Il buco dell’ozono è in anticipo sulla sua apertura annuale. E’ quanto emerge dal Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus nelle prime fasi della formazione del buco dell’ozono sopra al Polo Sud.
I valori della colonna di ozono sono risultati essere più bassi rispetto ai precedenti 43 anni di osservazioni satellitari.
Per tutto il mese di luglio si sono registrati alcuni dei valori minimi di ozono totale della colonna nell’emisfero meridionale negli ultimi quattro decenni. Per questo motivo, la sua area totale è attualmente relativamente alta, anche se la sua progressione ha seguito un modello di crescita abbastanza tipico.
Difatti sembra che nel suo andamento complessivo la situazione sta rientrando nei valori di media.
L’evento sembra dipendere dall’impatto sulla composizione dell’atmosfera superiore dell’eruzione del vulcano Hunga-Tonga-Hunga Ha’apai avvenuta a gennaio 2022.
Di fatto l’eruzione potrebbe aver cambiato i livelli di vapore acqueo nella stratosfera rendendola più elevata del solito.
“La nostra capacità di fornire analisi e previsioni tridimensionali dell’ozono ai Poli è un approccio potente per monitorare in tempo reale lo sviluppo dei buchi dell’ozono e per valutare quali sono i fattori chiave alla base di ciò che si osserva” spiega in una nota il direttore del CAMS, Vincent-Henri Peuch. “Al momento si tratta di una questione aperta per gli scienziati, e CAMS continuerà a fornire le sue informazioni di monitoraggio dettagliate fino a quando il buco dell’ozono del 2023 non si dissolverà nel mese di novembre o in quello di dicembre.”
Al momento non è ancora chiaro se questo stato di cose porterà ad avere nel 2023 un buco dell’ozono più grande del solito.
Come si crea il buco dell’ozono Antartico
Quando parliamo di buco dell’ozono antartico non dobbiamo allarmarci, si tratta di un fenomeno atmosferico che si verifica ogni anno in primavera ed è stato causato dall’inquinamento umano, ma è stato messo sotto controllo da una mobilitazione globale avvenuta a fine anni 80.
Si tratta di quanto stabilito nel 1987 dall’adozione del Protocollo di Montreal grazie al quale sono state eliminate gradualmente le nuove emissioni, le concentrazioni di ODS nella stratosfera si sono ridotte mostrando segni significativi di recupero dello strato di ozono. La riduzione dell’ozono è alimentata da processi chimici che avvengono sulle nubi stratosferiche polari. Certo se su questo fenomeno ha davvero avuto impatto l’eruzione vulcanica come stanno ipotizzando gli esperti si rende sempre più evidente come l’ecosistema del Pianeta terra come lo conosciamo dipenda da un fragile equilibrio tra le diverse parti che lo compongono.
Si tratta di un processo di ripristino lungo. Gli esperti hanno calcolato che tra 50 anni potremo aspettarci che i buchi dell’ozono non saranno più presenti.
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