- Se un aumento della temperatura una tantum ha un impatto temporaneo sulla crescita economica, c’è una perdita relativa permanente del PIL nei Paesi con climi più caldi rispetto a quelli con temperature medie più basse.
- L’indagine di S&P.
Un aumento della temperatura media annua di un grado Celsius per un solo anno risulta più dannoso per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo che per quelle avanzate. A rivelarlo è un’analisi di S&P che ha preso in esame 190 Paesi, dal titolo “Il cambiamento climatico è un ulteriore ostacolo allo sviluppo economico?”.
S&P ha rilevato che, sette anni dopo tale aumento, il PIL pro-capite risulta inferiore di 0,6-0,7 punti percentuali nei Paesi con temperature medie annue attuali di 22-24 °C (principalmente nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo) rispetto a quelli con temperature medie di 15 °C (economie avanzate), a parità di altre condizioni. Le economie in via di sviluppo contribuiscono per meno del 14 per cento alle emissioni globali di gas serra, ma sono tra le più esposte agli effetti dannosi dei cambiamenti climatici.
Aumento della temperatura e impatto sul PIL
S&P ha riscontrato perdite permanenti di reddito dovute alla riduzione della produttività e degli investimenti, con il settore agricolo che subisce un impatto a lungo termine. Quando le temperature annue sono in media di 24 °C, il PIL pro capite dei Paesi meno pronti ad affrontare il riscaldamento globale rimane inferiore di due punti percentuali, mentre i Paesi più pronti non registrano perdite durature, a sette anni dallo shock termico di 1 °C.
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Comunque, “le economie si sono in qualche modo adattate agli aumenti di temperatura una tantum negli ultimi decenni, con la sensibilità del PIL agli shock termici che è diminuita di circa il 30 per cento negli ultimi vent’anni”, ha dichiarato Marion Amiot, direttrice dell’unità Economia e Clima di S&P Global Ratings.
Gli scenari futuri
Anche le strategie di sostegno di politica macroeconomica hanno aiutato i mercati a riprendersi dagli shock climatici; una politica monetaria restrittiva sembra amplificare lo shock, mentre i bassi tassi di interesse reali sono associati a danni di minor entità. Se tutti i Paesi rispettassero i loro attuali impegni di politica climatica, le nazioni a basso e medio reddito potrebbero subire perdite pari al 12 per cento del PIL entro il 2050, rispetto al 3 per cento per le nazioni ad alto reddito.
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