crisi climaticaSono più di 200 le riviste scientifiche internazionali dedicate alla salute che nei giorni scorsi hanno pubblicato un editoriale congiunto nel quale chiedono ai leader mondiali di agire prontamente in risposta alla crisi climatica, alla perdita di biodiversità e alla tutela della salute collettiva.

La temperatura cresce troppo

“La più grande minaccia per la salute pubblica globale è il continuo fallimento dei leader mondiali nel mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5° C e nel ripristinare i sistemi naturali. Occorrono cambiamenti urgenti a livello di società che devono portare a un mondo più giusto e più sano. Noi, come redattori di riviste sanitarie, chiediamo ai governi e ad altri leader di agire, segnando il 2021 come l’anno in cui il mondo finalmente cambia rotta”. Questo il monito lanciato da autorevoli riviste tra cui: The Lancet, East African medical journal, Chinese science bulletin, The New England journal of medicine e il British medical journal.

Crisi climatica: gli scienziati chiedono un’azione urgente

“I rischi per la salute con aumenti superiori a 1,5° C sono ormai ben conosciuti. In effetti, nessun aumento di temperatura è ’sicuro‘”, insistono gli scienziati. “Negli ultimi 20 anni, la mortalità correlata al calore tra le persone di età superiore ai 65 anni è aumentata di oltre il 50%. Temperature più elevate hanno portato a un aumento della disidratazione e della perdita della funzione renale, tumori maligni dermatologici, infezioni tropicali, esiti negativi sulla salute mentale, complicazioni della gravidanza, allergie, morbilità, mortalità cardiovascolare e polmonare”.

L’equità deve essere al centro della risposta globale

L’editoriale fissa due obiettivi per la conferenza sul clima, la Cop26, che si svolgerà a Glasgow il prossimo novembre. Da un lato, i piani di riduzione delle emissioni devono essere più ambiziosi per raggiungere la neutralità climatica entro la metà di questo secolo.

Dall’altro, è necessario che ”i Paesi che hanno provocato in modo sproporzionato la crisi ambientale devono fare di più per sostenere le realtà basso e medio reddito e costruire società più pulite, più sane e più resilienti”. Nello specifico: “I Paesi ad alto reddito devono soddisfare e andare oltre il loro eccezionale impegno a fornire 100 miliardi di dollari all’anno (circa 85 miliardi di euro, ndr), compensando eventuali carenze nel 2020 e aumentando i contributi fino al 2025 e oltre”.

I finanziamenti, poi, “devono essere equamente suddivisi tra mitigazione e adattamento, compreso il miglioramento della resilienza dei sistemi sanitari”. E devono essere erogati sotto forma di “sovvenzioni piuttosto che prestiti, costruendo capacità locali e comunità veramente responsabili”.

Servono piani credibili per tutelare la salute mondiale

L’editoriale evidenzia che i governi mondiali hanno compiuto scelte criticabili di fronte alla crisi climatica. Serve “realizzare sistemi sanitari sostenibili dal punto di vista ambientale prima del 2040, riconoscendo che ciò significherà cambiare la pratica clinica”, insistono gli scienziati. “Le istituzioni sanitarie hanno già ceduto più di 42 miliardi di dollari (circa 36 miliardi di euro, ndr) di asset dai combustibili fossili e molti altri dovrebbero unirsi” a questa pratica.

Ridurre le emissioni non basta

L’editoriale afferma che gli obiettivi globali di riduzione delle emissioni “non bastano”. Sulla strada della transizione energetica e della decarbonizzazion, “gli obiettivi sono facili da fissare e difficili da raggiungere. Devono ancora essere abbinati a piani credibili a breve e a lungo termine per accelerare le tecnologie più pulite e trasformare le società. I piani di riduzione delle emissioni non tengono adeguatamente conto delle considerazioni sulla salute. Questa azione insufficiente indica che è probabile un aumento della temperatura di molto superiore ai 2° C, un esito catastrofico per la salute e la stabilità ambientale”.


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