Il piano nazionale per l’efficientamento della rete idraulica presentato questa mattina dall’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) è davvero ambizioso: 4 miliardi di euro per 3.000 interventi dislocati in tutta Italia, con un occhio di riguardo al Mezzogiorno. La promessa è di 21.000 posti di lavoro.
Il piano Anbi per l’efficientamento della rete idraulica
L’ambizione si poggia su un’opportunità importante: i 750 miliardi di euro messi in campo dall’Unione europea con il Recovery fund per la ripresa dal Covid-19. L’Italia è tra i paesi che ne beneficeranno di più, con 209 miliardi di euro. La progettazione, concreta e lungimirante, sarà il criterio essenziale per ottenerli. “I progetti previsti dal piano Anbi rispondono a pieno al Recovery fund e faranno leva anche sui fondi del Piano di sviluppo rurale”, ha spiegato il presidente Francesco Vincenzi (nella foto). L’opportunità per i consorzi di bonifica e per tutto il mondo agricolo di aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici è ghiotta. Soprattutto, ha ricordato Vincenzi, alla luce del fatto che “siamo ancora in attesa del decreto interministeriale di 500 milioni di euro che finanzi i consorzi di bonifica”.
Spirito di collaborazione interministeriale
La presentazione del piano è stata l’occasione per evidenziare l’affiatamento tra i ministeri competenti: Trasporti, Agricoltura e Ambiente. Assecondando ognuno le proprie competenze, i dicasteri si dicono intenzionati a lavorare in maniera integrata con “un totale di 7 miliardi di euro”, ha commentato il sottosegretario al Mit, Salvatore Margiotta, “in totale coerenza con quanto dice l’UE”. “Abbiamo le carte in regola per ottenere le risorse e spenderle velocemente”, ha aggiunto. Il DL Semplificazioni, ha ricordato, sarà lo strumento per snellire tutte le fasi della progettazione e realizzazione: “Le procedure autorizzative, la valutazione di impatto ambientale e la realizzazione dell’opera”.
Tra le proposte che saranno inviate a Bruxelles, ha spiegato il sottosegretario al Mipaaf, Giuseppe L’Abbate, ci sono “due piani per la gestione delle acque”. Le tempistiche serrate fissate dal Recovery fund, ne è convinto, offriranno all’Italia l’opportunità di rilanciare la produttività – e la competitività – delle imprese.
Dissesto idrogeologico, uso efficiente dell’acqua e rifiuti
Guardando ai dati idrogeologici del territorio italiano, ha detto il sottosegretario al Minambiente, Roberto Morassut, “abbiamo una grandissima responsabilità”. Per evitare gli effetti nefasti degli eventi meteorologici estremi, bisognerà “introdurre competenze tecnico-progettuali” tra i dipendenti degli uffici regionali e comunali. La sfida, ha concluso, “è arrivare alla fine del 2023 con le procedure di gara completate e le opere in fase d’avvio”.
I consorzi di bonifica presenti sul territorio sono molto organizzati, anche se “abbiamo aree scoperte dove bisognerebbe fare molto in termini di gestione dell’acqua e abbassamento dei costi produttivi per gli agricoltori”, ha rimarcato Filippo Gallinella, presidente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati. Il loro lavoro va valorizzato, ha rimarcato Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità bacino distrettuale Appennino centrale. “Sono piani di resistenza dei territori e vanno fatti a partire dalla Capitale”. Su Roma “ci sono 700 km di vie d’acqua, tra Tevere e Aniene, che non si vedono nemmeno più: sono state tombate negli ultimi 20-30 anni dallo sversamento dei rifiuti da parte dei cittadini”.
Nuove idee per imprese più forti
Convinti sostenitori dello spirito di collaborazione interministeriale anche Susanna Cenni, vicepresidente della commissione Agricoltura alla Camera, e Gianpaolo Vallardi, presidente commissione Agricoltura al Senato della Repubblica. La Cenni, in particolare, ha offerto una visione più ampia del lavoro dell’UE, facendo cenno al piano per la tutela della biodiversità, e ha evidenziato le opportunità per il Paese “se sarà in grado di mettere in campo qualcosa di nuovo per accrescere la propria competitività”. La transizione ecologica, ha aggiunto, spaventa il mondo dell’agricoltura perché rappresenta un costo, ma è anche vero “che l’Italia potrà avere più vantaggi rispetto ad altri paesi”.
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Piano Anbi: opportunità per il Mezzogiorno
La partita, dunque, è da vincere tutti insieme. “Unire l’aspetto emergenziale con la crescita ordinaria è un’opportunità eccezionale”, ha affermato Fabrizio Curcio, capo dipartimento Casa Italia presso la Presidenza del consiglio dei ministri. Senza dimenticare le opportunità per il Mezzogiorno, dove “c’è un problema davvero” e dove si “può fare qualcosa di importante”, ha commentato Massimo Gargano, direttore generale di Anbi. Come? Recuperando gli invasi e le dighe “che per quasi la metà son piene di terra”. Del resto, ha concluso, L’Anbi ha una responsabilità: quella di rispondere alle esigenze del territorio.
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