- Mentre in Canada l’industria dell’Oil&Gas chiede fondi per la realizzazione di un impianto di CCUS, in Italia si studia per capire come integrare tale tecnologia nelle strategie di mitigazione del riscaldamento globale.
- Il professor Jacobson dell’Università di Stanford, invece, ha dichiarato al Guardian che si tratta solo di “una costosa perdita di tempo”.
Le tecnologie di Carbon Capture, Utilisation and Storage (CCUS), ossia cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio, sono per certi versi paragonabili all’energia nucleare. C’è chi è convinto che siano indispensabili nel percorso di transizione ecologica, come per esempio Bill Gates, e c’è chi sostiene che siano soltanto dei mezzi per evitare di impegnarsi realmente nel percorso di riduzione delle emissioni.
Secondo il professor Mark Jacobson dell’Università di Stanford, in California, il nucleare “di nuova generazione”, i biocarburanti e le tecnologie di CCUS non sono altro che delle “costose perdite di tempo”. In particolare, le ultime sarebbero “pensate solamente per mantenere attiva l’industria dei combustibili fossili”, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano britannico Guardian.
CCUS, il pensiero del professor Mark Jacobson dell’Università di Stanford
Jacobson ha un’idea ben precisa: dalle fonti rinnovabili può derivare tutta l’energia di cui l’economia mondiale ha bisogno, non solo l’elettricità. “Non servono miracoli, abbiamo già quello che ci serve. Abbiamo l’energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica, le auto elettriche. Le batterie, le pompe di calore, l’efficienza energetica. Attualmente disponiamo del 95 per cento delle tecnologie che ci servono per risolvere il problema”, ha spiegato il professore al giornalista Damian Carrington. Aggiungendo che il mancante 5 per cento è relativo al trasporto aereo e navale, settori per i quali varrà la pena investire nell’idrogeno verde.
‘No miracles needed’: Prof Mark Jacobson on how wind, sun and water can power the world https://t.co/eQsCecvAq6
— Guardian Environment (@guardianeco) January 23, 2023
Il parere dell’IPCC
Gli esperti dell’IPCC, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, asseriscono che, in assenza di una marcata limitazione delle emissioni, il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi del 2015 è legato alla possibilità di catturare e immagazzinare l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera. Anche l’IPCC, tuttavia, riconosce l’esistenza di pareri discordanti al riguardo e di vari ostacoli da superare, dai costi ai rischi che le operazioni di CCUS comportano.
Il progetto italiano ECCSELLENT
In Italia, c’è chi si sta impegnando per trovare delle soluzioni a questi problemi. Il progetto ECCSELLENT, che ha ottenuto un finanziamento di 16,5 milioni dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del PNRR, ha lo scopo di rafforzare le strutture italiane che si occupano di cattura del carbonio. Grazie alla collaborazione fra i vari istituti, sarà possibile favorire l’accesso a informazioni preziose. Secondo la dottoressa Cinzia De Vittor, ricercatrice dell’OGS e responsabile del laboratorio ECCSEL – NatLab Italy di Panarea, “le tecnologie di CCUS potrebbero contribuire a ridurre l’anidride carbonica, entro il 2050, di una percentuale compresa tra il 15 e il 20 per cento”.
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Dai ricercatori del PNNL statunitense, un sistema più economico ed efficiente
Nel frattempo, una squadra di ricercatori del Pacific Northwest National Laboratory – uno dei laboratori del Dipartimento dell’Energia statunitense – ha messo a punto un nuovo sistema in grado di catturare la CO2 e trasformarla in metanolo. È il più semplice degli alcoli e dal XIX secolo in poi è stato ampiamente utilizzato nell’industria chimica per la produzione di migliaia di prodotti di uso quotidiano: materiali da costruzione, schiume, resine, plastiche, vernici, poliestere, farmaci. Può essere anche impiegato come combustibile.
Il sistema sviluppato dagli scienziati del PNNL, il cui studio è stato pubblicato a ottobre sulla rivista Advanced Energy Materials, è progettato per adattarsi a centrali elettriche alimentate a carbone, gas o biomasse, nonché cementifici e acciaierie. Grazie all’utilizzo di determinati solventi, la maggior parte delle molecole di anidride carbonica viene catturata prima che venga emessa, per poi essere convertita in metanolo. L’efficienza di questi passaggi e la loro simultaneità consentirebbero di abbassare notevolmente i costi dell’intera operazione, portandoli a poco meno di 39 dollari per tonnellata di CO2.
Un insegnamento dal Canada
In Canada, invece, ribollono delle tensioni. L’amministratore delegato di Cenovus Energy, azienda dell’Oil&Gas, ha rivelato lunedì 23 gennaio che l’amministrazione della provincia di Alberta e il governo federale non riescono a trovare un accordo sui fondi destinati alle tecnologie di CCUS che contribuirebbero a decarbonizzare il suo settore, il più inquinante a livello nazionale. Cenovus fa parte della Pathways Alliance, un’alleanza fra i sei maggiori produttori di sabbie bituminose del Paese, che aspirano a raggiungere la neutralità climatica nel 2050.
Per farlo, pianificano la costruzione di un impianto di CCUS nella regione settentrionale di Alberta che avrà un costo di circa 16,5 miliardi di dollari. Per questo, chiedono fondi pubblici che possano coprire il 66 per cento delle spese. Finora, il governo federale ha stanziato un investimento da 2,6 miliardi per i prossimi cinque anni, ma è ritenuto insufficiente. I membri dell’Alleanza hanno dichiarato che l’obiettivo di tagliare le loro emissioni del 42 per cento entro il 2030 – fissato da Ottawa – non è realistico. Puntano invece a una riduzione del valore di 22 milioni di tonnellate. Per riuscirci, però, auspicano nell’abbreviazione dell’iter burocratico per la realizzazione dell’impianto di carbon capture.
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Bisogna partire dal presupposto che, come dichiarato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, “il modello di business delle compagnie produttrici di combustibili fossili non è compatibile con la sopravvivenza umana”. Il passaggio alle fonti energetiche rinnovabili è l’unica via per la salvezza della nostra specie. Dobbiamo però affidarci alla ricerca per capire come affrontare la transizione energetica nel modo più rapido ed efficace possibile.
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