Oggi 7 dicembre, la Commissione europea dovrebbe decidere la sorte della tassonomia europea che fornirà a imprese e investitori un riferimento certo, affinché gli investimenti verdi possano avere la priorità.
In arrivo dunque il nuovo standard europeo uniforme per i Green bonds (EuGB) che dovrebbe definire in modo più preciso in quali attività economiche verdi possono essere investiti i proventi delle obbligazioni.
Discordanti i pareri su cosa vada ricompreso o meno nella tassonomia. Gli ambientalisti non ritengono vadano inclusi il gas naturale e il nucleare in maniera chiara e univoca che, in caso contrario, vedrebbe vanificati gli sforzi della finanza verso gli obiettivi climatici. C’è invece chi, come il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, afferma che non vada escluso dalla tassonomia europea il nucleare di nuova generazione.
Per approfondire il tema, Canale Energia intervista il direttore del Centro politiche europee di Roma (Cep) Stefano Milia.
Cosa cambierà dal 7 dicembre quando la tassonomia europea diventerà obbligatoria?
La decisione che la Commissione europea prenderà nell’ambito dei poteri a lei delegati, diventerà vincolante solo dopo quattro mesi in cui, sia il Consiglio che il Parlamento europeo, potrebbero ancora fermare il processo con delle maggioranze qualificate. Ad oggi, sembra difficile che tali maggioranze possano formarsi, comunque non è da ritenersi impossibile.
Bisogna però considerare che, a prescindere dalle indicazioni ufficiali che emergeranno, sarà l’accettazione pubblica della tassonomia verde UE che avrà notevoli riflessi sulla fiducia dei potenziali investitori finali nei prodotti finanziari ad essa legati.
Tale aspetto è più difficile da valutare oggi, quando ancora è aperto il dibattito sulla necessità di una definizione “imposta” di sostenibilità (quale è anche la “tassonomia verde”), se non esiste ancora una comprensione oggettiva o uniforme della sostenibilità.
Dovrebbe, infatti, ancora essere perfettamente legittimo poter classificare le attività sostenibili in base a diversi criteri e ponderarli differentemente in caso di conflitti tra diversi obiettivi ambientali.
Ci sono delle probabilità che il nucleare di nuova generazione e il gas naturale vengano ricompresi in essa? Quali sono invece i settori che sicuramente verranno inclusi?
Il numero degli Stati membri dell’UE che sostengono la necessità del nucleare in questa fase di passaggio verso la piena decarbonizzazione sembra in costante crescita.
Meno numerosi, ma comunque autorevoli, appaiono poi i sostenitori anche del gas naturale, almeno in una funzione ponte verso tecnologie più “pulite”.
Ritengo che la pressione sulla Commissione europea sia quindi così rilevante da non poter ignorare tali ragioni e, magari con alcune clausole di salvaguardia, ammettere per il momento entrambi le forme di energia, che si andranno quindi ad aggiungere alle energie rinnovabili già indicate dalla Commissione all’inizio dell’estate.
Perché il Cep considera problematiche alcune parti dello standard UE per le obbligazioni verdi?
La rete dei Centres for european policy network (Cep) ultimamente ha trattato il tema della finanza sostenibile in diverse proprie pubblicazioni e sono emerse alcuni aspetti critici, che vanno dal pericolo di un indebolimento della stabilità dei mercati finanziari nel caso di eccessivi ammorbidimenti della supervisione finanziaria a vantaggio dei prodotti definiti “sostenibili”, all’eccessiva invadenza e regolamentazione di nuovi “marchi” di qualità determinati da istituzioni pubbliche piuttosto che da una sana concorrenza dell’iniziativa privata per prevenire il “greenwashing”.
L’EuGB si baserà, inoltre, sulla tassonomia verde in vigore nell’UE. Il Cep ha analizzato i piani della Commissione oggetto di una apposita proposta di regolamento (Com (2021) 391) e vede come un vantaggio la creazione di collegamenti con la tassonomia verde. Cosa è emerso dalla vostra analisi? Gli investitori, in questo modo, potrebbero orientarsi meglio sull’uso dei proventi di tali operazioni finanziarie?
Per quanto riguarda nello specifico lo standard EuGB, bisognerà rassicurare, sia gli emittenti che gli investitori devono poter contare sul fatto che un’obbligazione “verde” non perda il suo status di EuGB, anche in caso di future modifiche della tassonomia UE.
Il Cep poi considera positivo il fatto che l’applicazione della prevista normativa UE rimanga, comunque, un atto volontario. In questo modo, anche parametri standard di mercato già attualmente esistenti e ampiamente accettati non verranno automaticamente sostituiti completamente.
Indubbiamente, il collegamento di prodotti finanziari ad una tassonomia di settori verso i quali i proventi verrebbero poi reindirizzati ne aumenta la trasparenza e ciò non può che venire valutato positivamente. Assicurare che l’elemento etico, implicito in queste scelte di investimento, non venga poi di fatto tradito acquisterà sempre maggiore peso in futuro.
La prevista rigorosa procedura di registrazione, nonché i requisiti di supervisione delle obbligazioni verdi richiesti a valutatori esterni, potrebbero contribuire a rafforzare ulteriormente la fiducia degli investitori rispetto tali obbligazioni?
Ad avviso del Cep entrambi sono degli elementi da valutare in modo particolarmente positivo della proposta della Commissione europea. Si invita solo a rendere esecutive tali buone intenzioni nel modo meno burocratico possibile e riducendo il più possibile gli oneri che andrebbero a ricadere sulle singole imprese e, in ultima analisi, sugli investitori stessi.
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