L’Italia ha purtroppo familiarità con le procedure di infrazione comminate dalla Commissione europea, soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico. La prima infrazione per cui è stata condannata ci costerà tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro. Sono già 11 le città italiane fuorilegge per polveri sottili, maglia nera a Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti.
Il nostro Paese ha all’attivo tre procedure di infrazione con la Commissione, pertanto due sono le opzioni: pagare la multa per inadempienza oppure agire per arginare il fenomeno, considerando che si è già fuori tempo massimo.
Nonostante ciò, l’Italia resta ferma, immobile, come racconta Legambiente nel suo dossier “Mal’aria 2021 edizione speciale – I costi dell’immobilismo”.
Una multa per assenza di provvedimenti
La Commissione europea chiederà alla Corte di giustizia europea di definire a breve l’ammontare della sanzione, anche se l’Italia è già stata condannata il 10 novembre scorso per il superamento continuativo dei limiti di PM10 per il periodo che va dal 2008 al 2017.
Nei confronti dell’Italia ci sono in corso altre due procedure di infrazione per altri due inquinanti, il PM2,5 e l’NO2, e le sentenze arriveranno nei prossimi mesi.
La multa tra l’altro avrà l’effetto negativo di far perdere del tutto o decurtare in parte, i fondi europei destinati all’Italia sia a livello nazionale, che regionale.
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La geografia dell’immobilismo
Oltre al governo nazionale, le Regioni fanno poco o nulla per arginare il fenomeno, precisa Legambiente. In cima alla lista la regione Lombardia, con solo il 15% delle azioni completate. Segue il Piemonte, con il 25% delle promesse mantenute, e con neanche il 40% dei compiti portati a termine il Veneto e l’Emilia-Romagna.
“Il blocco stagionale delle auto più inquinanti, i diesel Euro 4, era previsto il 1° ottobre 2020 e prorogato con la scusa del Covid-19”, dichiara in una nota stampa Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile Legambiente. “Al momento Lombardia, Piemonte e Veneto sembrano intenzionate a bloccarli. Per di più, siamo l’unico Paese dell’arco alpino che non limita la velocità sulle strade e le autostrade per inquinamento, ma Stato e Regioni sono tempestivi a distribuire incentivi per le stufe a legna inquinanti o per le auto a combustibili fossili, che inevitabilmente peggiorano la qualità dell’aria delle nostre città”.
11 città hanno già sforato i limiti
Come detto, sono 11 le città che a inizio settembre hanno sforato il limite previsto per le polveri sottili, pari a 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo.
Verona e Venezia si aggiudicano il primato negativo con 41 giorni di sforamenti, seguono: Vicenza con 40, Avellino e Brescia con 39, Cremona e Treviso con 38, Alessandria, Frosinone e Napoli con 37, Modena con 36 e Torino 34.
La lettera di Legambiente al commissario europeo all’ambiente
Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ha deciso di scrivere al commissario europeo all’ambiente, Virginijus Sinkevičius per esprimere tutta la propria preoccupazione per i ritardi della politica nazionale. Nell’epistola ha chiesto al commissario di sollecitare le istituzioni italiane ad agire prima della definizione della multa europea. ”Al contempo, siamo intenzionati anche attraverso la nostra campagna #LiberiDaiVeleni a batterci città per città, perché i ministri del Governo e i presidenti di Regione applichino finalmente le leggi e le ordinanze promesse all’Europa per riportare l’inquinamento, già questo inverno, nei limiti previsti dalle Direttiva del 2008 e del 2014″, afferma in nota.
Italiani poco consapevoli. Il sondaggio Ipsos
Ipsos ha condotto un sondaggio per scandagliare il livello di consapevolezza degli italiani in merito alle condanne comminate al nostro Paese per inadempienza alle misure antismog richieste dalla Commissione europea.
Su un campione di 1.000 italiani intervistati, di una fascia d’età compresa tra i 18 e i 75 anni, dal 31 agosto al 2 settembre 2021, emerge che: solo il 27,5% sa che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea per inquinamento eccessivo, e il 77%, pensa che la sanzione sia giusta. Tra i 18 e i 30 anni, addirittura l’85,8% è convinto del fatto che si sarebbe potuto fare di più e che la sanzione sia giusta.
Inoltre, l’80% giudica che il governo nazionale sia il principale responsabile, per il 70% lo sono i presidenti di regione e per il 21,5% i sindaci. Il 29% si assume le proprie responsabilità pensando che l’inquinamento sia una conseguenza dei propri comportamenti, soprattutto per i giovani.
Per il 63% degli intervistati è il traffico il maggior responsabile dell’inquinamento e nelle nostre città circolano troppi autoveicoli.
Le possibili soluzioni secondo gli intervistati sono: per il 68% incrementare il trasporto pubblico elettrico e per il 50% aumentare gli spazi verdi.
Le proposte di Legambiente
Tra le proposte da mettere in campo immediatamente per accelerare la transizione ecologica e instradare l’Italia verso “l’inquinamento zero” Legambiente propone:
- Sul tema della mobilità, va limitata la circolazione dei veicoli più inquinanti, i bonus e gli incentivi rottamazione all’acquisto di auto a combustione e introdotti limiti di velocità per inquinamento su strade e autostrade.
- In campo agricolo, l’associazione chiede il divieto di spandimento dei liquami in campo senza copertura immediata.
- Per quanto riguarda il riscaldamento, è necessario lo stop progressivo all’uso del gasolio entro settembre 2022 nelle città inquinate, lo stop immediato a incentivi fiscali o conto termico e il divieto installazione di stufe a legna o biomasse sotto le cinque stelle. Inoltre, l’associazione sostiene e promuove l’uso delle tecnologie innovative, a partire dalle pompe di calore.
- Infine, è quanto mai urgente accelerare l’uscita dal carbone per le centrali termoelettriche che ricadono nelle aree oggetto delle procedure di infrazione.
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