Nuove conferme sugli effetti negativi a livello molecolare, fisiologico, ecologico ed epidemiologico delle microplastiche nei mari. Quando ingerite creano micro-escoriazioni nei tessuti degli organismi marini, amplificando la vulnerabilità verso batteri patogeni. In questo modo riducono la capacità degli organismi di alimentarsi e alternano l’espressione di geni che controllano la risposta agli stress.
I risultati sono contenuti nello studio “Multiple impacts of microplastics can threaten marine habitat-forming species” condotto dagli scienziati italiani Cinzia Corinaldesi, Sara Canensi, Antonio Dell’Anno, Michael Tangherlini, Iole Di Capua, Stefano Varrella, Trevor J. Willis, Carlo Cerrano e Roberto Danovaro. Alla ricerca è valsa la pubblicazione sulla rivista Communications Biology di Nature.
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Gli effetti dell’ingestione di microplastiche sugli organismi marini
Lo studio dimostra i potenziali effetti negativi “negli organismi predatori che accumulano le microplastiche ingerite dalle loro prede”, commenta in una nota stampa Cinzia Corinaldesi, docente di Ecologia marina applicata presso l’università Politecnica delle Marche, con “risvolti importanti anche per la salute dell’uomo poiché tendiamo a cibarci soprattutto di predatori”.
Considerato che “la concentrazione delle microplastiche aumenterà di 4 volte da qui al 2050”, aggiunge in nota Roberto Danovaro, presidente della stazione zoologica Anton Dohrn, “questo metterà a rischio un’importante porzione della diversità marina, inclusi gli ingegneri ecosistemici e gli organismi di maggior interesse commerciale come i grandi predatori e il Corallo rosso”.
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