Le catastrofi naturali (n°6 con il 17%) e il cambiamento climatico (n°9 con il 13%), scendono nella classifica dei rischi secondo l’Allianz report barometer 2021. Il report, giunto alla decima edizione, frutto di una indagine condotta da Allianz global corporate&specialty (Agcs) riunisce e analizza le opinioni di oltre due mila esperti: Ceo, risk manager, broker, esperti assicurativi provenienti da oltre 92 Stati.
Un dato che rassicura Michael Bruch, global head of Esg di Agcs sarà solo temporaneo: “grazie alla campagna di vaccinazione dovrà tornare all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione di ogni azienda come priorità nel 2021. Molte imprese devono adeguare i loro business per un mondo a basse emissioni di carbonio – e i risk manager devono essere in prima linea in questa transizione”.
La classifica del rapporto Allianz report barometer 2021
Ai primi posti svettano l’interruzione delle attività (45%), l’emergenza sanitaria (28%) e gli incidenti informatici (54%). Si tratta di rischi legati l’uno con l’altro e sono il prodotto dei lockdown adottati dai Paesi per arginare la diffusione del Covid-19 (vedi i dati 2018 cfr e7 23 gennaio 2019 pag.11).
Altro elemento di novità di questo rapporto il concretizzarsi del rischio di interruzione di attività (Business interruption o BI) che fino a oggi era considerato un rischio “teorico”.
l 59% degli intervistati segnala la pandemia come la causa principale della Business interrumption nel 2021, seguita dagli Incidenti informatici (46%) e da Catastrofi naturali e Incendi ed esplosioni (circa il 30% ciascuno).
I blackout energetici
“Le conseguenze della pandemia” spiega Philip Beblo, del global property underwriting team di Agcs “una digitalizzazione più ampia, l’aumento del lavoro da remoto e la crescente dipendenza di aziende e società dalle tecnologie informatiche – aumenteranno probabilmente i rischi di BI nei prossimi anni“. Tra questi c’è da considerare l’aumento di pericolosità indotto dai blackout energetici che, visto il crescere dello smart working, vedono aumentare la strategicità dalla sicurezza e solidità e anche tecnologia dell’infrastruttura energetica.
“Tuttavia, i rischi tradizionali non scompariranno e devono rimanere nell’agenda della gestione del rischio”. Catastrofi naturali, fenomeni meteorologici estremi o incendi rimangono le cause principali di interruzione dell’attività per molti settori e “nel tempo continuiamo a notare una tendenza all’aggravarsi delle perdite a loro relative”.
Un rischio che va di pari passo con gli attacchi informatici, come evidenziato dal recente rapporto “cyber risk trends” sempre di Agcs. “Il Covid-19 ha dimostrato la rapidità con cui i criminali informatici sono in grado di adattarsi. L’ondata di digitalizzazione provocata dalla pandemia ha creato opportunità di intrusione con nuovi scenari di rischio che emergono costantemente”, afferma Catharina Richter, global head of the Allianz cyber center of competence di Agcs.
Il quadro dei rischi in Italia secondo l’Allianz report barometer 2021
Per l’Italia l’indagine conferma i timori principali: al terzo posto troviamo la pandemia, restano stabili al quarto posto gli eventi climatici estremi (tempeste, inondazioni e terremoti), mentre scende al settimo posto il cambiamento climatico (per il 19 per cento degli intervistati). Al decimo infine troviamo il rischio per i blackout energetici (9 per cento). Vedi anche i rischi temuti dai cittadini (dati Nielsen) e dalle utility italiane (Alliance risk barometer)
Perchè il riscaldamento globale influenza le attività economiche
Uno dei fattori principali, da cui oggi dipendono i rischi d’impresa e d’investimento, è il riscaldamento globale spiega l’analisi Allianz risk barometer 2020. Dal 1980 a oggi, il numero di eventi metereologici è aumentato da tre a quattro volte.
Dalla firma dell’Accordo di Parigi del 2015, che non è vincolante ma impegna gli Stati aderenti a impedire l’aumento delle temperature oltre i due gradi rispetto ai livelli pre industriali, le imprese hanno affrontato importanti trasformazioni per rendere i modelli di business sostenibili.
A livello mondiale, negli ultimi dieci anni le società hanno speso oltre due mila miliardi e mezzo di dollari per l’efficientamento e il risparmio energetico. Anche se alcuni settori, automotive, chimico e quello agricolo su scala industriale, restano tra i più inquinanti.
A causa del cambiamento climatico, le aziende sono sempre più esposte a perdite economiche imprevedibili. Secondo questo studio, il 49% delle aziende è preoccupato di eventuali perdite fisiche (beni e capitali). Il 37% teme invece l’impatto sulla organizzazione e gestione della propria azienda. Il 35% infine i cambiamenti del mercato e, soprattutto, delle regolamentazioni ambientali nei Paesi.
“Il cambiamento climatico pesa sulle attività economiche in modi diversi” afferma Chris Bonnet responsabile dei servizi di investimento Esg di Allianz. “Il primo è proprio la perdita di beni e capitali. Per esempio, se la temperatura media globale dovesse aumentare di oltre i due gradi la maggior parte del Pianeta sarebbe esposto a tempeste e forti inondazioni. Il secondo, le politiche messe a punto per ridurre le emissioni di gas serra sono una sfida per tanti settori industriali, dall’automotive ai servizi, che dovranno trasformare e “de-carbonizzare” i loro modelli di business”.
Inondazioni eccezionali, uragani, siccità, incendi e ondate di calore prolungate sono fenomeni che in termini di vite umane non gravano soltanto sui paesi emergenti o in via di sviluppo. Anche gli stati più industrializzati del G20 registrano 16mila vittime ogni anno a causa di eventi climatici avversi. A livello economico, il report sulla trasparenza Climatica (Climate transparency report) calcola perdite per 142 miliardi di dollari ogni anno.
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