Un distretto biologico è una forma di governo del territorio basato su un patto tra cittadini, istituzioni e agricoltori, fondato sui principi dell’agricoltura bio e dello sviluppo sostenibile. Quando si parla di isole minori, come Capraia, nell’Arcipelago Toscano, una realtà di questo tipo diventa un volano per gli investimenti produttivi e per attrarre turismo di qualità.
Di questo si è parlato all’evento Capraia Smart Island, iniziativa sostenuta dall’Associazione Chimica Verde Bionet.
Capraia perla di biodiversità
“Si tratta di un progetto unico di transizione ecologica su un’isola minore – ha dichiarato Sofia Mennelli presidente di Chimica Verde Bionet – Dal 2017 siamo operativi a Capraia; lavorare sulle isole minori è come trovarsi in un laboratorio scientifico a cielo aperto. In questi anni abbiamo ottenuto molte soddisfazioni, tra cui la vincita del premio Mediterranean Blue Island, assegnato dalla Commissione europea”.
“Capraia è un’isola che per la sua biodiversità ci ha regalato delle perle straordinarie. Si tratta di un territorio particolare e delicato. Grazie a questi progetti possiamo garantire una produzione agricola fatta in un ambiente sano: e quando il prodotto è di qualità e proviene da un ambiente salubre è ancora più prezioso”, ha aggiunto Giampiero Sammuri, presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Parola d’ordine: sinergia
“Capraia è la prova che se si ha una visione si possono raggiungere grandi risultati – ha commentato Germana Di Falco, della presidenza del Consiglio dei Ministri -. La parola d’ordine per raggiungere obiettivi ancora più importanti deve essere la sinergia, cioè riuscire a creare connessione tra le risorse finanziarie”. Sono tanti i fondi e i finanziamenti europei a cui i distretti biologici possono fare domanda per sviluppare i propri progetti. L’importante, ha sottolineato Di Falco, è scegliere con criterio e avendo un un’idea strutturata di fondo: “In questa galassia di fondi e finanza integrata per la sostenibilità, dobbiamo scegliere lo strumento che fa maggiormente al caso nostro. Abbiamo tantissimi progetti a cui ispirarci, la regola è sempre dare un messaggio rassicurante agli investitori, dimostrando coerenza sul piano pratico”.
Fare rete tra i distretti
La sinergia non è importante solo sul piano finanziario, ma anche dal punto di vista territoriale. È fondamentale la comunicazione tra i distretti biologici per lo scambio di conoscenze tecniche. “In Italia abbiamo circa una novantina di distretti biologici”, ha spiegato Alberto Sturla di CREA Politiche e Bioeconomia. Il problema è che spetta alle Regioni la definizione dei criteri di tali distretti, una situazione che può portare disomogeneità al livello nazionale. “È importante che ci sia una rete a livello nazionale, in modo che tutti i biodistretti possano presentare le loro istanze”, ha precisato Laura Viganò di CREA. Ed è altrettanto essenziale coinvolgere i cittadini, che molto spesso non sanno di essere residenti nel biodistretto.
Diventa quindi fondamentale per la riuscita del progetto, l’interscambio tra agricoltori e attori territoriali dello stesso biodistretto, e di distretti differenti. Bisogna poi imparare a coinvolgere gli imprenditori agricoli, singoli o associati, che non abbiano ancora adottato il metodo di agricoltura biologica. Un ruolo di primo piano va, infine, affidato alla ricerca scientifica.
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