- A livello globale si punterà sempre più sulla carbon capture, arrivando a catturare 279 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno.
- A rivelarlo è BNEF: secondo i ricercatori, è una strategia fondamentale per raggiungere la neutralità climatica, ma servono ulteriori investimenti.
Si prevede che la capacità globale di cattura della CO2 aumenterà di sei volte da qui al 2030, passando da 43 a 279 milioni di tonnellate l’anno. A fare una stima è la società di ricerca BloombergNEF (BNEF) che, il 18 ottobre, ha pubblicato il suo ultimo report al riguardo.
Il raggiungimento della neutralità climatica è un passo importante nel percorso di mitigazione del riscaldamento globale, come sottolinea l’Accordo di Parigi sul clima. Da un lato, è fondamentale ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Dall’altro, come conferma l’IPCC, è necessario “catturare” quelle che continueranno a derivare dalle attività umane. Questa pratica, detta carbon capture, ha ricevuto più di tre miliardi di dollari di finanziamenti nel 2022. Questo ha influenzato molto le previsioni relative al 2030.
L’obiettivo è raggiungere la neutralità climatica
Secondo gli autori del report, tuttavia, per raggiungere la neutralità climatica nel 2050 e mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei due gradi, nel 2030 si dovrebbe catturare una quantità di anidride carbonica compresa fra uno e due miliardi di tonnellate.
“279 milioni rappresentano soltanto la punta dell’iceberg, ma siamo fiduciosi e crediamo che saranno presto annunciati nuovi investimenti nelle tecnologie di carbon capture”, ha dichiarato la ricercatrice Julia Atwood. L’Inflation Reduction Act, approvato ad agosto negli Stati Uniti, ha infatti istituito degli incentivi che potrebbero accelerare lo sviluppo di nuovi progetti.
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Si punterà sullo stoccaggio dell’anidride carbonica
I ricercatori prevedono che cambierà anche la destinazione della CO2 catturata. Nel 2021, il 73 per cento è stato impiegato in operazioni di “estrazione potenziata”: la tecnologia EOR (Enhanced Oil Recovery) prevede infatti di iniettare anidride carbonica nei depositi sotterranei per favorire la fuoriuscita del petrolio. Nel 2030, invece, il 66 per cento verrà depositato in appositi siti di stoccaggio sotterranei.
Secondo David Lluis Madrid, principale autore del report, si tratta di soluzioni destinate ad essere impiegate per molto tempo. È indubbio che saranno indispensabili per le industrie pesanti, come quelle che lavorano il cemento, il ferro e l’acciaio, l’alluminio, la cellulosa e la carta.
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