Vittima spesso di effetto Nimby e poco richiesta anche dai potenziali attori del mondo agricolo la bioenergia in Italia è una tecnologia nota ed esistente da tempo, ma ancora scarsamente diffusa rispetto al potenziale reale. Studiare leve di divulgazione e rimuovere le barriere non tecnologiche, come la mancanza di accettazione pubblica, di coordinamento per la diffusione degli impianti e le inadeguatezze normative, è stato al centro del progetto europeo ISAAC (Increasing social awarness and accentance of biogas and biomethane).

Diverse le realtà del mondo associativo e della ricerca coinvolte (AzzeroCO2, Legambiente, CNR-IIA; CNR-IRCRES; Chimica Verde Bionet; Consorzio Italiano Biogas) che hanno presentato a Roma presso il CNR lo scorso 12 giugno.

Le debolezze della penetrazione del biogas e biometano

Il lavoro ha portato ad evidenziare alcune difficoltà sistematiche per la penetrazione delle tecnologie di biogas e biometano come: la mancanza di informazioni ai cittadini e la riluttanza di agricoltori e allevatori per associarsi e raggiungere una massa critica di base necessaria a realizzare impianti di grandezza rilevante: l’assenza anche di strumenti finanziari efficaci e una interpretazione diversa tra le regioni della legislazione attuale che rendono “Variegato e disomogeneo il comportamento da regione a regione” come sottolinea Sofia Mannelli presidente di Chimica Verde Bionet, scoraggiano gli investitori.

La reazione del cittadino tra Nimby e richiesta di compensazioni

Compensazioni Isaac Zoboli

Il comportamento del cittadino come reagisce un cittadino alla realizzazione di un impianto a biogas? Lo studio realizzato nel corso del progetto da CNR-IRCRES illustra il valore della compensazione per chi è prossimo agli impianti. “Sono due le polarità: chi viene a conoscenza di avere un possibile impianto in prossimità della propria abitazione” spiega a Canale Energia Roberto Zoboli CNR IRCRESè disponibile a pagare per avere un impianto in forma anche compartecipata e dall’altro chi richiede delle compensazioni sotto forma di detassazione per accettarlo. La sfiducia di base è il sentimento più diffuso nel caso di un insediamento di produzione energetica in prossimità. Nella nostra esperienza non è stata una sfiducia poi così profonda, dato che nel campione intervistato più del 50% si è dichiarato disponibile ad una futura installazione. In questo i meccanismi di partecipazione e di divulgazione si sono dimostrati efficaci” conclude Zoboli.

Abbattere le barriere sociali

La divulgazione di una cultura scientifica comprensibile a più livelli di interesse partendo dalle scuole, anche con esempi di gamification i cui risultati, come ha illustrato Francesco Petracchini CNR-IIA, ne dimostrano l’efficacia, si rileva un elemento centrale per facilitare l’apertura di un dialogo con i realizzatori di un impianto.

Proprio nella costruzione di un dialogo aperto sta la chiave di volta messa a punto da ISAAC che propone di utilizzare lo strumento dei Processi di partecipazione pubblica, attualmente previsto per le grandi opere dello Stato. Lo strumento andrebbe quindi rivisto e adeguato alla dimensione del progetto e alle istituzioni e territori coinvolti.

Spesso il dimensionamento e il funzionamento degli impianti non è ben chiaro” evidenzia Giorgio Zampetti di Legambientee i cittadini non conoscono le tecnologie né le scelte progettuali che si intende istallare”.

In questa ottica anche dai test fatti nel corso del progetto ISAAC, hanno evidenziato come, affinché sia efficace, un processo di partecipazione pubblica vada avviato quando il progetto è in divenire, non quando ormai è tutto stabilito, così da poter “discutere e chiarire i processi tecnologici e poter condividere le specifiche di progetto” come conclude Zampetti.

Adottare un simile strumento significa anche, per le stesse aziende “cambiare la visione del proprio ruolo e il loro rapporto con il territorio, accettando delle risposte alternative al progetto iniziale” come sottolinea Rossella Muroni, deputato di Liberi e Uguali presente alla conferenza finale del progetto.

Gli strumenti finanziari

Uno strumento finanziario che può rispondere sia ad esigenze di raccolta fondi che alla necessità di coinvolgere la cittadinanza è il crowdfunding. Ancora poco utilizzato in Italia, ma che ha dimostrato in alcune applicazioni la sua efficacia. Un esempio quello di Borsino Rifiuti che grazie a questa tipologia di raccolta fondi sta crescendo e sviluppando anche l’attenzione dei cittadini verso il recupero delle materie prime. Di seguito la testimonianza del ceo Gianluca Vorraro e il concessionario su Roma Giuseppe Falvo D’Urso (nel video).

 


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.