Progetto MicroMar
Progetto MicroMar – Politecnico di Torino

Nella consapevolezza che ognuno possa fare la sua parte per salvaguardare il nostro mare, è nato in maniera volontaria il progetto Micromar del politecnico di Torino, che coinvolge cittadini e associazioni no-profit nella raccolta di campioni da analizzare provenienti dal bacino del Mediterraneo. Attraverso ciò, Micromar si propone di monitorare microplastiche e microfibre sfruttando un approccio dal bassoCitizen science”, volto a suscitare l’interesse delle persone.

Questo progetto, nasce alla fine del 2020, dalla collaborazione tra le ricercatrici del Politecnico, Tonia Tommasi e Silvia Fraterrigo Garofalo del dipartimento di Scienza applicata e tecnologia, l’EU joint research centre e la biologa ambientale Patrizia Pretto. Il progetto vede anche la partecipazione dell’istituto Oceanografico Scripps di San Diego e dell’università Federico II di Napoli.

Il politecnico di Torino si occupa del coordinamento e dell’analisi dei campioni inviati dai volontari.

“Con questo progetto intendiamo rafforzare il legame tra ricerca scientifica e i cittadini, dove questi ultimi sono parte attiva di un percorso che mira alla conoscenza e sensibilizzazione sulle gravi conseguenze ambientali dovute all’uso della plastica e al suo smaltimento improprio, spiega Tonia Tommasi, ricercatrice del dipartimento di Scienza applicata e tecnologia. Un compito che vede un forte impegno del Politecnico e che si lega a filo doppio con gli obiettivi e le misure adottate dalla Comunità europea per ridurre l’utilizzo della plastica, specialmente quella monouso, a partire dal prossimo luglio”.

E’ noto che, i rifiuti trovino nell’ambiente acquatico il loro sbocco “naturale”, a causa del fatto che vengono smaltiti in modo errato o perfino abbandonati. Ogni anno infatti, 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare dalla terraferma, creando un danno che comprende ecosistema marino, spiagge e salute degli esseri viventi. 

Ma peggiore è l’inquinamento derivante da microscopici frammenti di microplastiche e microfibre, di dimensioni tra i 300 micrometri e i 5 millimetri, che derivano dalla degradazione di oggetti plastici e dei tessuti sintetici, rilasciati soprattutto durante il lavaggio in lavatrice.

Molti soggetti tra Ong, enti parco e associazioni hanno aderito al progetto Micromar, tra cui: Sea shepherd, Parco marino Miramare del Wwf a Trieste, il Cestha, il Centro studi cetacei Pescara, il Parco regionale Riviera di Ulisse, l’Associazione no-profit TartAmare in Toscana, Free divers Erice, Free divers Torino, Egadi passione blu, Wwf Molfetta.

Grazie alla collaborazione di oltre 70 cittadini, è stato possibile effettuare 180 campionamenti, che il Politecnico analizza per quantificare la presenza di queste particelle nel mare. Allo stesso tempo, sono in programma eventi di divulgazione scientifica sul tema, per sensibilizzare ulteriormente i cittadini.

Obiettivo finale della ricerca è far conoscere la situazione sull’inquinamento da microplastiche e microfibre e il relativo sviluppo di metodi ottimizzati per l’analisi dei campioni e per la determinazione di queste particelle microscopiche. 


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