Il nuovo studio condotto dall’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale – Ogs, con la collaborazione della Fondazione centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici – Cmcc, valuta l’impatto di questi ultimi sugli ecosistemi marini mediterranei, utilizzando delle proiezioni ad alta risoluzione dello stato fisico e biogeochimico del bacino del Mediterraneo.
Secondo lo studio, a caratterizzare il Mar Mediterraneo alla fine del secolo saranno fenomeni come: acidificazione, impoverimento di ossigeno, di sostanze nutrienti e di microrganismi planctonici alla base delle catene alimentari.
“La nostra ricerca valuta l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini mediterranei tra la metà e la fine del ventunesimo secolo, utilizzando proiezioni ad alta risoluzione dello stato fisico e biogeochimico del bacino” racconta Marco Reale, coautore dell’articolo, recentemente pubblicato su Biogeoscience.
“Il Mar Mediterraneo è stato identificato da diversi studi come un hotspot del cambiamento climatico, cioè un’area dove gli effetti dei cambiamenti del clima globale avranno un impatto particolarmente rilevante. Simulazioni climatiche già effettuate in diversi studi hanno previsto un riscaldamento globale delle masse d’acqua e significative variazioni della circolazione del bacino. Noi ci siamo chiesti come risponderanno gli ecosistemi marini e abbiamo cercato di dare una risposta a questo quesito attraverso delle simulazioni numeriche”.
Il gruppo di ricerca ha analizzato la risposta degli ecosistemi marini del Mediterraneo secondo due diversi scenari di emissione di CO2.
L’importanza dei modelli matematici ad alta risoluzione
“Le emissioni di gas serra legate ad attività antropiche nei diversi scenari futuri hanno una chiara tendenza a scala globale. Questa tendenza, però, non si trasferisce in maniera diretta a livello regionale e locale. I processi fisici ed ecologici del mare possono esserne influenzati sia positivamente che negativamente”, afferma Tomas Lovato del Cmcc, coautore dello studio.
“Per individuare, analizzare e comprendere i possibili impatti del cambiamento climatico nelle diverse regioni marine del Mar Mediterraneo, quindi, è molto importante poter impiegare modelli matematici ad alta risoluzione come quelli che sono stati applicati in questo studio” sottolinea.
I due scenari prospettati
Lo scenario peggiore simula una crescita ininterrotta di concentrazione di CO2 nell’atmosfera fino ad arrivare a 1200 ppm (parti per milione) a fine secolo.
Quello più ottimistico prevede un taglio delle emissioni e perciò una stabilizzazione della CO2 atmosferica intorno a circa 500 ppm.
Le due simulazioni climatiche confermano i risultati già prodotti negli anni scorsi dal gruppo di modellistica dei sistemi marini di Ogs e prospettano un Mediterraneo sempre più caldo, che subirà un calo generale del contenuto di nutrienti e ossigeno negli strati superficiali e intermedi del bacino.
Inoltre, a causa dell’assorbimento di CO2 dall’atmosfera, la colonna d’acqua diventerà più acida, in linea con le proiezioni su scala globale.
“I cambiamenti previsti, continua Marco Reale, saranno più intensi nello scenario di emissione peggiore e nella parte orientale del bacino, meno influenzata dagli scambi d’acqua allo stretto di Gibilterra. Nello scenario più ottimistico, alcune variabili dell’ecosistema marino mostreranno invece una tendenza per la seconda metà del secolo a recuperare lo stato che avevano all’inizio del ventunesimo secolo”.
Non c’è scampo dunque, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica rimane la soluzione più efficace nel limitare gli effetti del cambiamento climatico.
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