Uno studio inglese ha individuato per la prima volta uno dei meccanismi alla base dell’insorgenza di tumori polmonari nei non fumatori, collegando la patologia all’inalazione di polveri sottili, con particolare riferimento al PM2.5. La ricerca, realizzata dalla university college of London e presentata al Congresso europeo di oncologia medica (Esmo), è commentata in una nota stampa dal presidente di Sima, Alessandro Miani.
Esposizione a PM2.5 causa tumori polmonari
Gli inquietanti risultati sono illustrati dalla Società italiana di medicina ambientale. Nei modelli animali utilizzati, l’esposizione al particolato atmosferico è in grado d’indurre il tumore polmonare in topi portatori di mutazione del gene Egfr: “In pratica, la ricerca inglese ha dimostrato come il PM2.5 si comporta da vero e proprio innesco per l’espressione della mutazione pro-cancerosa. La stessa mutazione è stata poi ritrovata nella maggioranza dei campioni bioptici polmonari provenienti da pazienti non fumatori ospedalizzati con la frequenza di 1 cellula ogni 600 esaminate”, afferma il presidente Miani.
Le prove sarebbero inequivocabili: “È ipotizzabile che gli inquinanti che respiriamo e che raggiungono le profondità del nostro albero respiratorio, per poi entrare nel circolo sanguigno, siano in grado di espletare una più ampia azione di innesco di oncogeni e inattivazione di geni oncosoppressori”, sottolinea nella nota Miani, evidenziando che tale scoperta costituisce “una prima prova sperimentale della nocività per la nostra salute dell’inquinamento dell’aria”.
Leggi anche A Crema c’è un’Isola smart per rilevare l’inquinamento dell’aria e non solo
Miani (Sima): “Necessità di vera prevenzione primaria”
Lo studio inglese dimostra inoltre come gli investimenti per la ricerca scientifica e biomedica siano indispensabili per raggiungere livelli di conoscenza adeguati a fronteggiare le sfide più attuali per la salute umana. Tuttavia, come tiene a precisare il presidente della Società italiana di medicina ambientale, “queste scoperte non devono soltanto aprire nuove strade per auspicabili terapie farmacologiche, ma potenziare il focus sulla necessità di una vera prevenzione primaria rimuovendo l’esposizione dei cittadini agli inaccettabili livelli di inquinanti atmosferici a cui siamo sottoposti in Italia, come in Europa”, dichiara Miani.
“È ora necessario che anche l’Italia aderisca alla proposta della nuova direttiva europea sulla Qualità dell’Aria in corso di predisposizione a Bruxelles, per rispettare i limiti stringenti di sicurezza sanitaria di recente fissati dall’Oms”, conclude nella nota il presidente Miani.
Leggi anche L’inquinamento atmosferico in Italia causa ogni anno la perdita di 800mila anni di vita
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.