Anno 2024: l’Europa brucia

Secondo il rapporto “Stato europeo del clima 2024”, il nostro continente si riscalda a un tasso doppio rispetto alla media globale

 

GeneraleQual è stato l’impatto del clima sulla vita degli europei nell’anno che per la prima volta ha superato i 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali? E’ quanto viene analizzato dal rapporto European State of the Climate 2024, pubblicato oggi 15 aprile, e frutto della collaborazione tra gli scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S) e la World Meteorological Organization (WMO). Il rapporto si propone di esplorare lo stato attuale del clima in Europa per fornire una panoramica chiara della situazione e possibili risposte per la politica.

Il 2024 segna un punto di svolta critico per il clima globale. L’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato, confermando un trend allarmante. In Europa le sfide climatiche sono senza precedenti, amplificate dalla rapida velocità del riscaldamento, doppia rispetto alla media globale.

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L’Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente. Ma anche l’Artico è una delle regioni in più rapida crescita. L’anno scorso la temperatura media estiva delle Svalbard, in Norvegia, ha raggiunto un nuovo record, superando di oltre 2,5 gradi la media”, ha esordito nel suo keynote speech Florence Rabier, direttore generale ECMWF, European Centre for Medium-Range Weather Forecasts.

L’aumento costante delle temperature nel nostro continente sta avendo un impatto diretto sulla salute umana, con un incremento dello stress da caldo, influenzato non solo dalle temperature, ma anche da vento e umidità, sempre più marcati. Oltre agli effetti diretti del calore, si osservano forti cambiamenti in altri indicatori climatici: quasi un terzo dei fiumi europei ha superato la soglia di allerta per inondazioni, evidenziando l’intensificazione degli eventi estremi e la crescente vulnerabilità del territorio.

Il rapporto dedica particolare attenzione ad alcune aree tematiche:

  • Temperature e stress termico
  • Regione artica e perdita di ghiaccio
  • Eventi Estremi: Inondazioni, Tempeste e Incendi
  • Resilienza urbana e rischi climatici

Ondate di calore e stress termico

Gli impatti più marcati si registrano nelle regioni sudorientali e meridionali, Italia inclusa. Pur avendo superato la soglia di 1.5°C, l’Accordo di Parigi non è ancora stato violato, poiché valuta medie a lungo termine prolungate nell’arco di 20 anni. Tuttavia, la media quinquennale di 1.3°C sopra i livelli preindustriali ci mette alle strette.

L’analisi delle condizioni climatiche medie europee nel 2024 rivela un anno segnato da temperature eccezionalmente elevate: il 45% dei giorni ha superato notevolmente la media e il 12% ha fatto registrare nuovi picchi di calore.

In particolare, il sudest del continente, comprese alcune regioni italiane, ha visto durante l’estate 2024 un periodo di caldo estremo prolungato. La regione ha subito sei ondate di calore tra giugno e settembre, inclusa una di 13 giorni, la più lunga mai registrata, che ha colpito il 55% del territorio. In totale, 43 dei 97 giorni estivi sono stati caratterizzati da ondate di calore.

Oltre alle temperature diurne elevate, si è registrato un numero senza precedenti di notti tropicali, durante le quali il termometro non è sceso sotto i 20° C. Questo ha contribuito ad aumentare lo stress da caldo. Lo Universal Thermal Climate Index (UTCI) è un indicatore che valuta l’impatto del calore sul corpo umano considerando anche l’umidità, il vento e l’intensità del sole. In Europa sudorientale, l’estate ha fatto registrare un’anomalia di 3,3°C sopra la media nell’Indice UTCI. Si sono contati ben 66 giorni di forte stress da caldo (temperatura percepita di almeno 32°C) rispetto a una media di 29 giorni.

Riguardano da vicino l’Italia i motivi che portano a definire l’Europa un “climate hot-spot”, dove gli impatti del cambiamento climatico sono particolarmente forti o repentini e le vulnerabilità particolarmente elevate.

L’Europa è incredibilmente diversificata dal punto di vista geografico, climatico, socio-economico. In alcune aree, il riscaldamento è relativamente moderato e la capacità di adattamento piuttosto elevata. Non tutte le regioni corrispondono alla descrizione di climate hotspot. Ma alcune regioni sì, e un buon esempio è la regione mediterranea, ampiamente riconosciuta come un punto critico, con un riscaldamento superiore alla media, una prevista diminuzione delle precipitazioni, un crescente rischio di siccità, incendi, forti vulnerabilità socio-economiche ed ecologiche”, spiega Samantha Burgess, strategic lead per il clima presso ECMWF.

Riscaldamento dell’Artico europeo e perdita dei ghiacciai

Anche l’Artico ha vissuto un 2024 eccezionalmente caldo, classificandosi come il terzo anno più caldo di sempre. L’estate, la terza consecutiva a registrare temperature record, ha superato il primato del 2023 di oltre un grado. Nel suo complesso (tutte le aree a nord del Circolo Polare Artico), la temperatura media annuale è stata di 1,11°C sopra la media. Sulla terraferma artica, la temperatura è stata di +1,34°C.

Nell’Artico europeo, le condizioni estive hanno mostrato una marcata eterogeneità termica: l’aumento significativo delle temperature, in particolare nell’Artico europeo orientale, ha accelerato la fusione dei ghiacciai in Svalbard e Scandinavia, portando a una perdita di massa senza precedenti.

Le Svalbard e l’Europa centrale scandinava si confermano tra le aree a maggiore velocità di ritiro glaciale a livello globale. La perdita di massa dei ghiacciai, sia alpini che scandinavi, è proseguita negli ultimi dieci anni, con un’eccezionale riduzione dello spessore nel 2024, seppur meno marcata rispetto ai record negativi del 2022 e 2023.

Lo scioglimento dei ghiacciai è senza precedenti e per questo le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2025 anno internazionale della conservazione dei ghiacciai. Dall’inizio delle registrazioni nel 1975, i ghiacciai di tutto il mondo hanno perso in totale più di 9.000 milioni di tonnellate. Ciò equivale a un enorme blocco di ghiaccio delle dimensioni della Germania con uno spessore di 25 metri”, ha dichiarato nel suo intervento Celeste Saulo, segretario generale del WMO.

East West Europe
contrasti tra est e ovest_ Stato Europeo del Clima

Eventi estremi: inondazioni, tempeste e incendi

L’anno scorso, l’Europa ha sperimentato inondazioni diffuse, le più estese dal 2013, con un significativo superamento delle soglie di alluvione in molte reti fluviali. Secondo l’IPCC, l’Europa è una delle regioni a maggiore rischio di inondazioni, un dato allarmante che sottolinea l’urgenza di azioni preventive. Il rapporto approfondisce due eventi estremi: la tempesta Boris e le devastanti inondazioni di Valencia.

La tempesta Boris, nel settembre 2024, ha colpito l’Europa centrale e orientale con precipitazioni estreme, causando inondazioni in otto paesi, compresa l’Italia, e provocando vittime e danni ingenti. A ottobre, Valencia e le regioni circostanti sono state colpite da inondazioni catastrofiche, con un bilancio di oltre 232 vittime. Le piogge torrenziali hanno battuto ogni record, evidenziando la crescente intensità degli eventi meteorologici estremi.

Oltre alle inondazioni, è lunga la lista delle ondate di calore, ondate di freddo, tempeste e incendi. In particolare, gli incendi in Portogallo hanno devastato vaste aree. Eventi estremi hanno causato la perdita di almeno 335 vite, colpito centinaia di migliaia di persone e provocato danni economici stimati in 18 miliardi di euro, con l’85% attribuito alle inondazioni. Il rapporto evidenzia anche iniziative di resilienza climatica e adattamento in tutta Europa.

Una particolarità emersa nel 2024 è il contrasto di temperature e precipitazioni tra Europa occidentale ed Europa orientale.

Carlo Buontempo“I dati degli ultimi 20 anni mostrano che un contrasto est-ovest così marcato come quello del 2024 è relativamente insolito. La maggior parte delle proiezioni future sottolineano un contrasto nord-sud, con un aumento della siccità a sud, dovuto a variazioni nelle precipitazioni e all’aumento dell’evaporazione, e diverse condizioni meteorologiche a nord. Il tipo di contrasto est-ovest del 2024 è meno discusso e, allo stato attuale, è difficile affermare con certezza se il contrasto osservato nel 2024 sia stato correlato al cambiamento climatico. Certamente, i cambiamenti nella circolazione sono un elemento importante in questa divisione”, spiega Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service

Resilienza urbana e rischi climatici

Particolare focus per il 2024 viene dato al tema della resilienza delle abitazioni a fronte di eventi climatici estremi. Le città europee, dove vive una crescente popolazione, sono minacciate.

Ondate di calore, ma soprattutto le inondazioni, mettono a rischio l’ambiente costruito e le infrastrutture. Si prevede che i danni aumenteranno fino a dieci volte entro la fine del secolo, aggravati dall’invecchiamento delle strutture e dall’aumento della domanda. La valutazione dei rischi climatici evidenzia la vulnerabilità di 34 su 36 tra le maggiori città europee, con impatti potenzialmente catastrofici su ecosistema, salute, infrastrutture, cibo ed economia.

Le inondazioni sono identificate come il rischio più urgente, con l’Europa che registra un aumento significativo della vulnerabilità, secondo l’IPCC. Le città, con il loro elevato deflusso superficiale durante le alluvioni, sono particolarmente a rischio. Tra il 2011 e il 2021, circa il 27% delle aree urbane ha visto un aumento significativo della popolazione che vive in zone a rischio.

Nonostante le sfide, le città europee stanno adottando misure di adattamento, con circa 90.000 azioni segnalate nel 2022. Le risposte più comuni includono sia soluzioni tecnologiche, come il riciclo dell’acqua e la progettazione di edifici resistenti al clima, sia approcci nature-based. In Europa, il 91% dei piani d’azione climatici locali integra queste misure, con esempi che spaziano dalle gare di urbanistica verde nei Paesi Bassi alla creazione di rifugi climatici a Milano e di giardini umidi a Bratislava.

“Sono necessari sforzi continui per migliorare la capacità di affrontare le sfide climatiche. L’adattamento è necessario in tutti i settori e a tutti i livelli di governance, affrontando sia gli impatti climatici attuali sia proteggendo le città dai rischi futuri”, commenta Andrew Ferroni, vicedirettore Clima al Ministero dell’Ambiente di Lussemburgo per conto del WMO.


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Consulente e ricercatrice freelance in ambito energetico e ambientale, ha vissuto a lungo in Europa e lavorato sui mercati delle commodity energetiche. Si è occupata di campagne di advocacy sulle emissioni climalteranti dell'industria O&G. E' appassionata di questioni legate a energia, ambiente e sostenibilità.