Tutelare gli insetti impollinatori non è solo un problema strettamente ecologico. Riguarda tutti. Volendo fare un discorso cinico si tratta di salvaguardare intere aree di business esistenti, evitando un collasso del GDP di $2,7 trilioni al 2030 stando a quanto sostengono i dati della World Bank al 2021. Per questo i partner del progetto BEEadapt sottolineano come tutti siamo ingaggiati e parte attiva nel dover tutelare queste specie di cui l’ape mielifera è solo una parte. Difatti secondo alcune stime le apoidi, cioè le api selvatiche, sono circa 1173 specie solo in Italia. E sono dati potenzialmente in crescita in quanto si tratta di insetti ancora tutti da censire, come evidenzia Giuseppe Doddaro Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Anche di questo si occuperà il progetto LIFE BEEadapt presentato oggi a Roma a pochi giorni dalla giornata mondiale delle Api che sarà il prossimo 20 maggio. Ma andiamo con ordine.
La sfida è riuscire a invertire la tendenza di riduzione delle specie impollinatrici quindi apoidi, alcune specie di coleotteri, ditteri, lepidotteri e imenotteri.
Come si struttura il progetto BEEadapt
Per tutelare le specie di impollinatori il progetto BEEadapt guarda sia a una tutela e un miglioramento degli ecosistemi che a un sostegno degli insetti. Ad esempio agendo sulle strutture abitative oltre che su una incremento di piante floreali. Di fatto mancano ancora molte conoscenze rispetto queste specie come sottolinea Dodaro “su questo vogliamo dare un contributo”. Per questo sono previste valutazioni che saranno fatte a inizio e fine del progetto. “Ci aspettiamo che nelle aree in cui realizziamo gli interventi, ci sia un aumento delle specie”.
Per farlo ci saranno quattro anni di tempo, tanto dura il progetto cofinanziato dalla UE iniziato a settembre 2022.
Oltre all’esperienza nelle aree oggetto di studio che spaziano da zone suburbane a parchi naturali il progetto intende attivare altri due importanti strumenti di azione:
un tavolo per l’adattamento degli impollinatori ai cambiamenti climatici
5 patti per l’adattamento degli impollinatori ai cambiamenti climatici.
Si tratta di due strumenti in grado di “rendere più efficace e di lungo periodo le attività del progetto” spiega Stefano Magaudda, Università degli Studi di Roma Tre dipartimento di Architettura. Il tavolo ha un ruolo informativo, consultivo e di indirizzo. Svolge un’azione di governance in cui condividere lo stato dell’arte, creare sinergie e definire strumenti operativi. I patti invece saranno la sintesi delle azioni efficaci messe in campo e testate dal progetto.
Le aree interessate dagli interventi
Il progetto sui muoverà in cinque diverse aree italiane. Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, nella Riserva Naturale Montagna di Torricchio nelle Marche e tre aree nella regione Lazio: le aree naturali protette del comune di Roma capitale, che rappresentano la sfida dei territori urbani a mantenere gli impollinatori sul territorio; l’Agro Pontino, per lavorare in sinergia con zone ad agricoltura intensiva, e il Comune di Aprilia.
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