La popolazione mondiale sta invecchiando rapidamente: si prevede che il numero di persone di età superiore ai sessant’anni raddoppierà entro il 2050, fino a raggiungere quasi 2,1 miliardi di individui. Fino a 246 milioni di anziani in più, rispetto a oggi, saranno esposti a livelli pericolosamente alti di calore, specialmente in Asia e in Africa.
L’allarme arriva da un gruppo di ricercatori e ricercatrici del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC) e dell’Università di Boston. Lo studio è stato pubblicato il 14 maggio sulla rivista Nature Communications.
Ondate di calore e salute umana
L’aumento dell’intensità, della durata e della frequenza delle ondate di calore rappresenta una minaccia diretta per la salute dei cittadini, specialmente quelli più anziani, che sono maggiormente vulnerabili all’ipertermia e agli altri rischi derivanti dall’esposizione al calore.
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“Entro il 2050, più del 23 per cento della popolazione mondiale di età superiore ai 69 anni vivrà in climi con esposizione acuta al calore superiore alla soglia critica di 37,5 °C”, spiega Giacomo Falchetta, ricercatore presso il CMCC e l’Università Ca’ Foscari Venezia.
Adattamento e servizi sanitari
“Gli effetti sono previsti essere più gravi in Asia e Africa, continenti che potrebbero avere anche le capacità di adattamento più basse”, aggiunge Deborah Carr, professoressa di sociologia presso l’Università di Boston e direttrice del Centro per l’innovazione nelle scienze sociali, co-autrice dello studio.
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Sarà quindi necessario sostenere i Paesi più vulnerabili nei loro sforzi di adattamento e prevedere anche un aumento della domanda di servizi sociali e sanitari, secondo i ricercatori.
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