Giunge alla tredicesima edizione la Giornata mondiale degli oceani promossa dalle Nazioni Unite. Ogni 8 giugno riporta l’attenzione sui temi dell’educazione e della sensibilizzazione verso la tutela delle risorse marine. L’oceano è la più grande biosfera del mondo e riveste un ruolo di primo piano nella regolazione climatica del pianeta.
Fornisce il 20% dell’assunzione media pro capite di proteine animali a oltre 3,3 miliardi di persone a livello globale. Dà lavoro a 260 milioni di persone nella filiera di prodotti ittici, incluse le circa 60 milioni di persone che lavorano direttamente o indirettamente nel settore della pesca e dell’acquacoltura (Fonte: Sofia report 2020 della Fao). La Banca Mondiale stima che il 90% delle persone impiegate nel settore dipende dalla pesca di piccola scala, di cui il 97% è rappresentato da comunità povere in Paesi in via di sviluppo.
La pesca sostenibile per tutelare la salute degli oceani
L’organizzazione no profit Marine stewardship council Msc ricorda oggi che la salute degli oceani parte da una pesca sostenibile. Questa deve rispettare “la salute delle popolazioni ittiche pescate e degli ecosistemi in cui essa avviene”, evidenzia in una nota stampa. Porta a titolo di esempio quello della famiglia di Félix López Rua, che pesca polpo con delle nasse fin dal XIX secolo nel Mar Cantabrico, nel nord-ovest della Spagna. Qui la pesca del polpo è una tradizione secolare: le trappole usate non lasciano quasi nessuna traccia sul fondale marino e mantengono al minimo gli scarti e le catture accessorie. Grazie a un accordo con il governo regionale, i pescatori hanno deciso di chiudere la pesca da dicembre a luglio fissando un limite per la cattura per le nasse per barca. “Guadagniamo di più pescando meno”, spiega Felix in nota. “È più sostenibile per noi e per il polpo”.
“La salute degli oceani è strettamente connessa a quella umana”, rimarca in una nota stampa l’associazione Marevivo, “il mare produce infatti oltre il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe un terzo della CO2 prodotta dalle nostre emissioni, ma può continuare a svolgere le sue funzioni vitali solo se in buona salute e invece le sempre più invasive attività umane come l’utilizzo di fonti fossili, la pesca eccessiva e l’inquinamento lo stanno depredando della sua biodiversità e della sua vita”.
Imballaggi a ridotto impatto ambientale
In occasione della giornata mondiale degli oceani, il Consorzio nazionale imballaggi annuncia che negli ultimi due anni gli imballaggi rivisti in chiave sostenibile sono aumentati del 10%. La cifra è frutto del raffronto tra il numero di iscrizioni all’edizione 2021 e 2020 del bando per l’eco-design, che premia le soluzioni di imballaggio a ridotto impatto ambientale, pari a 319 candidati contro 156. Questi dati saranno confermati a ottobre dall’ente di certificazione al termine della fase di analisi.
Documentari e acquari
Nel corso della giornata il Wwf area marina protetta di Miramare e l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale – Ogs promuovono attività dedicate al mare e ai suoi protagonisti. In serata sarà proiettato in anteprima al Cinema Ariston di Trieste il documentario “Our sea of waste” (Notre Mer de Déchets, Francia, 2020, 26’’), realizzato dai registi e giornalisti Morade Azzouz e Anca Uleae del 2020, incentrato sul “Mare Nostrum”. Alla proiezione si aggiungono le performance di Domenico D’Alelio, della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, e di Valeria Di Biagio, ricercatrice Ogs. Interverranno anche Paola Del Negro, direttore generale dell’Ogs, Maurizio Spoto, direttore Wwf Amp Miramare, e Claudia Orlandi, Arpa Friuli Venezia Giulia.
Nel corso della giornata sarà restituito al pubblico il primo acquario d’Italia della stazione zoologica Anton Dohrn, Istituto nazionale di Biologia ecologia e Biotecnologie marine. Presente alla conferenza stampa uno degli scienziati italiani più influenti in campo europeo, Roberto Danovaro, già intervistato da Canale Energia.
Specie aliene e inquinamento fondali: alcuni risultati delle ricerche dell’Ispra
Il ministero per la Transizione ecologica festeggia la giornata con un evento in onda su RaiPlay realizzato insieme all’Ispra e a Piero Angela. A fare il punto sullo stato di salute dei mari italiani, insieme al noto giornalista scientifico, il ministro Roberto Cingolani e la ricercatrice Cecilia Silvestri. Nello speciale per la giornata mondiale degli oceani l’approfondimento sui risultati dell’analisi condotta dall’Ispra nell’ambito della Strategia Marina.
Ne emerge che sono 243 le specie aliene identificate nei mari italiani, di cui il 68% è ormai stabile lungo le nostre coste. Dito puntato contro la pesca poco sostenibile: il 75% degli stock ittici nell’inquinato Mar Mediterraneo sono sovra sfruttati. Anche se il dato è in miglioramento: sei anni fa la percentuale era di 13 punti più elevata.
“Le nostre spiagge sono diventate delle piccole discariche”, aggiunge l’Ispra in una nota, con una media di 400 rifiuti ogni 100 metri. Per il 60% si tratta di piccoli oggetti di uso comune: borse per la spesa, cotton fioc, posate usa e getta, cannucce, bottiglie. Nei fondali la situazione non migliora: qui si deposita il 70% dei rifiuti marini, per il 77% plastica. Aspetto che ricorda il grosso problema dell’ingestione di questo materiale da parte delle tartarughe caretta caretta, in particolar modo, come rilevato dagli studi dell’Ispra.
“In alcune aree dell’Adriatico – prosegue la nota dell’Istituto – si trovano più di 300 oggetti per Km2 e la plastica rappresenta più del 80%. È stato stimato, da alcuni studi di Ispra, che un pescatore di Chioggia può arrivare a pescare fino a 8 tonnellate di rifiuti in un anno, ovvero 9 kg di rifiuti ogni 100 kg di pesce”.
Microplastiche nelle acque
Anche se il problema delle microplastiche rilasciate in acqua non tocca solo la popolazione di mari e oceani, ma anche quella terrestre. Culligan riporta in una nota stampa che le risorse idriche “sono in assoluto le più colpite dall’inquinamento da plastica: delle 8 milioni di tonnellate di rifiuti che ogni anno si riversano in mare, il 75% è costituito proprio da questo materiale“. Inoltre, secondo una ricerca condotta da Culligan International, “il 47% degli italiani è cosciente del fatto che le acque minerali possono contenere microplastiche”.
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