Environment council
Sergio Costa all’Environment council del 23 giugno 2020

Guardare il bicchiere mezzo pieno. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, intervenuto stamane in videoconferenza all’incontro dei ministri europei responsabili sul tema, l’Environment council, ha offerto la sua visione propositiva: “La crisi del Covid 19 ci offre l’opportunità per ridisegnare, attraverso una rafforzata collaborazione internazionale, il nostro sistema economico e per puntare a una ripresa verde, sostenibile e inclusiva, rivedendo il nostro modo di produrre, consumare e commerciare”.

Nella discussione su come le politiche sostenibili potranno contribuire alla ripresa dalla crisi Covid-19, Costa ha ricordato l’importanza di “darci obiettivi ambiziosi e innovativi per riprogettare il futuro in un’ottica green”. “Le misure previste nel Green deal, e potenziate con il Recovery plan – ha proseguito – devono essere alla base di una siffatta ripresa”.

Economia circolare

L’attenzione del ministro si è concentrata in primo luogo sul tema dell’economia circolare. Il nuovo Piano d’azione, adottato dall’esecutivo l’11 marzo scorso, rappresenta per Costa un “utile punto di riferimento per lo sviluppo di politiche, nazionali ed europee, per l’intero ciclo dei prodotti”. Inoltre, “potrà contribuire a trasformare l’Europa in un continente climaticamente neutrale – seguendo le tappe di riduzione di emissioni che ci stiamo dando con la legge sul Clima, a partire da quella del 50-55% – e magari anche più ambiziosa – entro il 2030”.

Sul tema dell’economia circolare in Italia tanto è stato fatto e altrettanto c’è da fare, ha proseguito Costa durante l’Environment council. Il ministro ha richiamato l’attenzione sul bisogno di “adeguati investimenti e incentivi fiscali per minimizzare i costi per le regioni più vulnerabili e per le imprese più fragili”. In particolare, ha evidenziato come questa sia “l’occasione per rimuovere gli incentivi che ancora premiano i settori dannosi per l’ambiente”. Su questo “l’Italia ha approvato una specifica norma” che prevede la riassegnazione delle risorse “agli operatori economici che optano per alternative verdi”. “Va poi data attuazione alla tassonomia per individuare le attività da sostenere per raggiungere i nostri obiettivi”, con un chiaro rimando alla tassonomia UE sui finanziamenti sostenibili.

“Inverdire” le imprese

Il ministro ha insistito sulla transizione ecologica dei settori industriali che sono “ad alta intensità di risorse”. Cita a titolo di esempio l’elettronica, le telecomunicazioni e l’informatica, le batterie e i veicoli, gli imballaggi, la plastica, il tessile, le costruzioni e l’alimentare. Per “inverdire” questi settori, ha proseguito, non dovranno mancare la “coerenza tra i vari strumenti del Green deal – inclusa la nuova Strategia industriale”, la “certezza del quadro generale” e la “semplificazione delle procedure”.

Dal ministro è arrivato anche il plauso per la Strategia europea per la biodiversità quale strumento per ripristinare, proteggere e rendere resilienti gli ecosistemi. La sua adozione contestuale alla Strategia “Dalla fattoria alla tavola” è un esempio di integrazione dei temi della biodiversità nella Politica agricola comune.

Costa ha declinato il termine della resilienza anche all’economia, che diventa verde quando è “attrezzata” per le emergenze, “incluse quelle sanitarie”. L’Europa ha “l’opportunità di esercitare una leadership a livello globale sia nella lotta ai cambiamenti climatici sia nella tutela e nel ripristino della biodiversità”. L’Italia è “in prima fila per promuovere questo ruolo globale dell’Europa, e per una UE verde, sostenibile, equa, inclusiva, solidale”.

Temi partecipati e dibattuti

L’Environment council è stato molto partecipato e dibattuto dai rappresentanti dei dicasteri presenti, come sottolineato nella conferenza stampa che ha seguito l’incontro digitale. Il dibattito maggiore ha riguardato il Green recovery che, è stato sottolineato, dovrà aiutare i cittadini a ridurre la produzione di rifiuti e l’inquinamento e dovrà supportare le imprese a essere competitive ma anche rispettose dell’ambiente. Il tutto considerati alcuni punti fermi: la tutela della conservazione della biodiversità, delle foreste, dell’agricoltura e delle città come luoghi a misura d’uomo. I green jobs promettono di generare 70.000 nuovi posti di lavoro.

In particolare, per quanto riguarda la tassonomia è stato sottolineato come gli Stati membri dovranno impegnarsi a includerla nella propria regolamentazione e come la commissione UE ne monitorerà l’implementazione.


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