Le biotecnologie si confermano un settore strategico per il comparto delle Life science, che già vale circa il 10% del Pil nazionale. E’ questo il messaggio emerso dal secondo gruppo di lavoro, intitolato “Il viaggio del biofarmaco – dal bancone al paziente’. Seconda tappa del più ampio percorso “Biotech, il futuro migliore – Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia”, promosso da Assobiotec Federchimica. Un percorso che andrà avanti fino al prossimo ottobre e che vedrà l’elaborazione di un manifesto e di un documento di posizione con proposte operative per la crescita del settore.
Biotecnologie, settore strategico che deve puntare sull’innovazione
Durante l’incontro è stato ribadito il valore dell’innovazione, in tutte le fasi di sviluppo dei bio-prodotti. Uno strumento centrale “per garantire ai cittadini il fondamentale e costituzionale diritto alla salute”.
Necessario investire
Per promuovere questo processo di innovazione “è necessario un cambio di paradigma a partire da 4 diversi interventi”. In primo luogo “investire in ricerca e sviluppo”. In secondo luogo “snellire e semplificare la burocrazia di settore”. Poi “creare un ecosistema accogliente per finanziamenti e fiscalità”. E infine “ristrutturare la governance della spesa farmaceutica”.
“Un momento strategico per il Paese”
“Ci troviamo in un momento strategicamente fondamentale per il nostro Paese – afferma in una nota Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec Federchimica. “Secondo un recente articolo pubblicato su ‘The Economist’, per capacità di attrarre venture capital, l’Italia è largamente dietro Paesi come Olanda e Israele. Certamente eccellenti, ma grandi quanto una nostra regione. Basandoci sulla qualità espressa dalla ricerca italiana potremmo fare molto di più e posizionarci decisamente più in alto. Ma siamo frenati dai troppi sassi che portiamo nello zaino”.
“Necessario un nuovo paradigma”
“ Il drammatico periodo della pandemia, ha fatto emergere in Italia una serie di casi virtuosi, per esempio, di velocità di azione e di collaborazione eccellente tra pubblico e privato. Anche questi, però, non sono risultati esenti da critiche e problematiche legali. senza un cambiamento culturale e un nuovo paradigma che guardi finalmente all’innovazione come modello su cui puntare, ci ritroveremo dopo l’emergenza più poveri di prima e senza un vero progetto di rilancio per il settore e per il Paese intero”, aggiunge Palmisano.
“Eccesso di burocrazia”
“Scegliere di lavorare e investire in Italia è a volte difficile, non perché i centri di ricerca non siano di valore, anzi. Spesso è proprio l’eccesso di burocrazia e le lunghe trafile a spingere gli investimenti industriali verso altri Paesi. Il “time to market” è fondamentale per qualsiasi azienda, se in Italia abbiamo tempi tre volte superiori a quelli di altri Paesi siamo costretti a puntare altrove”, sottolinea in nota Carlo Rosa, vice presidente Assobiotec Federchimica .
Valorizzare la ricerca degli Irccs
“Il mnistero della Salute è già impegnato insieme al Mise in un percorso di valorizzazione dell’attività di ricerca degli Irccs. Al fine di creare un contesto più favorevole”, afferma nella nota Giovanni Leonardi, direzione generale della ricerca e dell’innovazione in sanità del ministero della Salute.
Regolamento dei brevetti
“Nello specifico dal 2016 il ministero della Salute porta avanti un Tavolo Utt che comprende un’attività di ricognizione, che ha elaborato uno schema-tipo di regolamento dei brevetti (per fornire una normativa chiara e unica agli istituti) e un manuale Spin off per accompagnare il ricercatore nella sua creazione. Infine, organizziamo annualmente la Technology transfer school, una giornata e mezza insieme ai ricercatori per confrontarsi e approfondire il tema del trasferimento tecnologico. È importante proseguire in questa direzione continuando a lavorare insieme con l’obiettivo di rendere il nostro Paese più attrattivo dal punto di vista degli investimenti”, conclude Leonardi.
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