Le ricerche condotte a bordo della nave rompighiaccio “Laura Bassi” dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS) hanno portato a una scoperta straordinaria: una catena di vulcani sottomarini al largo della Terra Vittoria, in Antartide.
Il progetto BOOST
I primi indizi della presenza dei vulcani erano emersi lo scorso anno durante la 38esima spedizione italiana. La conferma è poi arrivata nel corso della 39esima campagna, conclusasi a inizio marzo 2024 e finanziata dal Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA) nell’ambito del progetto BOOST, coordinato dall’Università di Genova.
Le caratteristiche della catena vulcanica
Nello specifico, la catena di vulcani è ubicata a circa 70° di latitudine sud e circa 60 chilometri al largo della remota Costa di Pennell, in una zona dove le correnti circumantartiche dell’Oceano Meridionale si incontrano con le acque del Mare di Ross. Presenta una lunghezza di circa 50 km e una larghezza massima di 15 km e le sue cime, pur elevandosi di oltre 1.500 metri rispetto al fondo oceanico circostante, restano nascoste sotto il mare. Il punto più elevato del complesso vulcanico è a circa 600 metri di profondità.
Le implicazioni dal punto di vista geologico e chimico
“Le nostre prime analisi rivelano l’esistenza di un complesso vulcanico principale, che occupa una superficie di oltre 500 km², costituito da un insieme di coni allineati lungo una direttrice nord-sud, e una seconda dorsale, sempre di probabile origine vulcanica ma di dimensioni più ridotte, nella parte meridionale dell’area studio”, specifica Dario Civile, responsabile dell’Unità di ricerca dell’OGS.
“Il vulcanismo sembrerebbe essere geologicamente recente, ma la sua origine ed età rimangono ancora da determinare con esattezza. La scoperta di una catena vulcanica giovane e caratterizzata da risalita di lava e fluidi ha implicazioni sia dal punto di vista geologico e geodinamico, sia dal punto di vista fisico/chimico, nonché della composizione delle acque e delle interazioni con la biosfera”.
Gli studi relativi all’evoluzione del nostro Pianeta
L’obiettivo dei ricercatori è infatti quello di ottenere risultati utili alla comprensione dei cambiamenti globali che caratterizzano l’evoluzione del sistema Terra. “L’area studiata dal progetto rappresenta una zona chiave per comprendere l’interazione tra i processi geologici legati ai movimenti delle placche litosferiche e l’evoluzione delle calotte glaciali antartiche”, sottolinea Laura Crispini, docente dell’Università di Genova e responsabile scientifica del progetto.
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“In passato, la zona è stata quasi per nulla investigata, ma grazie anche alla combinazione di nuove opportunità logistiche, associate alla presenza di un esperto equipaggio tecnico e scientifico a bordo della N/R Laura Bassi, siamo riusciti a registrare un nuovo traguardo esplorativo per future ricerche”, conclude Crispini.
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