Un continente che ospita il 13% della popolazione mondiale, ma che a livello di consumo di energia elettrica raggiunge solo il 4%. Sono questi i numeri paradossali che descrivono la situazione energetica del continente africano, una questione di cui si è parlato nell’ottava edizione del Festival dell’energia (Milano 28- 30 maggio) durante l’incontro intitolato “In via di sviluppo (energetico)”.
Un’occasione per fare il punto sulla problematica dell’accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione alle criticità legate all’accesso all’energia, e per discutere delle politiche messe in atto dal nostro Paese su questo fronte.
In particolare tra le questioni cruciali da affrontare, come ha spiegato Alessandro Clerici, presidente onorario del World Energy Council italiano, c’è quella di come alimentare le aree che sono particolarmente isolate. “Una delle soluzioni – ha affermato Clerici – potrebbe essere alimentare queste zone con il diesel trasportando il combustibile anche da 1000 km con autobotti dal porto più vicino, l’altra potrebbe essere utilizzare risorse convenzionali come carbone, petrolio che sono reperibili localmente per fare delle piccole centraline. Un’altra via potrebbe essere quella delle risorse rinnovabili programmabili come idroelettrico e biomasse, un’altra ancora le rinnovabili non programmabili come fotovoltaico o eolico. ” (nel video l’intervista completa).
In questo terreno complesso, dove interventi di carattere pubblico in tema di infrastrutture possono essere effettuati solo in zone specifiche per i rischi politici e di governance che comportano e per gli elevati costi economici, quali sono le strategie che l’Italia sta cercando di mettere in atto?
Uno dei percorsi che si vuole intraprendere, sul modello di altri Stati europei, è quello di una via intermedia tra il profit e il non profit. “In Italia – ha spiegato Lia Quartapelle, deputata PD – ci siamo dotati, con la legge 125 del 2014, che riforma l’ordinamento della cooperazione internazionale, di un sistema che permette di attivare risorse pubbliche in progetti che sono a metà tra il pubblico e il privato, pensando in particolare al tema dell’elettrificazione delle zone rurali.” In altreparolel‘obiettivo è quello di mettere il settore pubblico nelle condizioni di diminuire i costi, o del rischio o degli investimenti, per il privato, in modo da favorire progetti legati alla realizzazione di infrastrutture.
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