L’idrogeno verde è la tecnologia che il maggior numero di aziende energetiche sta puntando ad aumentare con gli investimenti già nell’anno corrente, seguita dal solare fotovoltaico, dall’eolico offshore galleggiante e dalla cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs). Gran parte dell’industria sta aumentando gli investimenti nella transizione energetica ma è significativo che soltanto il 42% resta ottimista sul fatto che la propria azienda possa raggiungere i suoi obiettivi climatici e che il 28% sia invece pessimista. Lo rivela il report globale The Power of Optimism: Managing scale and complexity as the energy transition accelerates che analizza le opinioni di oltre mille professionisti senior dell’energia, elaborato da Dnv.
La previsione è che le aziende del settore energetico aumenteranno la scalabilità e la diffusione della loro collaborazione nell’anno a venire, lavorando con nuovi stakeholder per adattarsi alla decarbonizzazione. Ma c’è di più: “Molti nell’industria credono che la Cop26 non abbia raggiunto sufficienti obiettivi e che i fallimenti della politica stiano trattenendo una maggiore incidenza sul cambiamento climatico. Meno della metà sostiene che gli obiettivi di rete zero nel Paese o nel territorio in cui ha sede la propria azienda sono realistici e raggiungibili. L’industria trova nell’accordo sulle regole per un mercato globale del carbonio il risultato più gradito e incoraggiante della Cop26”, si legge a commento nella nota stampa.
Transizione fa rima con digitalizzazione
Un altro punto messo in risalto dal report è che la gran parte dell’industria sta aumentando l’attenzione sulla digitalizzazione: “Un sistema energetico decentralizzato è impossibile senza sistemi digitali”, viene spiegato a tal riguardo.
“Si stanno creando nuove partnership mentre l’industria energetica sviluppa nuove catene di valore in aree come l’idrogeno, il Ccs e lo stoccaggio di energia. L’innovazione e la digitalizzazione stanno giocando ruoli centrali mentre l’industria cerca di scalare le tecnologie e gestire la crescente complessità del sistema energetico, dalla decentralizzazione della generazione di energia e lo stoccaggio, alla variabilità delle fonti rinnovabili, alla diversità degli input integrati con le reti di gas ed elettricità, i trasporti e i processi industriali”, dichiara nella nota stampa Ditlev Engel, ceo Energy systems di Dnv.
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Barriere per la crescita
La carenza di competenze è la più grande barriera alla crescita dell’industria energetica, seguita dalla mancanza di supporto politico. I protagonisti del settore delle fonti rinnovabili sostengono che i problemi relativi ai permessi e alle licenze rappresentano la più grande barriera alla crescita: i settori dell’energia e delle rinnovabili indicano le pressioni della catena di approvvigionamento come un elemento ostativo. Quasi due terzi dell’industria energetica ritiene che i problemi della catena di approvvigionamento stiano rallentando la transizione energetica.
“Anche il mantenimento di un approvvigionamento energetico affidabile è fonte di preoccupazione, con molti nell’industria del petrolio e del gas convinti che non si stia investendo abbastanza nell’esplorazione e nell’espansione a monte per soddisfare la domanda futura. Circa il 38% degli intervistati nel settore del petrolio e del gas afferma che la loro organizzazione sta trovando sempre più difficile assicurarsi finanziamenti a prezzi ragionevoli per portare avanti i progetti”, viene riportato nella nota stampa.
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