Classificazione, certificazione, regolazione, semplificazione e supporto. Potrebbero dirsi i cinque concetti chiave per sviluppare la filiera dell’idrogeno in Italia. Sono i punti chiave del documento Piano d’azione idrogeno – Focus regolamentazione mercato che Confindustria ha presentato lo scorso 10 maggio durante l’evento digitale intitolato “La strategia italiana per l’idrogeno. Prime riflessioni per la creazione di un mercato dell’idrogeno”.

Le proposte di Confindustria per la strategia italiana sull’idrogeno

Al centro del confronto, introdotto dai saluti di Aurelio Regina, delegato Confindustria per l’Energia, e Federico Testa, presidente Enea, alcune soluzioni contenute nel “Piano d’azione idrogeno” che vogliono spianare la strada alla produzione di idrogeno rinnovabile, nell’ottica di aprire nuove porte all’industria, alla ricerca e ai lavoratori del Paese.

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Il sommario del paper di Confindustria

La garanzia d’origine

Il presidente di Uni Giuseppe Rossi insieme a Stefano Cagnoli e Antonio Panvini, rispettivamente direttore generale di Cig e direttore generale di Cti, hanno concentrato l’attenzione sulla garanzia di origine dell’idrogeno decarbonizzato. Il tema, hanno evidenziato, è al centro del progetto promosso insieme a Confindustria sulle priorità di normazione tecnica e sicurezza per la produzione, l’uso e la logistica dell’idrogeno.

La norma di riferimento, cui gli stati membri si devono adeguare, è la direttiva UE 2018/2001, che promuove l’uso delle fonti rinnovabili. La direttiva prevede che la garanzia di origine faccia a sua volta riferimento alla Norma Cen-En 16325 relativa all’energia elettrica, al riscaldamento e raffreddamento e, soprattutto, al gas. Il ruolo della legge è centrale perché assunta a “norma cogente” per i paesi membri e, dunque, determinante nella definizione delle future strategie in materia. Attualmente, è revisionata dall’organo tecnico europeo a coordinamento italiano Uni-Cti per estenderne la copertura dal gas all’ idrogeno.

garanzia d'origine
Garanzia d’origine dell’idrogeno. Slide di Andrea Andruzzi, Confindustria

Le criticità riguardano la poca chiarezza da parte della Commissione europea sulla profondità che la norma deve raggiungere, ha precisato Cagnoli, e sulla mancanza di consenso su come gestire il tema della garanzia di origine relativamente all’immissione nella rete del gas.

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Il principio dell’addizionalità nella garanzia d’origine dell’idrogeno decarbonizzato

Una regolazione efficace

Tornando ai contenuti del position paper sulla strategia nazionale per l’idrogeno, prima che la regolazione sia veramente efficace ci sono molti nodi da sciogliere, come rimarcato da Andrea Andreuzzi, dell’area politiche industriali di Confindustria. Le proposte sul tema riguardano la partecipazione degli elettrolizzatori al mercato dei servizi, lo sviluppo di tali impianti da parte degli operatori del mercato e l’applicazione degli oneri in funzione della configurazione dell’elettrolizzatore evitando doppie imposizioni.

I meccanismi di supporto

Massimo Beccarello, dell’area politiche industriali di Confindustria, ha ricordato che nel Piano nazionale ripresa e resilienza sono previsti 450 milioni di euro alla filiera dell’idrogeno e ulteriori 160 mln per la ricerca e lo sviluppo del vettore. Soprattutto, 500 mln riguardano la produzione di idrogeno in aree industriali dismesse. Guardando ai meccanismi di supporto, in una fase iniziale da qui al 2024, ha proposto Beccarello citando la valutazione preliminare contenuta nel paper, si potrebbe pensare a un approccio “open book che differenzi le componenti di costo tra fissa – a copertura dei capex e degli opex fissi – e variabile – sviluppabile come meccanismo implicito ed esplicito.

Nei successivi cinque anni sarebbe utile optare per meccanismi competitivi strutturati sul “levelized cost of hydrogen“, che colmino le differenze tra costi di produzione di H2 rinnovabile o low carbon e prezzo delle tecnologie grey, o sui contract for difference, basati sulla CO2 emessa. Sul lungo periodo, infine, con l’arrivo di maggiore liquidità sarà possibile sviluppare impianti tramite un mix di strumenti, anche i Ppa.

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I criteri di valutazione del supporto all’idrogeno citati nel paper di Confindustria.

In generale, per stimolare l’uso in ambito industriale si potrebbe pensare a un’estensione dei certificati bianchi. Per i trasporti, il riferimento è ai certificati di immissione e consumo già previsti per il biometano. “Si stratta di strumenti che mondo industriale e produttivo conosce”, ha evidenziato Beccarello.

Luci e ombre

Sul tema dell’idrogeno restano dunque tante idee ma diverse “zone d’ombra“, come evidenziato nelle conclusioni da Gilberto Dialuce, direttore generale al Mims, Mario Fiorentino direttore generale del Mise, Giorgio Graditi direttore Enea e Clara Poletti commissario Arera. In particolare:

“Per una veloce penetrazione dell’idrogeno nel settore energetico”, ha sottolineato Dialuce, “bisogna procedere alla semplificazione normativa e alla riduzione delle barriere regolatorie”. Si sta pensando, ha detto, a un “meccanismo di autorizzazione unica per impianti fino a 1,5 MW di potenza per la produzione di idrogeno che sia comprensivo della parte ambientale”.

Il governo, ha aggiunto il direttore generale del Mims, si sta impegnando per aggiornare le norme di sicurezza per la produzione e il trasporto del vettore, “c’è un gruppo di lavoro del Mite e del ministero dell’Interno”. Infine, saranno emanati decreti applicativi per “definire la parte che riguarda il trasporto, l’ubicazione delle stazioni di rifornimento per i camion”.

La Poletti ha dichiarato che il ruolo del regolatore sullo sviluppo dell’idrogeno non è ancora chiaro. Certo è che “ci sarà l’esigenza di un regolatore indipendente nel caso in cui si configureranno situazioni di monopolio e ci sarà bisogno di integrare le competenze”. Nell’immediato “il primo punto è domandarsi in che misura la regolazione che abbiamo oggi può abilitare, e non creare barriere, lo sviluppo del settore”. Palesando il suo scetticismo sulla possibilità che i costi per la realizzazione dell’infrastruttura per il trasporto dell’idrogeno ricadano sui consumatori, ha concluso invocando la necessità di “uscire da luoghi comuni, uscire dalla comfort zone” e di usare “un approccio flessibile e graduale” considerato che c’è ancora “tempo per imparare” data l’assenza di “una quantità di idrogeno tale da richiedere una riorganizzazione del mercato all’ingrosso, del funzionamento del settore”.

Il convegno è stato il primo dei tre approfondimenti tematici che Confindustria organizzerà insieme all’Enea sui temi, rispettivamente, della regolazione di mercato, della legislazione e normazione tecnica, delle tecnologie industriali.


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Giornalista professionista e videomaker, attenta al posizionamento seo oriented degli articoli e all'evoluzione dei social network. Si occupa di idrogeno, economia circolare, cyber security, mobilità alternativa, efficienza energetica, internet of things e gestione sostenibile delle foreste