Cresce l’attenzione sulla blockchain e non solo per la stretta connessione tra questa tecnologia e le cripto valute che stanno infiammando potenziali cercatori, detti minatori, in tutto il mondo. Questa seconda “età dell’oro” prevede un grande dispendio di energia dato dall’attività di “mining” (azione di ricerca digitale della cripto valuta) “anche se non credo molto in questa demonizzazione rispetto l’impatto ambientale”, spiega a Canale Energia Gianluca Ciccolunghi amministratore della società di consulenza su cripto monete e tecnologie collegate BitCons. Ogni tecnologia o innovazione ha comportato un uso maggiore di una tipologia di risorsa ma dobbiamo anche capire quali possibilità liberiamo grazie a questa tecnologia”.

La blockchain di per sé rivoluziona il settore dei servizi e della verifica dei contratti. Ad esempio è recente il caso per cui Enel ed Eon hanno effettuato transazioni basate su questa tecnologia. “La stessa logistica può esserne agevolata” spiega Paolo Pulicani, Direttore tecnico di Sicheo per cui si ridurrebbero le persone e le modalità per portare a termine una transazione. La blockchain permette di sbloccare un pagamento alla registrazione dell’arrivo della merce e così via, mi riferisco ai cosiddetti smart contract”.

Insomma, un reinvestimento di risorse per un mondo sempre più governato dall’energia come mezzo di avanzamento tecnologico caratterizzata da una  struttura in nodi, come ci ha insegnato internet. Pensiamo alla sharing economy, alla logica della condivisione di servizi e al pagamento per singole azioni che comporta proprio la blockchain.

Capacità progettuale per innovare

In prospettiva il nesso tra blockchain, cripto valute, smart contracts ed energia sembra possa diventare ancora più stretto proprio “a partire dall’impiego della stessa rete di miner, che ormai c’è e consuma, per mantenere in operatività blockchain per infinite applicazioni di grande utilità e diverse rispetto al mero scambio di valore delle cryptovalute; di fatto c’è spazio per innovare interi sottosistemi economici, produttivi e transattivi impiegando la tecnologie blockchain e gli smart contracts il che determinerebbe vantaggi e risparmi di tali dimensioni che il consumo energetico risulterebbe ben speso” spiega Francesco Lutrario docente del dipartimento di informatica della Sapienza di Roma  e esperto di innovazione. Il problema non è tecnologico ma progettuale “è necessario infatti sviluppare un approccio mentale e le conoscenze in grado di valorizzare al massimo le potenzialità di questa tecnologia che ancora non sono del tutto chiare ma che di fatto possono entrare in tutti i meccanismi di transazione in cui sono presenti molti soggetti con interessi tra loro concorrenti. E’ quindi centrale capire quanto, come e in cosa usare questa innovazione”.

Di fatto è necessario effettuare una vera e propria rivoluzione nell’approccio alle attività economiche, alle transazioni e ai sistemi di registrazione come li conosciamo oggi. “Si possono realizzare sistemi di blockchain privata, ma il vero senso innovatore di questa tecnologia è nel restare un registro pubblico, super partes e immodificabile” sottolinea Lutrario. “I vantaggi possono essere portati in diversi ambiti andando ben oltre il trasferimento di denaro. Ad esempio si potrebbe effettuare la certificazione del voto; registrare contratti di compravendita o attività di scommesse autorizzate; in ambito sanitario potremmo protocollare la cartella clinica di un individuo e i suoi rapporti con medici e ospedali; siglare polizze assicurative e contratti energetici; realizzare sistemi di identificazione personali, la cosiddetta PA digitale; tracciare operazioni di beneficenza, trasferire eredità. Insomma potremo effettuare una totale rivisitazione dei processi umani dedicati alle transazioni tra più soggetti, certificando in modo univoco ogni atto attraverso questa tecnologia e addirittura scatenando automaticamente gli effetti che ogni transazione determina”.

Quanto consuma la cripto moneta

I bitcoin sono più energivori di altre cripto valute per la tipologia di codice ‘proof of work’, che è molto dispendioso, e per come funziona il consenso della valuta, tipico di questa moneta”, spiega Pulicani. Un “problema in parte arginato perché di fatto le nuove monete hanno una struttura che è meno dispendiosa come la block chain basata sul ‘proof of stake’. Di fatto chi mette la cauzione più alta ha diritto ad aggiungere il blocco, dopodiché resta in attesa di un passaggio di turni per poter aggiungere un ulteriore blocco. Il sistema è pensato per essere bilanciato tra diversi attori. Basti pensare che più miner si avvicendano per trovare le monete più l’algoritmo per scoprirle si complica”.

Per quanto ottimizzato sia il sistema ci vuole comunque molta potenza. Le macchine per le cripto valute che miniamo noi, costruite proprio per questa attività, consumano 800 Watt e devono stare accese h24. Ci sono macchine progettate per lo stesso scopo che arrivano a consumare 3 kW/h”, spiega Ciccolunghi di BitCons. Non a caso chi sceglie di aprire miniere valuta realtà in cui l’energia costa meno”.

Come cambia il rapporto con l’utente finale

“Il sistema di fruizione dei servizi con la blockchain si può rivoluzionare in meglio per il consumatore finale”, secondo Pulicani. “Pensiamo al sistema di micro pagamenti frazionato come quello della bolletta elettrica. Oggi se c’è una contestazione si entra in un difficile carteggio con l’ azienda di distribuzione e Autorità di competenza. Con la blockchain l’Autorità, una volta segnalato il disagio, può entrare direttamente nella lettura della bolletta agevolando la procedura e garantendo la privacy delle parti in causa”.

A questa fanno seguito altre rivoluzioni come i micro-pagamenti per le auto in sharing o una rivisitazione del ruolo dei notai e molto altro. Ovviamente manca una legislazione che governi il sistema ancora troppo recente. Come spiega Pulicani: “Pensiamo ad una rivisitazione del ruolo del notaio. Con la blockchain si può validare qualsiasi azione di compravendita e avere un valore di transazione incontrovertibile e riconosciuto per legge”.

Energia e cripto valute, uno scambio positivo per l’ambiente e il mercato

Di certo a livello economico una logica di interscambio c’è. “Diversi miner stanno pensando di investire in energie rinnovabili e di contro produttori di rinnovabili si stanno offrendo come  fornitori di energia per i centri di calcolo delle cripto valute. Un business che per chi produce energia può diventare molto proficuo”, spiega Ciccolunghi, soprattutto in un quadro di ridefinizione degli incentivi alle FER su scala globale e di costo dell’energia lato minatori. Soprattutto se si pensa che una volta conclusa l’attività di scoperta delle criptovalute per mantenere vivo il sistema è necessario che le macchine restino accese. Di fatto la necessità energetica è una costante di questo sistema.

Efficienza energetica e miniere, un connubio lontano

La vita del minatore digitale non è agevole, per quanto sia lontana dai cunicoli delle miniere di carbone ha con sé alcuni disagi. “Le macchine vanno seguite sia sotto il profilo software che hardware in un ambiente in cui fa molto caldo e il rumore delle ventole è assordante e fastidioso”, aggiunge Ciccolunghi. “L’aspetto software non è da sottovalutare, puoi puntare una moneta e poi dover spostare le macchine su un’altra. L’aspetto hardware invece si avvale di alcune macchine studiate appositamente per questo lavoro, ma che, per quanto ottimizzate, hanno ancora diversi limiti nei consumi e nel sistema di raffreddamento. Altre monete si minano con le schede grafiche e in questo caso si è sviluppato un mercato secondario in cui le schede, una volta cedute dai miner, vengono acquistate a buon prezzo dagli appassionati di video giochi di alta qualità”.

Insomma nelle cave digitali c’è spazio per molta innovazione non solo nei processi e negli usi della blockchain, ma anche per il recupero dei materiali e l’analisi di efficentamento energetico.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.