Dopo un breve periodo di declino, dovuto alla pandemia da Covid-19, le emissioni di gas serra sono di nuovo aumento nei Paesi del G20. Si prevede che Cina e India superino i livelli del 2019. È uno dei risultati chiave del “Climate transparency report” 2021, la revisione annuale più completa al mondo sull’azione per il clima dei Paesi del G20 e sulla loro transizione verso la strategia emissioni nette zero. Sviluppato da esperti di 16 organizzazioni, il rapporto si pone l’obiettivo di informare i responsabili politici e stimolare il dibattito internazionale sulla crisi climatica.
Le emissioni nei Paesi del G20 sono in aumento del +4%
Nel 2020, le emissioni di CO2 legate all’energia erano diminuite del 6% tra i Paesi membri del G20. Nel 2021, invece, è previsto un rialzo del 4%. Il rapporto, tuttavia, rileva anche alcuni sviluppi positivi come la crescita dell’energia solare ed eolica, con nuovi record di capacità installata. La quota di rinnovabili per l’approvvigionamento energetico dovrebbe crescere dal 10% (nel 2020) al 12% nel 2021.
Più in generale, per quanto riguardo l’energia utilizzata per produrre elettricità e calore, le rinnovabili sono aumentate del 20% tra il 2015 e il 2020 e dovrebbero arrivare a quasi il 30% del mix energetico nel 2021. Allo stesso tempo, però, gli esperti fanno notare che, a parte il Regno Unito, i membri del G20 non hanno né strategie a breve né a lungo termine in atto per raggiungere il 100% di rinnovabili nel settore energetico entro il 2050.
La dipendenza dal fossile non diminuisce
Nonostante questi cambiamenti positivi, la dipendenza dai combustibili fossili non sta diminuendo. Al contrario, si prevede che il consumo di carbone aumenterà di quasi il 5% nel 2021, mentre il consumo di gas è aumentato del 12% tra il 2015 e il 2020. Il rapporto rileva che la crescita del carbone è principalmente concentrata in Cina, seguita da Stati Uniti e India.
L’obiettivo di emissioni nette zero è il target al 2050 per rispettare il limite di 1,5 gradi. Come indicato negli accordi di Parigi, ciascun Paese è tenuto a presentare un piano per il clima che definisce gli obiettivi, le politiche e le misure che ogni governo punta a implementare. A settembre 2021, 13 membri del G20 (tra cui Francia, Germania e Italia) avevano presentato ufficialmente gli aggiornamenti con gli obiettivi ambiziosi per il 2030. Nonostante questo, secondo il rapporto, i Paesi del forum non sarebbero ancora allineati al percorso di riduzione delle emissioni. Tanto che le azioni poste in essere porterebbero a un riscaldamento di +2,4 gradi entro la fine del secolo.
Verso una strategia a emissioni zero: i Paesi del G20 sono in ritardo
Altri punti chiave del rapporto forniscono strumenti per un’analisi di riferimento.
- Si stima che tra il 1999 e il 2018 si siano registrati circa 500 mila decessi dovuti agli impatti climatici in tutto il mondo, con Cina, India, Giappone, Germania e Stati Uniti i Paesi più particolarmente colpiti nel 2018.
- In tutto il G20, l’attuale quota di mercato media dei veicoli elettrici rimane molto bassa al 3,2%: Germania, Francia e Regno Unito con le quote più elevate.
- tra il 2018 e il 2019, i membri del G20 avrebbero destinato oltre 43 miliardi di euro all’anno di finanze pubbliche ai combustibili fossili. I maggiori contributori sono stati il Giappone (8,6 miliardi) e la Cina (7 miliardi).
Secondo gli autori del rapporto, solo attivando schemi efficaci di tariffazione del carbonio si potrebbe incoraggiare una vera transizione verso un’economia a basse emissioni. Tuttavia, solo 13 membri del G20 hanno in atto un regime nazionale dei prezzi. Brasile, Indonesia, Russia e Turchia stanno attualmente valutando l’introduzione di tale schema.
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