Desertificazione
Desertificazione

Portata dei cambiamenti climatici e scenari futuri nell’ultimo rapporto dell’Ipcc (International panel of climate change), denominato “Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento, vulnerabilità”, pubblicato lo scorso 28 febbraio.
Il risultato chiaro a emergere è che il cambiamento climatico esiste e ha scombussolato i sistemi umani e naturali. Attraverso un’analisi delle forme di adattamento esistenti, il rapporto valuta le possibilità offerte dai diversi scenari di rischio.

L’impatto nell’area del Mediterraneo

Uno degli aspetti maggiormente preoccupanti è che l’area del Mediterraneo è a rischio a causa del riscaldamento globale che sta accelerando, inoltre la pianificazione di determinate strategie già a portata di mano prevede di ripensare alcuni settori.

Qui, la temperatura è aumentata di 1,5°C rispetto al periodo preindustriale, causando maggiore siccità, un aumento generale del livello del mare e l’acidificazione data dall’abbassamento del ph. Tutto questo ha ovviamente conseguenze nefaste sugli ecosistemi marini, ma anche su agricoltura e pesca, senza contare l’impatto sugli incendi. Questi ultimi potrebbero interessare le aree boschive, aumentando la loro esposizione tra il 96 e il 187% sotto i 3°C.

Nel rapporto, si afferma che entro la fine del secolo, la temperatura potrebbe aumentare drasticamente fino a 5,6°C.

Mentre il livello delle precipitazioni potrebbe diminuire tra il 4 e il 22%, invece potrebbe aumentare il rischio di inondazioni della costa del Mediterraneo fino al 37%, dove ad oggi, vivono 42 milioni di persone. Una popolazione data in crescita nel prossimo decennio e che sarà sempre più colpita dalle ondate di calore.

La siccità incombe

Purtroppo, il cambiamento climatico minaccia la disponibilità di acqua: si riducono i flussi dei fiumi e così i rendimenti delle colture fino al 64%.
Il rapporto mette in rilievo come i cambiamenti climatici estremi provochino cambiamenti nel ciclo idrologico, aumentino la vulnerabilità delle persone indigenti e riducano sicurezza alimentare e idrica già precarie in molte aree del Pianeta.  Inoltre, la sua scarsità potrebbe far aumentare le malattie e i conflitti futuri per l’ “oro blu”.
Altro aspetto affatto trascurabile, il futuro dell’energia idroelettrica ne verrebbe compromesso.

Le quattro categorie di rischio per l’Europa

Il rapporto identifica quattro categorie di rischio per l’Europa: la prima, i “rischi delle ondate di calore su popolazioni ed ecosistemi”; la seconda, “rischi per la produzione agricola”; la terza, “rischi di scarsità di risorse idriche” ed infine i “rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni”.

Ovviamente, ciascun rischio aumenta proporzionalmente all’aumentare del riscaldamento globale, inoltre, con un livello di adattamento basso i rischi diventano sempre più gravi.

Secondo uno degli scenari prospettati dal Cmcc (Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici), all’aumentare di ogni grado, la disponibilità di acqua inevitabilmente vedrà un rischio di diminuzione maggiore, se invece si riuscirà a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, probabilmente i rischi legati all’acqua in tutti i settori potranno essere ridotti.
Invece, negli scenari con un riscaldamento superiore ai 2°C, l’efficacia delle attuali misure di adattamento diminuisce. Se poi si prende in considerazione uno scenario in cui la temperatura media aumenta di 3°C, si stima che saranno 170 milioni le persone vittime di siccità estrema in Europa, mentre con un aumento di 1,5°C la siccità affliggerà “solamente” 120 milioni di persone.


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