2024: oltre la media di 1,5°C

Presentato online il rapporto Global Climate Highlights 2024 di Copernicus

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Il 2024 si conferma l’anno più caldo mai registrato a livello globale dal 1850 e il primo anno solare in cui la temperatura media supera il limite di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

Il 9 gennaio 2025 i responsabili scientifici del Copernicus Climate Change Service (C3S), insieme ai rappresentanti del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), del European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) e della Commissione Europea, hanno presentato i nuovi dati del rapporto Global Climate Highlights 2024 (GCH).

“Manuale di sopravvivenza per l’umanità”, si citava in occasione del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC del 2021 e, forse, anche in quest’occasione non siamo lontani dallo stesso concetto. Tanto più che si è più volte fatto riferimento al Rapporto dell’IPCC ricordando che l’attività umana è la principale responsabile del riscaldamento.

“Oggi ci concentriamo sul nostro ruolo di esperti di monitoraggio del clima e dell’atmosfera per comprendere meglio lo stato del nostro pianeta e per fornire i dati scientifici necessari a ciò che responsabili governativi, ma non solo, possano prendere le decisioni giuste”, ha dichiarato nel suo keynote speech Florence Rabier, direttore generale dell’ECMWF.

L’ECMWF è un’organizzazione intergovernativa che gestisce due servizi del programma di Osservazione della Terra Copernicus dell’UE: il Copernicus Atmosphere Monitoring Service  e il Copernicus Climate Change Service. Monitorando i principali indicatori climatici, i suoi esperti hanno documentato il record di temperature giornaliere, mensili e annuali del 2024. Oltre all’attività umana – che resta il principale responsabile dei picchi di temperatura osservati – entrano in gioco anche altri fattori, tra cui l’Oscillazione Meridionale El Niño.

La novità di quest’anno è lo “sforzo congiunto”: diverse organizzazioni internazionali (ECMWF, NASA, NOAA, UK Met Office, Berkeley Earth, WMO) hanno deciso di coordinarsi per il rilascio dei propri dati, che evidenziano tutti le condizioni eccezionali del 2024.

“Siamo grati per tutti gli sforzi che i nostri scienziati e collaboratori hanno profuso nella produzione di questo rapporto, ampiamente riconosciuto come un lavoro autorevole. Siamo lieti che quest’anno, per la prima volta, stiamo coordinando la pubblicazione dei risultati globali con gli studi di altre organizzazioni”, ha concluso la DG del ECMWF.

I punti chiave

Il rapporto offre una serie di informazioni essenziali per sostenere lo sforzo internazionale di monitoraggio del clima e le azioni mirate all’adattamento climatico. I risultati possono essere suddivisi per macro categorie: 1. dati globali sulla temperatura dell’aria in superficie; 2. dati sulle temperature marine in superficie (SST); 3. dati sulle temperature in Europa.

Elementi principali sulla temperatura dell’aria in superficie:

  • La temperatura media globale è di 15,10°C (+ 0,72°C rispetto alla media 1991-2020 e +0,12°C rispetto al 2023). Negli ultimi 10 anni (2015-2024), ogni anno è risultato il più caldo mai registrato.
  • Il 2024 è di 1,60°C al di sopra delle stime pre-industriali (1850-1900), diventando così il primo anno solare a superare il limite di 1,5°C.
  • Su base mensile, la temperatura ha superato il limite di 1,5°C per 11 mesi l’anno.
  • Ad eccezione di Antartide e Australasia, il 2024 è stato l’anno più caldo per tutte le regioni continentali (ma anche per importanti sezioni oceaniche).
  • Il 2024 ha visto tre stagioni calde da record: inverno boreale, primavera boreale, estate boreale: rispettivamente +0,78°C, +0,68°C e +0,69°C rispetto alla media 1991-2020.
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Temperatura globale dell’aria in superficie 2024

Elementi principali sulle temperature marine in superficie:

  • Nel 2024, la temperatura media annuale della superficie marina (SST) sull’oceano extrapolare ha raggiunto il record storico di 20,87°C: +0,51°C della media 1991-2020.
  • Da gennaio a giugno 2024, la SST media sull’oceano extrapolare ha raggiunto livelli record: da luglio a dicembre 2024, la SST è stata la seconda più calda mai registrata dopo il 2023.
  • Il 2024 ha visto la fine dell’evento El Niño iniziato nel 2023 e la transizione verso condizioni più neutre.

Elementi principali sulle temperature in Europa:

  • Relativamente all’Europa, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato. La temperatura media è stata di 10,69°C: +1,47°C rispetto al periodo di riferimento 1991-2020 e +0,28°C rispetto al precedente record del 2020.
  • Anche primavera e estate hanno raggiunto livelli record, con temperature medie primaverili pari a +1,50°C rispetto alla media stagionale 1991-2020 e con una temperatura media estiva di +1,54°C contro la media stagionale 1991-2020.
GCH2024 PR Fig3 Table Key Temperature Statistics
statistiche chiave sulla temperatura 2024

Anomalie ed estremi nel 2024

Per comprendere l’eccezionalità delle temperature nel 2024, un indizio cruciale risulta essere l’andamento dei dati mensili. La prima metà del 2024 è stata caratterizzata da temperature eccezionalmente calde, con ogni mese più caldo rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il persistere di temperature così elevate durante i primi sei mesi del 2024 è probabile abbia provocato il superamento dei livelli 2023 come anno più caldo mai registrato.

“Ogni anno dell’ultimo decennio è uno dei dieci più caldi mai registrati. Queste alte temperature globali, unite ai livelli record di vapore acqueo atmosferico nel 2024, hanno comportato ondate di calore e forti precipitazioni senza precedenti, causando sofferenza a milioni di persone”, ha dichiarato Samantha Burgess, strategic lead for Climate, ECMWF, durante il suo intervento.

La particolarità del 2024 è che è stato il primo anno solare a registrare una temperatura annuale superiore alla fatidica soglia di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. C’è da ricordare, però, che questo dato non si traduce nel superamento del limite fissato dall’Accordo di Parigi, poiché in quel caso, il riferimento è la registrazione di temperature anomale mediate su un arco di lungo periodo, di almeno di 20 anni. Resta il fatto che il dato sottolinea un aumento preoccupante.

Rispetto poi ai driver principali del riscaldamento nel 2024, la parte del leone continuano a farla le attività dell’uomo e le concentrazioni in atmosfera dei gas serra. In particolare, le concentrazioni atmosferiche di CO2 e CH4 sono continuate ad aumentare a livello globale, raggiungendo rispettivamente 422 parti per milione e 1897 parti per miliardo. La differenza è data dal tasso di aumento di CO2 e CH4: il tasso di aumento della CO2 è risultato superiore rispetto a quanto osservato negli ultimi anni, mentre quello del metano è stato inferiore rispetto agli ultimi anni.

GCH2024 PR Fig6 Timeseries GHG Concentrations
Concentrazione atmosferica globale di CO2 e CH4

“Questo rapporto dimostra il valore critico delle nostre attività di monitoraggio. Secondo i dati di C3S e CAMS, nel 2024 i gas serra atmosferici hanno raggiunto i livelli annuali più alti mai registrati in atmosfera”, commenta Laurence Rouil, direttore del CAMS.

Anche il ruolo del vapore acqueo, il più abbondante gas serra naturale in atmosfera, viene preso in considerazione nel GCH 2024, con circa il 5% in più rispetto alla media 1991-2020 e con un valore nettamente più alto del 2023.

Durante il suo intervento, Mauro Facchini, capo unità Osservazione della Terra, DG DEFIS, ha dichiarato: “Come abbiamo già visto lo scorso anno, il 2024 è iniziato con temperature e concentrazioni di gas serra da record. L’urgenza dell’azione climatica non è mai stata così importante. Monitorando il modo in cui cambia il clima – e i rischi connessi – possiamo pianificare un futuro più resiliente. L’Unione Europea si è impegnata a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e del 90% entro il 240: la sfida è chiara ed estremamente ambiziosa”.

Il fascino discreto delle politiche di adattamento

L’Europa si riscalda più velocemente rispetto alla media globale e il Mediterraneo rappresenta il nostro principale hotspot. La regione è colpita in modo particolare da un insieme di cambiamenti climatici, comprese le frequenti ondate di calore. Ne abbiamo visto alcuni esempi negli ultimi anni con le temperature record in Spagna e in Italia. Ma c’è da aspettarsi anche un aumento della siccità prolungata e più precipitazioni. Nell’ultimo anno si è assistito a diversi casi di questo tipo: Valencia, Emilia-Romagna, Slovenia, Grecia, Libia.

Poiché ci troviamo di fronte a eventi climatici senza precedenti, i sistemi tradizionali per rispondere a eventi estremi sono messi a dura prova. Ecco perché l’adattamento non è più un’opzione, ma una necessità. E’ uno degli elementi che emerge dal dibattito. Ma se l’adattamento è una necessità e le informazioni sui rischi climatici sono ampiamente disponibili, come si potrà proteggere la popolazione sulla base delle evidenze raccolte come strumenti per informare i policy makers?

Una risposta potrebbe essere quella di potenziare i sistemi di allerta precoce, che hanno il potenziale di salvare vite e mezzi di sussistenza, come l’ iniziativa Early Warning for All, poiché rappresenta un impegno a sfruttare tecnologie e modelli previsionali che descrivono il clima in evoluzione.

Carlo Buontempo Direttore Del Copernicus Climate Change Service
Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service

Se implementati correttamente, questi sistemi non solo migliorano la nostra capacità di risposta, ma aiutano anche i servizi nazionali e le comunità a prepararsi per i maggiori rischi che stiamo già affrontando”, commenta Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service. Poi aggiunge: Ci troviamo di fronte a sfide climatiche molto nuove a cui la nostra società non è preparata. Quindi, in un certo senso, la cosa migliore che possiamo fare è basarci sulle prove di cui disponiamo e sviluppare servizi e sistemi di allerta precoce che possano garantire la protezione e migliorare efficacemente il nostro benessere. Abbiamo gli strumenti, i dati e le risorse per farlo.  In un certo senso si tratta di una sfida monumentale per la società e non è di facile attuazione. Ma abbiamo gli ingredienti per farlo”.

A completare l’argomento interviene Mauro Facchini, del DG DEFIS, secondo cui le evidenze scientifiche devono servire per preparare al meglio le azioni da intraprendere. Qualcosa si sta muovendo, a livello di regioni, a livello di stati. Il ruolo della pianificazione urbana e della gestione del territorio, ad esempio, sono di primaria importanza. Ma a volte è il territorio a non essere adatto ai cambiamenti. Quindi diventa fondamentale cambiare qualcosa nel modus operandi con cui si fanno le cose. Ferma restando l’importanza della mitigazione e della riduzione emissiva, nel breve termine bisogna essere pronti a adattarci se si vogliono ridurre gli impatti sulla vita quotidiana.


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Consulente e ricercatrice freelance in ambito energetico e ambientale, ha vissuto a lungo in Europa e lavorato sui mercati delle commodity energetiche. Si è occupata di campagne di advocacy sulle emissioni climalteranti dell'industria O&G. E' appassionata di questioni legate a energia, ambiente e sostenibilità.