LAConferenza mondiale sul Clima delle Nazioni Unite (Cop26) sarà un crocevia. Sei anni dopo la firma dell’Accordo di Parigi, i governi nazionali dovranno fornire risposte concrete su come intenderanno raggiungere i loro obiettivi climatici. Il summit di Glasgow, dal prossimo 31 ottobre e fino al 12 novembre, arriva mentre l’allarme per il clima raggiunge un nuovo massimo: il 2021 è stato un anno di eventi meterologici estremi con ondate di calore, incendi e inondazioni senza precedenti.
Qual è la posta in gioco? Gli ultimi avvenimenti di Catania, piegata dalle bombe d’acqua e dall’alluvione, devono fornire spunti di riflessione sulla portata del cambiamento climatico. Gli occhi sono tutti puntati sui negoziati. La speranza è che si possano fare progressi su questioni fondamentali come il finanziamento alle infrastrutture per un’economia più resiliente al clima, lo stop al carbone e il taglio alle emissioni.
Gli obiettivi della Cop26
La Cop26 dovrà mettere sotto i riflettori la necessità di una maggiore ambizione climatica. Più di 100 Paesi (circa il 59% della parti firmatarie dell’Accordo di Parigi) hanno già presentato nuovi obiettivi, noti come Nationally determined contributions (Ndc). Tuttavia, gli esperti affermano che non sono sufficienti a contenere l’aumento della temperatura media.
L’aggiornamento diffuso dall’Unfccc, la convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, indica che in assenza di nuovi impegni di tutte le parti firmatarie, le emissioni si ridurrebbero al 2030 del 16% contro il 45% del taglio necessario per mantenere il riscaldamento limitato a 1,5° e il 25% per i 2°. Gli obiettivi annunciati a Parigi porterebbero oggi a un riscaldamento ben al di sopra dei 3 gradi entro il 2100 rispetto ai livelli preindustriali.
Il dibattito si concentrerà sui seguenti obiettivi:
- Riduzione delle emissioni al 2030 con l’eliminazione graduale del carbone: contrastare la deforestazione, accelerare il passaggio ai veicoli elettrici, incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili.
- Adattarsi per proteggere le comunità e gli habitat naturali con adeguati sistemi di allarme, infrastrutture e agricoltura resilienti.
- Mobilitare la finanza pubblica e privata, mantenendo la promessa di destinare 100 miliardi di dollari (circa 86 miliardi di euro) ogni anno in finanziamenti per il clima a sostegno dei paesi in via di sviluppo.
- Accelerare l’azione per affrontare la crisi climatica attraverso la collaborazione tra governi, imprese e società civile.
La strategia a lungo termine dell’UE
Le principali linee d’azione dell’UE per la Cop26 sono state delineate dalla commissione per l’Ambiente, i Cambiamenti climatici e l’Energia (Enve) nell’ultima riunione preparatoria in vista del summit.
In particolare, l’attenzione è posta su:
- Persuadere i Paesi ad aumentare gli obiettivi climatici e i finanziamenti per il clima.
- Completare il regolamento di Parigi con particolare riferimento al quadro di trasparenza e responsabilità attraverso il quale i Paesi sono chiamati a riferire sugli obiettivi climatici, incluso l’impegno sui mercati internazionali del carbonio.
- L’UE manterrà il sostegno ai partenariati con attori non statali, compreso il contributo delle città e delle regioni all’attuazione dell’azione per il clima e al rafforzamento della loro resilienza ai cambiamenti climatici.
Per quanto riguarda l’agenda legislativa, la commissione Enve ha inoltre nominato i relatori sui dossier che rientrano nel pacchetto Fit for 55, l’insieme delle proposte presentate dalla Commissione europea per sostenere una riduzione netta delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. L’obiettivo generale è quello di rendere l’UE carbon neutral entro il 2050 come previsto dal Green deal europeo.
Cingolani: “Azione per il clima è priorità dell’agenda italiana”
Per l’Italia il Pnrr è il primo passo per programmare la progressiva e completa neutralità climatica del Paese entro il 2050, nonché per sviluppare sempre più economia circolare, filiera dell’idrogeno, città sostenibili elettrificate, smart mobility. All’Assemblea generale dell’Onu, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ha ricordato che cambiamento climatico e transizione energetica sono le priorità dell’agenda italiana in ogni forum multilaterale: “Un’azione ambiziosa per il clima a tutti i livelli (nazionale, regionale, internazionale) può evitare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico, ma solo se tutte le nazioni agiscono insieme”, ha ricordato nel suo intervento nell’ambito del dibattito su “Delivering climate action: for people, planet and prosperity” che si è tenuto lo scorso 26 ottobre.
La sfida climatica richiede volontà di azione per ridare speranza verso un futuro migliore: “A Milano, alla Youth for Climate e alla pre Cop26, abbiamo messo i giovani e le persone vulnerabili in prima fila nel nostro cammino verso un mondo più verde e più giusto”, ha sottolineato il ministro Cingolani ricordando che, nei mesi antecedenti ai due appuntamenti preparatori, sono stati organizzati più di cinquecento eventi nell’ambito del programma All for climate Italy 2021. Un’iniziativa che si è posta l’obiettivo di supportare cittadini, associazioni e imprese impegnati ad affrontare il cambiamento climatico attraverso azioni concrete ed efficaci.
Il manifesto dei giovani per il clima: stop al fossile entro il 2030
La Youth for climate di Milano, organizzata dal Governo italiano, ha chiuso il cerchio sull’impegno delle giovani generazioni. Con un’ambizione conclusiva che alza il tiro alla sfida: chiudere l’industria dei combustibili fossili al più tardi entro il 2030. Un vero e proprio passaggio di consegne intergenerazionale. Le più urgenti richieste, da sottoporre al tavolo della Cop26, sono state raccolte in un manifesto che trasmettere idee, progetti, opinioni e spunti.
Il futuro che i giovani vogliono plasmare prevede più inclusione nelle politiche decisionali e soprattutto giustizia climatica per ridurre le disuguaglianze. L’auspicio è che la Youth for climate non rimanga un evento isolato ma, anzi, possa dare nuova linfa a rafforzare e mantenere il dialogo internazionale come un momento importante di condivisione.
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