Mentre alcuni dei più grandi produttori di petrolio e gas hanno ridotto le loro emissioni in linea con gli obiettivi di sostenibilità, GlobalData nota che gran parte di queste riduzioni provengono da disinvestimenti.
L’azienda leader di dati e analisi prevede che, la produzione globale aumenterà dell’8% entro il 2026, e afferma che bisogna fare di più per garantire che le emissioni di metano non aumentino con essa.
Miles Weinstein, Energy transition analyst di Globaldata, commenta: “Quando le emissioni vengono ridotte dai disinvestimenti, quelle emissioni non sono scomparse ma semplicemente vengono spostate. L’intensità delle emissioni è stata ridotta in molti casi, ma, di fronte all’aumento della produzione, saranno necessari ulteriori sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici nazionali e internazionali. Dopo tutto, l’industria del petrolio e del gas è responsabile di circa un quarto delle emissioni di metano a livello globale”.
L’ultimo rapporto di GlobalData, “Methane: the low-hanging fruit of emissions reduction”, rivela che Hilcorp Energy è stato il maggiore responsabile delle emissioni di metano tra gli operatori upstream per il terzo anno consecutivo, con emissioni di CH4 riportate a 3,4 Mt-CO2e nel 2020, e ha la più alta intensità di emissioni tra i principali produttori pari a 11 Mt-CO2e per barile di petrolio equivalente al giorno. Nel frattempo, la Energy Transfer, società midstream, è il maggiore responsabile di emissioni complessivo con 6,1 Mt-CO2e.
Weinstein continua: “L’intensità delle emissioni della Hilcorp è triplicata nel 2017, lo stesso anno in cui è stato acquisito un gran numero di pozzi dalla ConocoPhillips. Nel frattempo, l’intensità delle emissioni di ConocoPhillips è diminuita del 50% quell’anno. Altre aziende hanno condiviso strategie simili che riducono rapidamente le proprie emissioni senza incidere molto sul totale netto. Tuttavia, molte delle stesse aziende hanno piani in atto per ridurre realmente le emissioni utilizzando miglioramenti tecnologici”.
La situazione americana
Gli Stati Uniti sono il secondo maggiore responsabile di emissioni di metano da operazioni di petrolio e gas, con 12,3 Mt, dopo la Russia con 12,9 Mt.
Gli studi hanno suggerito che la portata del problema del metano è più grande di quanto i rapporti del governo abbiano fatto credere a causa dei limiti delle attuali tecniche di misurazione.
Weinstein continua: “Gli Stati Uniti hanno un’intensità di emissioni inferiore alla media e c’è ancora margine per migliorare. La buona notizia è che le soluzioni per ridurre drasticamente le emissioni sono disponibili oggi in alcuni casi a costo netto zero o addirittura a profitto netto”.
Negli Stati Uniti, si stima che il 21% delle emissioni di metano derivanti dalle operazioni di petrolio e gas potrebbe essere abbattuto a costo netto zero o con profitto netto.
Le principali misure di abbattimento
Le misure di abbattimento delle emissioni includono principalmente metodi di cattura del gas che altrimenti verrebbe rilasciato nell’atmosfera, e la sostituzione dei dispositivi pneumatici a gas con quelli elettrici. Il gas risparmiato può poi essere utilizzato o venduto, riducendo i costi o addirittura portando delle entrate.
Weinstein aggiunge: “Se i prezzi del gas continuano a salire, aumenterà anche la parte di emissioni che può essere abbattuta economicamente”.
Le attività del settore oil&gas maggiormente responsabili
Le attività del settore responsabili della maggior parte delle emissioni sono la produzione di petrolio e gas, la raccolta e il potenziamento e la distribuzione di gas naturale. La maggior parte di esse proviene dallo sfiato di gas da vari tipi di attrezzature e dalle perdite delle attrezzature.
Weinstein, afferma: “La produzione offshore di petrolio e gas e la produzione onshore di petrolio greggio sono i settori con il maggior potenziale di riduzione delle emissioni a basso costo, in parte a causa della loro minore produzione di gas naturale rispetto al petrolio. Nel frattempo, il gas onshore e le operazioni downstream avrebbero costi medi più alti, dato che il gas naturale ha un ruolo predominante nella produzione, nel trasporto e nella lavorazione”.
L’Epa rilascia per la prima volta delle regole sulle emissioni
Con il recente annuncio del Global methane pledge alla COP26, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (Epa) ha rilasciato per la prima volta una proposta di regole sulle emissioni di metano dalle fonti esistenti
Cosa include il nuovo regolamento
Il regolamento include il monitoraggio e la riparazione delle perdite, specialmente dove sono probabili grosse perdite, così come i regolamenti e i limiti di emissione su attrezzature specifiche.
Il nuovo regolamento dovrebbe ridurre le emissioni di metano del 74% dai livelli del 2005 entro il 2030. Se approvato, entrerebbe in vigore nel 2023.
Weinstein aggiunge: “I regolamenti proposti hanno una copertura molto più ampia di quelli attuali, che si applicavano solo alle nuove fonti e non hanno portato a riduzioni significative. I nuovi regolamenti adottano un approccio basato sulle prestazioni in alcuni casi, permettendo alle aziende flessibilità nei metodi che usano per soddisfare i requisiti. Si pensa che questo sia in definitiva più efficace di un approccio prescrittivo e unico. Quindi, un reale progresso nella riduzione del metano è probabile se i regolamenti verranno approvati”.
La situazione in Italia delle emissioni di gas serra
In Italia, secondo dati Ispra, per il 2021 ci si attende un aumento delle emissioni di gas serra a livello nazionale, in seguito alla ripresa delle attività economiche e della mobilità. Infatti, per l’anno in corso sono aumentate del 4,8% rispetto al 2020 a fronte di un incremento del Pil pari al 6,1%. Ma, rispetto al 2019 le emissioni di gas serra sono diminuite del 4,2%.
I settori che avranno un maggiore incremento sono: l’industria (8.4%) e i trasporti (11.1%), in diminuzione la produzione di energia a causa della riduzione nell’uso del carbone (-1.5%).
Nel secondo trimestre del 2021, la produzione industriale è aumentata del 14.6% rispetto allo stesso periodo del 2020.
I consumi di benzina, gasolio e Gpl sono aumentati rispettivamente del 14%, 12% e 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Così i consumi di gas per il riscaldamento domestico e commerciale: aumentati del 6.5% nel secondo trimestre 2021 se paragonati allo stesso periodo del 2020.
Invece, per le emissioni di agricoltura e gestione dei rifiuti, per l’anno in corso non sono previste differenze significative rispetto al 2020.
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