri” e in “Mobilità sostenibile e connessioni intelligenti in ambienti marini e costieri” e del nuovo curriculum in “Science and design for maritime spatial planning”, che si configura come l’unico corso in Italia dedicato specificamente alla pianificazione del mare.

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“Quello di Venezia, modello achitettonico e urbanistico senza pari, è un contesto particolarmente adatto per affrontare le tematiche relative all’acqua e alla gestione dello spazio costiero e marittimo, così come quelle legate alla mobilità”, ha sottolineato Benno Albrecht, rettore dell’ateneo. “I nostri corsi possono inoltre contare su una esperienza decennale e unica nel suo genere in Italia, nonché su collaborazioni di prestigio, come quella con l’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che garantiranno opportunità didattiche innovative e altamente professionalizzanti”.

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