Aperto due giorni fa, lo scorso 20 luglio, lo sportello per aderire al bando della regione Piemonte rivolto alla rottamazione degli impianti a biomasse inquinanti con potenza non superiore a 35 kWt. La chiamata risponde all’esigenza di uscire dalle due procedure d’infrazione che riguardano la pessima qualità dell’aria in diverse aree del Piemonte, tra cui l’agglomerato di Torino, e la presenza eccessiva di NO2, in questo caso solo all’interno dell’agglomerato di Torino.
La sostituzione dei vecchi apparecchi a biomasse
A presentare il bando Giuseppe Zulli, del settore emissioni e rischi ambientali della regione Piemonte. Dopo diversi passaggi, lo scorso 9 luglio è arrivata la determinazione dirigenziale. Il bando regionale per la sostituzione di generatori ha ottenuto una dotazione finanziaria di circa 9 milioni di euro, considerato anche l’apporto dei fondi ministeriali Mite e di quelli concessi “nell’ambito di un programma più ampio di finanziamento destinato a promuovere il miglioramento qualità dell’aria, non solo in Piemonte ma in tutto il bacino padano”.
Si rivolge a tutti coloro che alla data di presentazione della domanda possiedono alcuni criteri riportati nel bando. Tra questi: la proprietà dell’immobile, la residenza nell’immobile, l’utilizzo dell’apparecchio, etc. La buona notizia, evidenzia Zulli, è la cumulabilità del finanziamento con il Conto termico, “anche se i criteri di questo bando sono più restrittivi”. In estrema sintesi, si finanzia l’installazione di un nuovo generatore a biomase di potenza inferiore a 35 kW ed etichettato cinque stelle con un massimo di 1,5 mila euro in caso di stufa o camino e di massimo 3mila euro per la caldaia. “Fermo restando – conclude Zulli – che la concessione del finanziamento si può revocare se mancano i criteri”.
La certificazione dei biocombustibili
Questo si allaccia ad altre misure messe in atto dalla regione Piemonte per migliorare la qualità dell’aria. La certificazione dei biombustibili da prodotti legnosi è prevista dal progetto Leno, spiega Marco Corgnati del settore foreste. Questo programma è finanziato con il Psr 2014-2020, esteso fino al 2022, e con una dotazione che è arrivata a 7 milioni di euro. Un anno fa, spiega Corgnati, “c’era una realtà contraddittoria, caratterizzata da molti esempi positivi e realtà negative” in termini di rapporto tra qualità dell’aria e combustione. La filiera bosco-energia, sostiene Corgnati, resta “una risposta al miglioramento delle prestazioni energetiche e ambientali”.
Il progetto prevede un finanziamento a fondo perduto, fino al 40% delle spese, che include la gestione qualificata e sostenibile della filiera con, appunto, certificazioni di qualità dei combustibili legnosi. Rientrano gli impianti per la produzione di cippato, cippatino e pellet e di macchinari per la trasformazione di biomassa forestale ad uso energetico, agricolo e ambientale. Si dà priorità a chi certifica tenendo conto di tre fattori: qualità, sostenibilità e tracciabilità dei combustibili. E si premia sia chi ha ottenuto la certificazione sia chi ha intenzione di farlo, “un atteggiamento innovativo” conclude Corgnati.
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