Il tema dell’autonomia energetica delle isole coinvolge diverse tecnologie emergenti degli ultimi anni. Ma oltre alla integrazione nelle reti della generazione rinnovabile dello storage e della gestione intelligente dell’energia c’è un’altra risorsa che non deve mancare: l’acqua.
Con Giuseppe Taverna direttore desalinizzazione per la Regione Sicilia vediamo come l’isola italiana sta affrontando questo problema. Secondo lei la questione dell’autonomia dell’idrico è una esigenza che la Sicilia sta risolvendo in modo smart o si potrebbe fare di più?
L’approvvigionamento idrico delle isole siciliane e italiane è come quel signore che abita in un palazzo bellissimo vincolato dalla sovraintendenza e che ha un appartamento senza infissi, senza impianti e non ha soldi per ovviare a ciò, però manda a comprare l’acqua a Copenaghen, mentre basterebbe attingere alle condutture per risparmiare l’80% della sua attuale spesa, e poter quindi sistemare la cassa spendendo in altro. Questo è quello che accade oggi, ovviamente in chiave metaforica, sulle nostre isole inclusa la Sicilia. Spendiamo per ricevere acqua dal continente con le navi, invece di cercare di adeguare la spesa alle nuove potenzialità tecnologiche.
Qual è la vostra proposta in merito e cosa state facendo per ottimizzare le spese?
Abbiamo chiuso gli impianti di Trapani e Gela, perché li abbiamo valutati come non economicamente sostenibili, in quanto abbiamo trovato altre fondi di approvvigionamento idrico. Tali scelte non sono disponibili nelle isole, dove non ci sono altre fonti di approvvigionamento se non procedure di desalinizzazione o il trasporto via nave.
Queste logiche si perpetrano negli anni, basti pensare a quante navi romane per il trasporto dell’acqua si trovano nei fondali di Pantelleria. La dissalazione invece è una tecnologia più recente che consente di avere acqua ad un basso costo e, sopratutto, per 365 giorni all’anno senza incorrere in problematiche di attracco dettate dal mare poco favorevole. Questa tecnologia in Italia, e in particolare in Sicilia, è in uso dagli anni settanta e, a margine di ciò, sul tema sono cresciute anche le competenze di Università e imprese.
Purtroppo ho potuto constatare che, nonostante l’Italia sia partita prima degli altri paesi europei proprio per le esigenze che aveva nelle sue isole, in seguito si è fermata, bloccata da una legge del ’50 che ha preferito allocare risorse economiche importanti per l’approvvigionamento idrico delle isole attraverso le navi, mettendo di fatto di investire con convinzione nelle tecnologie di desalinizzazione. Partendo da questo presupposto, noi oggi abbiamo proposto di tornare a trasferire parte di queste risorse nelle tecnologie di dissalazione. Nello specifico, per la Regione Sicilia parliamo di 30-35milioni di euro l’anno messi a disposizione dal Governo Italiano e altri 15 dalla stessa Regione Sicilia. La nostra proposta è destinare almeno i 15 della Regione all’implementazione nelle isole minori di tecnologie di desalinizzazione con fonti energetiche alternative, o sistemi ibridi, che le renda autonome. Abbiamo valutato un intervento necessario di circa quattro anni.
Riteniamo che questo comporterà anche delle economie di scala che permetterebbero di effettuare dei reinvestimenti nel ciclo delle acque, quindi depurazione, fino ad arrivare alla distribuzione e al recupero del refluo.
Di fatto proponiamo una spending review spendendo quanto è già in budget proponiamo di realizzare una infrastruttura autonoma in grado di farci anche risparmiare dei soldi poche potremmo usare per altro.
Questa proposta è stata sottoposta alla valutazione del Governo regionale?
Abbiamo portato da tempo in visione al Governo regionale e al nazionale questa proposta, speriamo in una attenzione della Regione per andare avanti per questa strada.
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