Il programma ambientale delle Nazioni unite considera il metano prodotto da trasporto e distribuzione da fossili come un argomento fondamentale per la transizione ecologica. “Una stranezza” data dal fatto che il metano “è oltre 80 volte più climalterante della CO2 ed è responsabile per il 25% del cambiamento climatico”. Come spiega Manfredi Caltagirone di Unep, nel corso dell’evento di Amici della Terra “Il ruolo dell’Italia per la riduzione delle emissioni di metano della filiera del gas naturale” che si è svolto on air ieri 19 novembre.
Caratteristiche di alto potenziale climalterante e breve resistenza in atmosfera che rappresenta un’opportunità per le fonti fossili (responsabili di circa 1/5 delle emissioni globali e secondo produttore antropogenico di metano) di mettere in campo le opportunità di mitigazione tecnicamente possibili e anche economicamente vantaggiose.
Oil and gas methane partnership 2.0” alcune anticipazioni
“C’è un enorme divergenza tra lo scenario politico e gli obiettivi di Parigi” spiega Caltagirone “circa 20Gigaton di differenza tra dove siamo e dove dovremmo essere. Il metano potrebbe arrivare a chiudere fino al 25% di questo gap”. Per farlo serve monitorare le perdite su tutta la filiera e darsi delle regole condivise per farlo. È questo l’obiettivo della “Oil and gas methane partnership 2.0” la realtà multistakeholder messa in campo dall’Unep che sarà annunciata il prossimo lunedì 23 novembre e che è stata completamente ridisegnata per il reporting di emissioni di metano “Un gold standard che sarà presentato lunedì al pubblico”. Un’iniziativa che sta raccogliendo sempre più adesioni passando da 10 a 50 aziende, coinvolgendo il mid e il down stream, con una crescita anche della presenza italiana. Le nuove realtà partner saranno annunciate lunedì ufficialmente e che vedono affiancare a Eni, realtà come Italgas, Snam, Adrigas, GRTgas, Gei, Retragas.
Le compagnie si sono impegnate a riportare le emissioni dall’upstream al, down stream il focus del report e su tutte le fonti di metano. “In maniera critica le compagnie si impegnano ad annunciare degli obiettivi individuali di riduzione delle emissioni che saranno poi seguiti dal reporting annuale” spiega Caltagirone che aggiunge come l’Unep stia lavorando per lanciare un Osservatorio “per integrare dati da diverse fonti che partirà da fossili e metano e poi toccherà agricoltura e rifiuti”.
Nel complesso la Gas methane partnership 2.0 dell’Unep ha obiettivi volontari di reporting e diminuzione di emissioni “con obiettivi a tre e due anni. Fino ad arrivare al gold standard che richiede una misurazione vera e propria delle emissioni sia con tecnologie bottom up che con le istallazioni stesse delle telecamere a infrarossi. Come con strumentazione top down come droni, satelliti e aerei”.
“Un’iniziativa che vorremmo fosse la base per costruire qualcosa di più vincolante a livello europeo” spiega Stefano Grassi, capo di gabinetto del commissario UE all’Energia. “Riteniamo che la lotta al metano non sia solo upstream, ma anche down stream dei paesi importatori” spiega Grassi. “Una delle chiavi della nostra strategia (sul gas europea ndr.) è stata quella di partire dal riconoscere uno dei gap del settore nelle fonti informative che diano la capacità di monitorare e verificare le fughe di metano”.
Azione su cui l’Europa gode di una leadership tecnologia “rispetto monitoraggio satellitare che potenzieremo nei prossimi con il sistema Copernicus e che siamo disponibili a mettere a disposizione anche di partner internazionali” sottolinea Grassi.
“C’è anche una parte regolatoria, annunciata nella strategia, su cui stiamo lavorando per introdurre standard vincolanti e misure proibizione del flaring e del venting a partire dal 2025” spiega il capo di gabinetto del commissario UE all’Energia.
Infine l’Europa non deve dimenticare che può giocare un ruolo di player centrale nel settore gas in quanto come ricorda Poppy Kalesi, global director energy per l’Europa dell’Environmental defense fund (Edf),
“L’Europa importa circa il 50% del gas internazionale e questo al rende il più grande importatore e consumatore al mondo rendendola protagonista della risoluzione del problema” in quanto con le opportune implementazioni tecnologiche è possibile “evitare circa il 75% delle emissioni dell’industria petrolifera”. Una sfida che vede giocare un ruolo da protagonista proprio dall’Italia che è “il secondo mercato di gas dopo la Germania” e che la vede “all’avanguardia su iniziative tecnologiche rispetto al metano”.
Osservatorio e indici di misura, una partita chiave nell’abbattimento delle emissioni
Una partita chiave per raggiungere i climate target al 2030 e la neutralità entro il 2050 con l’obiettivo di riduzione del 30-35% al 2030 e al 2050 del 50% è giocata dall’abbattimento delle emissioni di metano. Un risultato che “ci darebbe un impatto di 0.18 gradi Celsius di mitigazione del possibile aumento della temperatura mondiale” evidenzia Stefano Grassi, capo di gabinetto del commissario UE all’Energia “un effetto che non è trascurabile”
“Crediamo molto nella costruzione di questo osservatorio ( dell’Unep ndr.) sempre in partenership con l’Unep per dare una fotografia aggiornata e credibile dei dati sul metano,” spiega Grassi che rimarca il ruolo strategico del Paese
“L’Italia ha una responsabilità nel settore del metano non solo upstream, ma anche dei paesi importatori. Quindi si può avere un impatto sulla filiera. Stiamo guardando per tutto ciò che è trasporto e distribuzione per capire come lavorare sulla distribuzione dei costi e degli incentivi” spiega Grassi.
“La responsabilità down stream è per tutti. Compresi gli attori privati”. E’ strategico quindi, suggerisce Grassi “di essere più esigenti sugli acquisti dando una preferenza agli operatori più impegnati nelle riduzioni in metano speriamo che l’osservatorio ci possa aiutare a misurare un indice per la misura del metano su tutta la filiera e che questo possa permetterci di misurare come comprare gas e metano lavorando anche su indici che impongano la possibilità di importare e consumare su mercato europeo solo prodotti che non superano determinate soglie di emissioni in via di lavorazione” continua Grassi. “Lavoreremo per fare iniziativa regolamentare nel 2021 forse dopo l’estate e siamo impegnati per presentare regole per l’anno prossimo. Credo che altri attori internazionali si muoveranno in futuro ed è importante essere tra i primi”.
È d’accordo Clara Poletti, Collegio Arera che rimarca come “Dare un valore a questa esternalità è qui che il ruolo dei policy maker anche europei deve entrare, perché è un elemento che la regolazione può interiorizzare e che i mercati possono interiorizzare”. Per farlo con successo però anche lei evidenzia il ruolo dell’Osservatorio: “C’è bisogno di avere delle misure che traguardano ai settori”.
Un impegno su cui la presidente di Amici della terra Monica Tommasi, rimarca l’auspicio di un Governo italiano proattivo.
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