La biomassa svolge un ruolo centrale nella nella transizione ecologica, “soprattutto come leva per aumentare la competitività del settore agricolo e forestale, puntando sulla sostenibilità delle filiere produttive” come afferma Vanessa Gallo, segretario generale Fiper membro del board Bioenergy Europe, l’associazione europea che rappresenta il comparto. Di fatto si tratta di una fonte rinnovabile presente sul territorio europeo e in grado di assicurare una economia nei territori soprattutto montani dove diverse sono le esperienza di teleriscaldamento da biomassa legnosa.
Qual è il ruolo della bioenergia nella transizione ecologica?
A partire dalle indicazioni del documento della Commissione europea che definisce lo scenario dell’economia europea al 2030 “Stepping up Europe’s 2030 climate ambition Investing in a climate-neutral future for the benefit of our people” presentato al Parlamento europeo lo scorso 17 settembre 2020, emerge chiaramente un incremento significato delle bioenergie: al 2050 è programmato un raddoppio della potenza installata.
La transizione ecologica indicata da Bruxelles prevede un aumento della domanda di biomassa, sia per usi produttivi che per l’energia e trasporti, preservando la funzione del suolo di “carbon sink” e la tutela della biodiversità.
L’inclusione delle attività correlate al Lulucf sink (Land-Use, Land-Use Change and Forestry), quindi gestione sostenibile forestale, afforestazione, riforestazione e lotta alla deforestazione, nella valutazione della riduzione delle emissioni di gas serra, è stata definita una priorità per valutare i progressi per l’obiettivo zero emission. Un provvedimento importante che richiede capacità di programmazione di medio lungo periodo e una stretta interrelazione con le politiche forestali di ogni singoli Stato Membro.
Se la narrativa da un punto di vista politico racconta di una riduzione dell’utilizzo delle bioenergie nel prossimo futuro, gli scenari utilizzati dalla Commissione dicono tutt’altro.
Si evidenzia, inoltre, che nella bozza di proposta di revisione della direttiva Red 2, la Commissione prevede una revisione della definizione di teleriscaldamento efficiente, richiedendo l’utilizzo esclusivo di fonti rinnovabili (attualmente è definito teleriscaldamento efficiente un sistema che impiega almeno il 50% di Fer). Considerando l’attuale distribuzione delle rinnovabili nel teleriscaldamento, la revisione proposta dalla Commissione, riconoscerà un ruolo ancor più centrale all’impiego delle biomasse legnose.
Note: * includes peat, oil shale, ** includes manufactured gases, *** solid biomass, liquid biofuels, biogas, waste
Source: 2000, 2015: Eurostat, 2030-2050: Primes model
L’impatto combinato tra gli obiettivi di efficienza energetica e di promozione delle Fer all’interno della policy sul Green Deal si traduce in una riduzione più elevato delle emissioni di gas serra; il valore stimato è circa il 45% di riduzione rispetto ai livelli del 1990, escludendo l’impatto derivante dall’azione del Lulucf.
Contribuendo attualmente a poco più del 75% delle emissioni totali di gas serra nell’UE, comprese le emissioni diverse da CO2 del sistema energetico, il settore energetico è fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo climatico previsto dal Green Deal.
Ne consegue che il suo ruolo vada rivisitato per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di riduzione del 50-55% dei gas serra entro il 2030.
La bioenergia è il principale carburante rinnovabile presente sul territorio europeo. Oltre alle biomasse legnose, un altro comparto di estremo interesse è dato dalla filiera del biogas/biometano agricolo. Possibilità di fornire servizi di flessibilità, produzione di biometano e soprattutto ridurre l’impatto ambientale dell’attività agricola.
All’interno dei nuovi programmi europei, emerge chiaramente il ruolo delle bioenergie, intese come fornitura di energia e soprattutto come leva per aumentare la competitività del settore agricolo e forestale, puntando sulla sostenibilità delle filiere produttive. Nelle indicazioni del Farm to Fork, la digestione anaerobica è intesa quale strumento ambientale da preservare e promuovere per favorire la sostenibilità della zootecnia intensiva europea.
Quali sono gli obiettivi di Bioenergy Europe?
Bioenergy Europe rappresenta la voce delle bioenergie a livello europeo. Fondata nel 1990, è un’associazione basata a Bruxelles che riunisce oltre 40 associazione nazionali, 90 aziende e istituti di ricerca europei. Fiper, Elettricità Futura, Ebs, Aiel sono le associazioni italiane aderenti.
Attualmente Bioenergy Europe è coinvolta nel confronto con le commissioni referenti nei seguenti dossier: revisione direttiva Red 2 (criteri di sostenibilità), revisione linee guida Aiuti di Stato, Strategia forestale europea.
Obiettivo principale di Bioenergy Europe: lavorare congiuntamente con le istituzioni per conseguire la neutralità carbonica al 2050 e la traiettoria definita al 2030 attraverso il potenziamento e sviluppo delle bioenergie.
Quali sono i numeri del settore in Europa e in Italia, rappresentano un volano per la competitività?
Il settore delle bioenergie ha registrato un turnover di 60,6 miliardi di euro nel 2018 lungo la filiera dall’approvvigionamento alla componentistica. Il 74% della componentistica impiegata nel settore è made in Europe, a differenza di altri Fer che risentono di ingenti importazioni da paesi extra UE. Il settore delle bioenergie rappresenta lo 0,4% del Pil europeo. In termini occupazionali, 700.000 posti di lavoro di medio lungo periodo; 50.000 business unit operative al 2018. In termini di importazioni dall’estero, solo il 2,7% delle biomasse impiegate a fini energetico previene da paesi extra UE, a testimonianza di un settore fortemente radicato sul territorio.
Nel 2019 in Italia la quota dei consumi complessivi di energia termica prodotta da Fer è del 19,7%. La fonte rinnovabili principale nel settore termico è la biomassa legnosa (circa 7 Mtep), utilizzata soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere o pellet (Fonte rapporto Statistico Gse 2019). Le biomasse solide coprono quasi il 70% dei consumi delle rinnovabili termiche di cui il 90% impiegato nel settore residenziale. Nel settore del teleriscaldamento, la biomassa legnosa ricopre il 13% sul totale dei combustibili impiegati. Da evidenziare che il teleriscaldamento a biomassa è fortemente radicato nei comuni montani e delle aree interne, rappresentando un vero e proprio volano di sviluppo per l’economia locale.
Nel settore elettrico invece la quota dei consumi complessivi coperta da Fer è del 35%. La principale fonte impiegata è l’idraulica rappresentando il 41% della produzione complessiva, seguono fotovoltaico (21%), eolico (17%), bioenergie (13%) e geotermia (5%).
Rispetto le problematiche legate alla filiera del legno e all’evasione che azioni pensate di intraprendere e quanto ritiene che danneggino il comparto?
Nella filiera del legno, l’evasione riguarda principalmente la legna da ardere e il relativo impiego domestico. Sia a livello europeo che nazionale l’attenzione è rivolta verso l’applicazione dei criteri definiti per la tracciabilità e sostenibilità delle biomasse. In questo caso è necessario investire anche in campagne di comunicazione finalizzate a promuovere biomassa tracciata verso il consumatore finale.
Per gli impianti di teleriscaldamento a biomassa, essendo nati come “impianti a misura di territorio”, oltre al rispetto dei requisiti di tracciabilità previsti dalla normativa vigente, vi è un coinvolgimento diretto del tessuto produttivo locale: imprese boschive, consorzi forestali, associazioni ambientaliste. Per cui si assiste anche al controllo sociale nell’approvvigionamento dei residui legnosi, a partire dai piani di taglio sino alla consegna in centrale.
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