economia blu

La federazione del Mare e il cluster tecnologico nazionale Blue italian growth – Big hanno firmato a La Spezia, il 28 settembre, il protocollo d’intesa per la divulgazione del valore dell’economia blu. Nelle intenzioni dei soggetti promotori, la collaborazione vuole favorire la conoscenza diffusa della risorsa mare, a partire dai temi socio-economici e di relazioni internazionali. Ma anche mobilità sostenibile e strategia carbon free. I rispettivi presidenti, Mario Mattioli e Giovanni Caprino, hanno suggellato l’intesa a bordo della nave Amerigo Vespucci, in occasione della manifestazione marittima Seafuture 2021.

La filiera del mare come volano per l’economia blu

Mettere a sistema le piccole medie imprese locali e le grandi aziende nei diversi settori dell’economia blu serve a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di neutralità climatica: “È questo il ruolo che i cluster marittimi svolgono come mediatori tra le regioni dell’UE e i paesi marittimi vicini”, ha affermato Mattioli in occasione dell’accordo di partnership. Grazie alle loro caratteristiche, i cluster marittimi hanno infatti la capacità di contribuire alla trasformazione della catena del valore dell’economia blu per conseguire la riduzione delle emissioni di CO2, rendendo i trasporti marittimi e i porti più ecologici”.

Per fare questo, occorre mettere a rete competenze e idee, anche in una prospettiva internazionale. Ne è convinto Caprino: “In questa fase di grandi cambiamenti e di sviluppo, l’economia del mare guarda ad una crescita che deve essere sempre più sostenibile e, insieme agli altri comparti sta affrontando una delle sfide più impegnative per il Paese”.

Trasformare l’economia del mare dell’UE per un futuro sostenibile

La Commissione europea sta favorendo un nuovo approccio per un’economia del mare sostenibile, i cui principi sono stati raccolti in una comunicazione del 17 maggio scorso. Alla luce del Green deal europeo, l’economia blu dell’UE può contribuire a conseguire gli obiettivi della sfida contro i cambiamenti climatici. Se avviata su un percorso più sostenibile diventerà una fonte di azioni e di idee in grado di creare innovazione, stimolare una ripresa rapida e duratura.

Pertanto l’Ue vuole un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, che elimini gradualmente le emissioni nette di gas a effetto serra e tuteli il capitale naturale: è questa la visione dell’UE.

Stando ai dati della Commissione UE, l’economia blu è un settore strategico che fornisce 4,5 milioni di posti di lavoro diretti in Europa. Comprende tutte le industrie e i settori connessi agli oceani, ai mari e alle coste, sia che le loro attività si svolgano in ambiente marino (trasporti marittimi, pesca e produzione di energia) o a terra (porti, cantieri navali, acquacoltura terrestre, produzione di alghe e turismo costiero).

Si tratta di un segmento ampio e in rapida evoluzione, che nell’ultimo decennio ha adottato misure significative per modernizzarsi e diversificarsi verso le energie rinnovabili oceaniche, la bioeconomia blu, la biotecnologia e la desalinizzazione. Per sostenere la decarbonizzazione e il disinquinamento dell’economia del mare, la Commissione intende: creare un forum blu per gli utenti del mare; promuovere l’uso dei fondi dell’UE per rendere il trasporto marittimo più ecologico; utilizzare il nuovo fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura e incentivare le flotte pescherecce nell’adozione di motori e tecnologie più puliti; realizzare porti a emissioni zero; aiutare gli Stati membri a reagire agli incidenti di inquinamento marino.

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