Sono svariate le azioni da intraprendere da qui al 2050 per raggiungere la neutralità carbonica e tra queste, c’è sicuramente la riduzione delle emissioni di gas metano, come conclamato nel rapporto Global Methane Assessment, pubblicato dall’Unep e dalla Climate and Clean Air Coalition.
Il rapporto mette in evidenza come per ridurre il riscaldamento globale, uno dei modi più efficaci sia tagliare le emissioni di metano, sospendendo qualsiasi investimento per la costruzione di nuove infrastrutture di gas fossile, che stride con il mantenimento del riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C. Il settore dei combustibili fossili infatti, è quello che può incidere maggiormente sulla riduzione delle emissioni: il rapporto stima che l’adozione di queste misure aiuterebbe a prevenire 255.000 morti premature e 775.000 visite ospedaliere legate all’asma ogni anno.
Georgia Whitaker, european lead campaigner di Greenpeace for a fossil-free revolution commenta: “Il metano, che ha 84 volte più potenziale di riscaldamento globale in un periodo di 20 anni rispetto alla CO2, è la sporca realtà dietro il greenwashing dell’industria dei combustibili fossili. Per affrontare l’emergenza climatica e le crisi sanitarie che l’accompagnano, dobbiamo eliminare gradualmente tutti i sussidi ai combustibili fossili”.
L’incidenza di agricoltura e allevamento aumenta nella produzione di emissioni
Il rapporto, oltre al ruolo dei combustibili fossili nella riduzione delle emissioni di gas metano, fa il punto anche sul contributo che produzione di cibo e agricoltura possono apportare al cambiamento climatico. L’agricoltura industriale è responsabile del 40% delle emissioni globali di metano, non da meno sono gli allevamenti dovuti ad un consumo eccessivo di carne e latticini. Le emissioni di metano del settore zootecnico sono aumentate del 70% dal 1961 a oggi, e si prevede che costituiranno una quota crescente delle emissioni future.
Reyes Tirado, senior research scientist, Greenpeace international research laboratory dell’università di Exeter afferma: “I responsabili politici devono agire per ridurre il numero di animali allevati, stimolare una riduzione del consumo globale di carne del 50% entro il 2050 e avviare una transizione delle pratiche agricole. Questo significa sostenere gli agricoltori che adottano metodi ecologici di coltivazione e di allevamento e produrre solo la quantità di carne e latticini che il Pianeta è in grado di sostenere”.
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